Guidare il futuro, una grande sfida

Nei prossimi anni la vita di ciascuno di noi sarà definitivamente guidata, allargata di prospettive e al tempo stesso vincolata da soluzioni digitali. L’Unione europea è al lavoro per costruire un contesto unico, complessivamente efficace ed equilibrato, attraverso proposte normative orientate a riformare le regole dei mercati e dei servizi digitali, dell’intelligenza artificiale e del sistema dei dati. Queste proposte sono accompagnate da significativi investimenti destinati alle reti a banda larga, a sistemi progettati per avere capacità d’elaborazione estremamente elevate (supercomputing) e a molto altro ancora. In una recente intervista Roberto Viola - direttore generale della struttura europea che si occupa del digitale e che risponde direttamente al commissario Thierry Breton - ha così tratteggiato l’idea di fondo che ha ispirato l’iniziativa europea: «Il senso dell’azione dell’Ue è la determinazione di voler costruire un futuro digitale che ponga davvero le persone al centro del progetto; una realtà e non una finzione narrativa».

Per il successo del progetto sarà estremamente necessario che ogni Stato Membro faccia la propria parte, attivandosi per accrescere le abilità digitali dei cittadini attraverso progetti rivolti alla formazione e all’inclusione digitale. Per quanto riguarda il nostro Paese c’è ancora molto da fare. Secondo l’ultimo Digital Economy and Society index, certificato dalla Commissione europea, il 58% degli italiani tra i 16 e 74 anni (6 milioni di cittadini) non dispone delle competenze di base sul versante digitale, a fronte di una media europea ben inferiore del 42%. I ministri dell’Economia e della Transizione Digitale Daniele Franco e Vittorio Colao, unitamente al presidente dell’Acri Francesco Profumo, hanno recentemente firmato un protocollo d’intesa per dare avvio al «Fondo per la Repubblica Digitale».

Avrà una dote di 350 milioni per tre anni e il compito di selezionare progetti di digitalizzazione da finanziare tramite bandi. Vi potranno partecipare realtà pubbliche e privati senza scopo di lucro, nonchè soggetti del terzo settore anche in partnership. Il Fondo sarà alimentato da versamenti effettuati da fondazioni di origine bancaria che beneficeranno di un credito d’imposta pari al 65% per gli anni 2022-2023 e al 75% per gli anni 2024- 2025-2026. La “governance” sarà affidata a un Comitato di Indirizzo Strategico, composto da sei membri, che avrà il compito di definire le linee guida e le priorità d’azione, nonché di effettuare una verifica dei progetti e di valutarne l’efficacia. È stata ritenuta opportuna anche la costituzione un Comitato scientifico indipendente, per valutare l’efficacia ex post degli interventi finanziati.

Tutte le iniziative dei vari Paesi membri dovranno essere orientate verso un orizzonte comune. La Commissione europea si sta già attivando per redigere un documento che definisca cosa sia giusto e performante realizzare nel mondo digitale al fine di delineare il modello di società verso cui tendere. Lo sbocco di questo lavoro sarà rappresentato dalla «Dichiarazione dei diritti» che, firmata dal Consiglio e dal Parlamento, diventerà la principale fonte d’ispirazione per realizzare nei prossimi dieci anni una vera e propria «policy europea» in materia. Secondo quanto dichiarato sempre da Roberto Viola, la Dichiarazione parlerà «di un digitale che avvantaggia tutti; di neutralità della rete; di regole che favoriscono l’innovazione; di un ambiente digitale che deve proteggere la libertà di scelta di ogni cittadino; di un digitale che può e deve contribuire alla sostenibilità e a costruire una società più giusta e inclusiva».

Orientare al meglio l’ineluttabilità del futuro è oggi uno dei più delicati oneri della nostra società. La Dichiarazione dei diritti costituisce un primo, decisivo passo in avanti verso un’idea nuova e condivisa di democrazia digitale».

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