L'Editoriale
Giovedì 22 Novembre 2018
Europa, sospetti
indizi e malumori
La decisione era così attesa che i mercati finanziari l’hanno scontata addirittura la giornata precedente, facendo schizzare lo spread fino a 335 punti. E ieri, quando la Commissione europea ha ufficializzato la «bocciatura» della manovra economica del governo italiano preannunciando una procedura di infrazione per deficit eccessivo sul debito, lo spread invece è sceso, sia pure rimanendo sempre al di sopra di quota trecento, da tutti considerata pericolosa. Si sapeva insomma che la «letterina», come sarcasticamente la chiama Matteo Salvini, sarebbe arrivata.
E così, senza mostrare sorpresa, il leader della Lega e Luigi Di Maio continuano a fare spallucce: tireremo diritto, non molliamo, ripetono, usando da giorni le stesse parole. Salvini si spinge più in là: quasi irride all’incontro che il premier Conte avrà con Juncker (dopo averlo lungamente chiesto) nella serata di sabato: «Se il presidente della Commissione vuole chiacchierare, faccia pure». Tanta granitica indifferenza verso le conseguenze di una procedura di infrazione si basa su un certezza: che quella procedura non sarà mai applicata. Diversamente da tutti gli osservatori, dai partiti di opposizione e – quel che più conta – da tutti i Paesi dell’Unione e dell’Eurozona, a Palazzo Chigi sono convinti che a Bruxelles stiano abbaiando alla luna. E che anzi l’Italia uscirà così platealmente vincitrice dallo scontro con «gli eurocrati» da diventare un modello per tutta l’Europa che verrà.
Che verrà a maggio, beninteso, quando ci saranno le elezioni che, secondo leghisti e grillini, spazzeranno via i partiti dell’austerità, facendo emergere una Unione tutta diversa. Va da sé che un simile nuovo equilibrio politico continentale si guarderà bene – questo è ancora il ragionamento – di punire l’Italia per aver riaffermato il principio, dice Salvini, che «la gente ha diritto di andare in pensione, di avere meno tasse, di andare avanti».
Le opposizioni, e non solo loro, sono convinte che questo calcolo del governo sia in realtà un azzardo e che in mezzo, cioè nei mesi che vanno da adesso alla primavera 2019, gli italiani subiranno sui loro conti correnti, risparmi e mutui le conseguenze della bastonata europea su un’Italia «pecora nera», indicata così non solo dalla Commissione ma da tutti i Paesi membri, nessuno escluso, nemmeno quelli con cui Salvini pensa di fare un’alleanza nel prossimo futuro.
C’è però un’altra considerazione da fare su quel che potrebbe accadere. Si stanno moltiplicando le voci su una crescente instabilità della maggioranza che sorregge il governo. Le voci si moltiplicano perché ci sono episodi che le alimentano – come l’imboscata parlamentare ai danni dei grillini sul provvedimento «anticorruzione» – e ci sono fenomeni che sembrano in crescita come la disaffezione verso l’alleanza col Carroccio di parlamentari pentastellati.
È per questo che i sospetti tra alleati si vanno ispessendo, e basta che Salvini usi parole cordiali verso il forzista Antonio Tajani («Abbiamo collaborato a lungo e spero che riprenderemo a collaborare») che già si favoleggia di un nuovo governo che scarichi i grillini e venga sostenuto dal centrodestra con l’aiuto di dissidenti del Movimento (ossia i nuovi «Responsabili»: qualcuno addirittura già li conta, sarebbero almeno una cinquantina tra deputati e senatori).
Sospetti, indizi, malumori. Una cosa è certa. Per quanto i capi del governo vogliano mostrare la faccia dell’arme verso Bruxelles e quella della rassicurazione verso gli italiani, non sarà per nulla facile affrontare le conseguenze soprattutto sui mercati della bocciatura della manovra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA