Consenso confermato, ma non è tutto oro

Politica. Il voto delle regionali in Lombardia e Lazio ha confermato che la coalizione guidata da Giorgia Meloni gode di un consenso che le permetterà di governare probabilmente per l’intera legislatura, anche in ragione della divisione tra le forze di opposizione. Eppure non è tutto oro ciò che luccica.

La «luna di miele» tra governo ed elettori, a quanto è emerso dal voto regionale, è solida, ma sta emergendo, con chiarezza preoccupante, lo iato tra la narrazione che l’esecutivo fa quotidianamente e i fatti. I quali, nella loro granitica durezza, non soltanto mostrano una netta distanza tra promesse elettorali e risultati, ma fanno emergere le crepe e i limiti di un orizzonte che dovrebbe durare quasi cinque anni. Nelle ultime settimane sono stati numerosi gli inciampi nei quali l’esecutivo è incorso.

Stanno venendo a galla le contraddizioni tra gli scenari preconizzati prima delle elezioni e le scelte compiute dopo averle vinte. Il pressapochismo ha mostrato, in diversi casi, la pochezza di molti esponenti della coalizione e l’inadeguatezza di alcuni componenti del governo. Rispetto a tali segnali la premier Meloni ha fatto quadrato, preferendo accentuare il profilo partitico della conduzione di governo. I casi sono molteplici, alcuni di particolare significato politico.

L’intervento in Parlamento dell’onorevole Donzelli, il quale accusava esponenti del Pd di collusione con la mafia, mostra il dilettantismo di persone alle quali la premier ha affidato compiti istituzionali delicatissimi. In merito, il ministro della Giustizia Nordio ha fatto il pesce in barile, evitando di prendere una posizione netta e chiara sull’esecrabile episodio. Dal canto suo, il presidente del Consiglio ha difeso a spada tratta Donzelli e il sottosegretario Delmastro, entrambi suoi fedelissimi. Posizione che può servire nel breve tempo, ma alla lunga nuoce alla credibilità del governo: Renzi docet.

Si tratta di un atteggiamento grave sotto il profilo politico e inaccettabile sotto l’aspetto etico. Si ha l’impressione che il capo del Governo giudichi l’appartenenza di partito più importante della competenza e del senso dello Stato. Scelta che è sintomo di una concezione della politica, in base alla quale (concezione) chi vince può fare strame delle regole del confronto politico. Una spada con la quale – al pari di Brenno – si può gridare al nemico «vae victis»!

Altro segnale di una visione confusa degli obiettivi che il governo intende perseguire è dato dal Decreto legge sull’eco-bonus del 110%. Misura che gli stessi alleati vogliono cambiare in corso di conversione del decreto in legge. A parte ciò, poiché un decreto entra in vigore immediatamente, non saranno poche le grane (politiche e giuridiche) in caso di modifiche in sede parlamentare.

In generale, si disvela un’azione di governo votata più a rinsaldare la fidelizzazione di alcuni gruppi di pressione che a tutelare gli interessi generali: si pensi alla scelta di procrastinare la legge sulla liberalizzazione delle concessioni balneari. Decisione che ha due aspetti preoccupanti: da un lato mostra che l’esecutivo sembra tenere in non cale i vincoli del Pnrr – che potrebbero costare la perdita dei benefici economici previsti - in una materia sulla quale l’Italia è inadempiente da anni rispetto alle direttive della Ue; dall’altro, evidenzia, in maniera sfacciata, che il Governo opera per tener buoni i propri elettori.

Da siffatti segnali si possono trarre alcune conclusioni, sia pur provvisorie. Il governo in carica ha una visione muscolare della politica, poco propensa alla mediazione. Si tratta di una concezione miope, poiché la politica è, per sua natura, destinata a fare i conti con l’esigenza di mediazione. Mediare implica cercare di volta in volta la soluzione più adatta a risolvere i problemi e ad attutire i conflitti. Altrimenti saremo sempre al muro contro muro. Scenario poco auspicabile. Occorre che Giorgia Meloni tenga ben presente che vincere le elezioni è cosa diversa dal governare. Azione che necessita di prudenza e di senso della misura.

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