Girone senza fascino, ma giocabile. Stavolta l’urna ha risarcito l’Atalanta

Whatsapp di Glenn Stromberg, ore 18,59. L’urna è ancora caldissima, la rete rovente, i social bollenti. Dirette tv, twitter, Facebook. Del sorteggio dell’Atalanta parlano, forse, persino dagli oblò delle lavatrici. Ma Glenn, che la Champions la conosce come le sue tasche, è una fonte fondamentale per un primissimo parere. Poi la sua la dirà oggi su Corner, con un commento più ragionato a mente fredda. Ma lì per lì, a caldo, si limita a due parole. Con City, Shakhtar e Dinamo Zagabria... «può funzionare». Ora è il momento del grande ottimismo. Passeremo il turno, magari. Arriveremo terzi, non c’è nemmeno da discuterne. Calma, ragazzi. Perché saranno contenti anche gli altri, di aver pescato l’Atalanta.

Ragioniamo avversaria per avversaria. Per le big, tutto sommato, una valeva l’altra. Possibilità di far punti ridotte al lumicino. Magari sarebbero state zero con Barcellona e Liverpool. Magari lasciano qualche spiraglio il Psg, il Chelsea, il Bayern e - ma proprio pochini pochini - il City. Attenzione, perché il City non ha la storia blasonata delle grandissime squadre inglesi, ma la caratura tecnica è stellare. E in panchina siede il signor Guardiola, che l’Atalanta non ha mai incrociato in campo, pur avendolo «sfiorato» ai tempi del Brescia. Mai dire mai, e giocarsela con tutti, certamente. Anche la palla è rotonda, è utile ricordare.

Le frasi fatte del calcio in questi casi vengono in grande aiuto, e ogni partita fa storia a sé. Ma col City la storia rischia di essere scritta prima del tempo, o quasi. Dunque - zero per zero - si poteva sperare in un esito dal maggior fascino. Anfield Road, casa del Liverpool, Il Nou Camp, casa del Barcellona. L’Atalanta su quei campi, da pelle d’oca. Comunque facciamo pace con l’urna, dato l’esito delle altre due fasce. Perché per il resto - ci si perdoni la battuta da bar - sembra più un girone di Europa League che un girone di Champions. Ma è quello che avevamo auspicato ieri mattina su Corner: una volta estratta la super squadra, che sazia la voglia di sfide da mille e una notte, meglio avere avversarie «abbordabili» che non altri Everest calcistici da scalare.

Certo, le destinazioni delle trasferte sono discretamente tristi. Donetsk, anzi Kiev, anzi Kharkiv (o Charkiv) - sede delle partite dello Shakhtar - ha molto di sovietico e poco di esotico. Ma è certamente la squadra più debole di tutta la seconda fascia. Diverso, appena appena, sarebbe stato pescare il Real Madrid, l’Atletico Madrid, il Tottenham. Sarebbe stata pepatissima una rivincita con il Borussia, ma questo Borussia è ben più forte di quello incrociato in Europa League all’inizio di questo miracolo atalantino, «grazie» a uno scherzetto dell’urna, che stavolta però ha risarcito l’Atalanta con gli interessi. Dunque, al netto del grigiore del viaggio, bene così: con lo Shakhtar ce la si potrà giocare, stando bene attenti perché in Champions non esistono squadre che garantiscono punti, le squadre deboli nella più importante competizione mondiale del calcio non le hanno ancora inventate. Però, la notizia positiva è che mentre poteva capitare un ostacolo insormontabile, l’Atalanta potrà avere chance di far punti anche con la squadra di seconda fascia.

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