Il turismo: l’occasione
di una vera ripartenza

Quando negli Usa il numero di vaccinati si è fatto rilevante, nel circuito delle carte di credito è stato registrato un improvviso aumento di transazioni. La stragrande maggioranza era per l’acquisto di viaggi aerei nel Paese, in particolare per la Florida. Viaggiare, il primo segno di ritorno verso una nuova normalità. Dopo mesi barricati in casa per paura del contagio, lo smartworking, la Dad che va e che viene, la ripartenza comincia anche da un trolley, una carta d’imbarco. Per ovunque, semplicemente.

Henry Miller diceva che «la propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose» e mai come ora questo concetto è attuale. Il Covid ci ha piegato (ma non vinto) nelle nostre convinzioni e certezze, portati a vedere le cose con occhi necessariamente nuovi. Ora bisogna ricominciare, senza frenesie e soprattutto in sicurezza, giocandoci tutte le nostre carte e sapendo cogliere anche il cambiamento.

L’appello del premier Mario Draghi ai turisti stranieri a tornare nel nostro Paese, ma anche agli italiani a (ri)scoprirlo è quanto mai significativo: non è più tempo di indugiare, semmai di pensare a qualcosa di nuovo, perché il turismo non può essere solo un’accozzaglia di persone in discoteca senza regole o a mollo in una spiaggia più o meno esotica. La ripartenza del sistema Italia (e pure di quello Bergamo) passa anche da una diversa e migliore valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale, naturalistico e storico. Per decenni il turismo è stato definito il nostro petrolio, peccato che al tirar delle somme non abbiamo mai saputo davvero estrarlo, sfruttarlo. Ora è il momento, e non si può più sbagliare.

Il «Green pass» annunciato da Draghi riapre le porte al Paese ai turisti stranieri ed è comunque un incentivo a spostarsi anche per quelli nostrani. La speranza è che sia chiaro, facilmente fruibile e magari anche digitale, il che non guasterebbe in tempi dove si ordina tutto via smartphone ma sembra ancora insuperabile superare le forche caudine di una certa qual burocrazia, spesso non solo ministeriale. Ma è questo che chiedono tutti, gli operatori della cultura, dell’accoglienza, del turismo, della ristorazione: poche regole ma certe. Solo così si potrà davvero ripartire, e c’è davvero tanta voglia di farlo, per questioni economiche certo, ma anche per orgoglio e passione per il proprio lavoro. Quella che si percepisce, si sente e fa la differenza quando si sceglie una meta, un ristorante o un albergo piuttosto che un altro.

Regole chiare, risorse e coraggio sono i cardini della ripartenza. A Bergamo passerà sicuramente dal rinnovato ruolo centrale dell’aeroporto, il terzo del Paese e la porta per l’Europa del nostro territorio. Metterne ancora in discussione il ruolo trainante per la nostra economia, come si sta facendo da talune parti (minoritarie) in modo surrettizio, è sinceramente sconfortante, tanto più in questo momento. Bisogna semmai lavorare per renderlo sempre più fruibile, sicuro, integrato e collegato con il territorio, anche perché se la ripresa turistica ci sarà passerà comunque - o soprattutto - da qui.

Sono stati (e sono ancora) tempi difficili, chiusi in casa con tanta paura del futuro e a volte anche del presente: l’accelerazione della campagna vaccinale è però un segno tangibile di un cambiamento da cogliere al volo. La ripartenza è qui: lucidiamo i nostri capolavori, riscopriamo i nostri grandi, rendiamo più accoglienti le nostre valli, i paesi, le città e prepariamoci. Torniamo a spalancare le porte e magari (quando necessario) impariamo anche a sorridere un po’ di più. Chi chiude una valigia per mettersi in viaggio, in realtà apre un mondo davanti a sé: a tutti il compito (e la sfida) di esserne protagonisti.

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