L’Euro digitale innovazione alle porte

ITALIA. L’evoluzione della rete con le sue sempre più avanzate tecnologie analitiche fra cui la «crittografia» - applicazione di metodi per rendere un messaggio comprensibile solo a persone autorizzate a leggerlo - ha determinato un cambiamento radicale, e per molti versi inquietante, nell’economia globale.

Tra le più significative applicazioni della tecnologia digitale alla finanza spicca l’utilizzo delle «criptovalute», cioè di valute nascoste, visibili e utilizzabili solo conoscendo un codice informatico: le cosiddette chiavi di accesso. Il «bitcoin» è il più noto tra le ormai tante criptovalute in circolazione che si generano e si scambiano esclusivamente per via telematica. Non è quindi possibile trovare bitcoin o altre valute virtuali in forma cartacea o metallica, non avendo corso legale in quanto non garantite da alcuna Banca centrale o governo sovrano. Ne consegue che la loro accettazione avviene unicamente su base volontaria. Chiunque ha la possibilità di creare una valuta digitale, determinando in tal modo la circolazione di centinaia o migliaia di criptovalute. Una volta emesse, le valute virtuali possono essere acquistate o vendute su una piattaforma di scambio con denaro a corso legale (euro, dollari ecc.).

I vantaggi nell’utilizzo delle criptovalute deriverebbero soprattutto da una maggiore velocità ed efficienza nei pagamenti e nelle rimesse estere e dalla possibilità di promuovere una maggiore inclusione finanziaria. Non sono pochi, peraltro, coloro che affermano di aver conseguito enormi profitti grazie alle criptovalute, essendo abituati a correre il rischio di operare sui mercati finanziari con modalità speculative. Le piattaforme di scambio non sono attualmente regolamentate e non è prevista una tutela legale specifica in caso di contenzioso o fallimento. Ciò ha già comportato e potrà comportare molti rischi agli utilizzatori di questi strumenti finanziari, anche riguardo a svariate tipologie di truffe. Si pongono quindi numerosi interrogativi in termini di protezione dei consumatori-investitori. Su questo tema si è concentrata l’attenzione della Commissione europea, che nel 2020 ha lanciato un progetto per l’introduzione dell’euro digitale quale forma alternativa di pagamento. In un intervento pubblicato dal «Corriere della Sera», Fabio Panetta, all’epoca membro del comitato esecutivo della Bce e attualmente Governatore della Banca d’Italia, e Valdis Dombrovskis, vice presidente esecutivo della Commissione europea, hanno annunciato la presentazione da parte della stessa Commissione di una proposta di legge sull’emissione dell’euro digitale, facendo presente che spetterà in ultima analisi alla Bce decidere se e quando emetterlo. Panetta e Dombrovskis hanno dichiarato che «con il passaggio a un’economia digitale, l’introduzione del contante in forma digitale è il passo più logico da compiere». Hanno anche aggiunto che «la disponibilità di entrambe le opzioni, euro in contanti e euro digitale, consentirebbe a ciascuno di scegliere il metodo di pagamento preferito, senza lasciare nessuno indietro. Offrirebbe un’opzione europea di pagamento digitale a chiunque nell’area dell’euro, da Dublino a Nicosia, da Lisbona ad Helsinki».

L’euro digitale è uno degli esempi di «Central bank digital currencies» (Cbdc), valute digitali utilizzabili come forme di pagamento innovativo, che anche altre Banche centrali di vari Paesi si apprestano a introdurre. Ad oggi sono in progetto il dollaro digitale da parte della Federal Reserve e la rupia digitale da parte del ministero delle Finanze indiano. Il renminbi digitale della Banca popolare cinese è l’unica Cbdc attualmente emessa da una Banca centrale ed è in fase di verifica dall’aprile 2021. L’euro digitale comporterebbe per i consumatori numerosi vantaggi pratici. Sarebbe semplice da usare, gratuito e, a differenza delle criptovalute, non comporterebbe alcun rischio in quanto emesso e garantito dalla Bce.

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