L’occasione mancata per ritessere il dialogo

Italia. Giorgia Meloni, influenzata, non incontrerà la presidente del Parlamento europeo Metsola in visita in Italia e non parteciperà alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco. In quella occasione avrebbe dovuto dialogare in una tavola rotonda con Ursula von der Leyen e con la premier finlandese Sanna Marin, ed erano programmati incontri bilaterali.

Appuntamenti con il premier inglese Rish Sunnak, con Kamala Harris e con l’inviato del governo cinese Wang Yi in tour in Europa (abbiamo in scadenza l’accordo sulla Via della Seta del 2019 che non verrà rinnovato cercando di non offendere troppo i cinesi). Peccato che l’influenza blocchi la premier – che ieri ha presieduto il Consiglio dei ministri in videoconferenza da casa – rispetto ad appuntamenti così importanti che sarebbero stati assai utili per più motivi.

Il primo sicuramente la necessità di chiarire che le parole di Silvio Berlusconi sull’Ucraina (e su «quel signor Zelensky che io da presidente del Consiglio non avrei mai incontrato») non rispecchiano la posizione dell’Italia che resta ferma nel sostegno a Kiev contro l’invasione russa.

È stato già scritto in un comunicato ufficiale di palazzo Chigi; è stato ribadito dal ministro degli Esteri Tajani (che sarà a Monaco) ma sarebbe stato assai opportuno che Meloni lo ripetesse faccia a faccia ad europei e americani presenti al vertice bavarese che di fatto, con l’eccezione del cinese, quest’anno si è trasformato in una sorta di convention di Paesi sostenitori della causa di Kiev.

Altra occasione perduta, un possibile incontro con Macron e con Scholz che avrebbe potuto sciogliere un poco la tensione creatasi con la famosa cena dell’Eliseo con Zelensky cui Meloni non è stata invitata e che per questo ha criticato pesantemente l’iniziativa del nostro alleato francese. Alleato in senso stretto, è bene ricordarlo: oltre ai nostri molteplici legami, ora ci stringe anche un trattato bilaterale di cooperazione rafforzata siglato solennemente da Mattarella, Draghi e Macron al Quirinale. Un trattato che talvolta sembra messo a dura prova soprattutto da quando c’è a Roma un governo di centrodestra: prima lo scontro sugli immigrati della Ocean Viking rifiutati dall’Italia e sbarcati a Marsiglia (ma poi in gran parte silenziosamente rimpatriati dai francesi) e poi appunto il vertice franco-tedesco-ucraino dell’Eliseo.

A Monaco Meloni avrebbe potuto dimostrare di non essere isolata, di non rappresentare l’underdog della situazione e ribadire che l’Italia sceglie il campo dei Paesi che contano – Francia e Germania, appunto – piuttosto che quello dei Paesi di Visegrad ai margini delle politiche europee: gli ungheresi hanno contestato l’ultimo pacchetto di sanzioni antirusse della Ue, e sarebbe interessante per tutti ascoltare una parola di Meloni sull’argomento.

Insomma, una occasione che tra l’altro avrebbe consentito di rinsaldare in patria le fila della politica estera: la posizione atlantista di Meloni sull’Ucraina non è fino in fondo sposata dai suoi alleati Berlusconi e Salvini e tuttavia rappresenta la linea ufficiale con la quale il governo di Roma si presenta ai partner europei e d’Oltreoceano.

È piuttosto faticoso per Meloni imboccare una strada tanto impegnativa senza avere il pieno sostegno dei suoi sodali. Questo indebolisce l’Italia agli occhi dei nostri alleati i quali viceversa, mostrando forti e cordiali rapporti con la premier, le forniscono buone carte da giocare a casa. Ecco perché non giovano gli screzi con Macron e nemmeno le ambiguità della gestione della presenza di Zelensky al Festival di Sanremo.

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