L’attacco alla Cgil
pesa sul voto
di domenica

Domenica (17 ottobre, ndr) si voterà per i ballottaggi e finalmente si potrà trarre un bilancio definitivo della partita amministrativa che finora ha segnato un successo del centrosinistra guidato dal Pd, una mezza sconfitta del centrodestra e un’altra prova del declino grillino. Oltre che a Torino e Trieste, soprattutto si voterà a Roma. Roma, dove tra sabato e domenica è successo quello che tutti hanno visto: tafferugli nella piazza no vax, assalto alla Cgil, devastazione di un pronto soccorso, dodici arresti tra i capi dell’estrema destra neo-fascista che si ritrova attorno al movimento di Forza Nuova. Tirati per i capelli da giornali e partiti avversari perché dicano la parole fatidiche: «Inaccettabile violenza fascista», né Salvini né Meloni hanno accettato di sottoporsi alla richiesta. La Meloni si è limitata a parlare di violenza «squadrista» (che poi storicamente sarebbe la stessa cosa) salvo poi aggiungere che «la matrice della violenza non è sicura». Salvini se l’è cavata con una condanna «di tutte le forme di violenza».

Entrambi però hanno subito aggiustato il tiro dirigendolo contro la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese rimproverandole una gestione «disastrosa» dell’ordine pubblico nello sciagurato fine settimana romano.

In effetti su questo i due leader hanno avuto gioco facile: tutti riconoscono che nel dispositivo approntato dal Viminale per affrontare la piazza più di qualcosa non ha funzionato, tant’è che il presidente del Consiglio Draghi (ieri alla Cgil per una visita di mezz’ora, iniziata con un abbraccio tra gli applausi dei dipendenti del sindacato) ha chiesto un risoluto cambio di passo, che poi vuol dire mano pesante con chi sfascia portoni, vetrine e ambulatori. Di più: il Pd, il M5S, Italia Viva e anche un pezzo di Forza Italia chiederanno in Parlamento lo scioglimento di Forza Nuova come partito fascista ed eversivo. Cosa faranno Fratelli d’Italia e la Lega?

E qui torniamo al punto. Questi fatti peseranno sul voto di ballottaggio? Forse che sì, forse che no. Da destra già vedono il «complotto», ossia una manovra del Viminale, della sinistra, dei giornali, delle tv (l’inchiesta di Fanpage sulla «lobby nera» di Milano) per inchiodare Giorgia Meloni al trascorso del partito che fu di Giorgio Almirante, così da sabotare il candidato del centrodestra al Campidoglio. Enrico Michetti, favorito nei numeri ma rivelatosi molto debole e inefficace. Sulle tracce del complotto si muove anche Salvini che, dopo il «caso Morisi», il suo consigliere incastrato in una storia di droga, e mentre aleggia ancora la questione dei presunti finanziamenti russi, sospetta che qualcuno stia manovrando contro di lui e la sua leadership di partito.

Resta il fatto che entrambi, Meloni e Salvini, messi in difficoltà da queste vicende, devono riuscire ad allontanare da sé l’ombra della contiguità con ambienti neofascisti (Meloni) o l’accusa di aver corteggiato un po’ troppo i movimenti no vax e no green pass (Salvini).

Questa circostanza favorisce politicamente la sinistra: la manifestazione indetta per il giorno 16 dalla Cgil per protestare contro l’aggressione subita avverrà a poche ore dalla riaperture delle urne e funzionerà ancora una volta come collante per le mille anime della sinistra, litigiose tra loro ma unite dall’antifascismo. Questo potrebbe, tanto per cominciare, portare più elettori di sinistra a votare per i ballottaggi.

Vedremo dunque l’esito del voto. Quando si tireranno definitivamente le somme capiremo anche le conseguenze politiche generali. Per esempio: quale sarà l’atteggiamento di Salvini nei confronti del governo? E quanto insisteranno gli altri partiti per sbarcare la Lega dalla maggioranza? E che farà Draghi? Presto avremo le prime risposte.

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