Ambiente, la lezione inascoltata di Einaudi

Il commento. Nel 1951, dopo una visita alle zone alluvionate del Polesine, Luigi Einaudi così scriveva al Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi: «La lotta contro la distruzione del suolo italiano sarà lunga, forse secolare. Ma è il massimo compito di oggi, se si vuole salvare il suolo in cui vivono gli Italiani». Dopo le tante vicende catastrofiche che hanno interessato il nostro territorio, da ultimo la tragedia di Ischia, le parole di Einaudi suonano come una severa condanna per l’intera classe politica.

Il tema della salvaguardia del territorio non è stato mai assunto dai nostri governanti come il «massimo compito» dell’azione politica. Secondo dati del Centro Euro-Mediterraneo di documentazione, nel corso dei vari decenni del Novecento ripetuti eventi franosi hanno interessato oltre il 10% del territorio, causando più di 5mila vittime.

Vasti territori sono stati colpiti da alluvioni, come quelle del Po (1951-1994-2000) e dell’Arno (1966). Fenomeni analoghi hanno interessato negli anni successivi, fino ad oggi, molte regioni e anche bacini idrografici di piccole dimensioni, a causa delle intense precipitazioni. A causare ingenti danni alluvionali, sempre più frequenti per l’innalzamento delle temperature, ha concorso la scarsità del suolo contiguo ai corsi d’acqua, che è stato sconsideratamente urbanizzato, impedendone ogni funzione di servizio fluviale. Negli ultimi cinquant’anni, si sono anche ripetute fasi di rischio sismico che hanno interessato il Belice, il Friuli, l’Irpinia, l’Umbria, le Marche, il Molise, l’Abruzzo (l’Aquila), l’Emilia Romagna e, da ultimo, alcuni paesi dell’Appennino Centrale.

Secondo stime del ministero per l’Ambiente, nell’ultimo ventennio i danni diretti del dissesto ecologico ammonterebbero a 2,5 miliardi l’anno. La frequenza, l’entità e gli effetti di questi eventi dipendono in parte dalla morfologia del nostro territorio, ma in gran parte anche da scelte di governi e amministrazioni locali che hanno consentito uno sfruttamento eccessivo e sregolato del suolo. Da un’analisi condotta da Bankitalia, è emerso come dal 1971 la superficie agricola utilizzata si sia ridotta di oltre un quarto. Tra il 2003 e il 2015, oltre il 10% di circa tre milioni di abitazioni è stato edificato in modo abusivo. Circa il 25% degli immobili risulta attualmente in cattivo stato di conservazione. Tra questi, rientra il 90% delle scuole pubbliche che, per essenziali motivi di sicurezza, avrebbero già dovuto richiedere un organico piano d’interventi di ristrutturazione.

Dal monito lanciato da Einaudi in avanti, non si è tenuto in alcun conto la necessità prioritaria di realizzare una rete massiccia e ben articolata di «micro-interventi» - destinati alla prevenzione, alla cura e alla manutenzione del territorio. Questo avrebbe garantito in primis di mettere in sicurezza vaste aree del Paese, inoltre, avrebbe favorito una diffusa e rapida ripresa dell’occupazione, soprattutto quella giovanile. Proprio dai giovani, anche attraverso varie iniziative di volontariato, viene oggi una grande spinta a considerare come centrale la salvaguardia del territorio.

Così come scarsa attenzione è stata riservata agli investimenti destinati alla valorizzazione di aree urbane dall’elevato valore architettonico e di siti archeologici di rilievo storico. Tali interventi servirebbero ad alimentare flussi turistici culturali di massa, che contribuirebbero a sostenere piccole e grandi attività alberghiere e commerciali, che sono in grado di produrre un diffuso benessere sociale in ogni parte del Paese. Un’occasione eccezionale è rappresentata dalle tante risorse che ci vengono oggi messe a disposizione dal Pnrr. Ciò non può non richiamare il governo ad un grande impegno nel predisporre e attuare programmi d’intervento mirati, che siano in grado di garantire con trasparenza un’ampia partecipazione pubblica, anche attraverso un efficace coinvolgimento dei comuni.

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