Made in Italy
Spinta dagli Europei

Non sprechiamo questa splendida occasione! La vittoria degli azzurri a Wembley e l’approdo in finale a Wimbledon di Matteo Berrettini sono una spinta enorme alla cosiddetta «soft power» dell’Italia. L’immagine del Belpaese - vincente, simpatico e felice - ne esce ingigantita. Soprattutto
in confronto a un mondo confuso, forse troppo istericamente globalizzato,
che ha perso dei punti di riferimento per il Covid e per l’emergente nuova realtà multipolare. Dopo una giornata del genere i vantaggi per il
«made in Italy» e per tutto quello che è italiano sono incommensurabili.
Anche perché nei cinque continenti vi saranno ancora più masse di persone maggiormente disposte a mangiare una pizza, a comprare un vestito o un elettrodomestico tricolore, pur di provare e condividere successi sportivi così difficili da raggiungere. E sentirsi allo stesso tempo vincenti.

Logicamente, questa dinamica positiva determina, indirettamente per noi, una conseguente più elevata ricchezza interna e migliori risultati nell’export con benefici per l’intero sistema Paese. In termini di Pil, in passato - in occasione di eventi del genere - si sono registrati avanzamenti considerevoli, ad esempio per l’Italia del 2% nel 2006 Mundial. Ma la media è dello 0,77% a nazione.

Chi scrive guardava una televisione straniera nel dopopartita di Wembley, quando sono iniziati i collegamenti con le piazze italiane in festa. «Ora – annunciavano i presentatori – ci colleghiamo con la “capitale della moda”; adesso è il turno della “capitale dell’arte”. Bene, ora la linea alla Città eterna».

Ma chi, al mondo, può mettere in campo simili gioielli, tutti insieme?

Domenica sera, dai sondaggi della vigilia, è poi emerso che l’intera Europa ha tifato per l’Italia, per quel Paese, un po’ discolo, fondatore Ue - fino a pochi mesi fa - descritto sui media come inaffidabile e inadempiente.

È vero: in tanti nel Vecchio continente ce l’hanno con l’Inghilterra, che sollevando la «questione inglese» nel Regno Unito, ha determinato la Brexit, ossia l’uscita dal comune percorso europeo.

Lo si sa, in un mondo come quello di oggi, certe posizioni isolazioniste non pagano anche sotto il punto di vista dell’immagine.

Ma osservare una tale Unione così compatta a sostegno degli azzurri ha lasciato stupiti. Chissà, forse perché, inconsciamente, la gente pensa che se, ad esempio, la Francia ha vinto i Mondiali del 2018 significa che quello è il Paese dove si vive meglio. E gli europei non volevano che passasse un messaggio del genere con l’Inghilterra.

Con la tedesca Merkel al passo d’addio e il francese Macron in difficoltà, ancor di più dopo Wembley, è ora l’italiano Draghi - soprattutto per la sua autorevolezza e leadership - a diventare la bussola continentale nei prossimi mesi.

Il vento è cambiato! Con il cuore gonfio di gioia per le vittorie sportive il Recovery Fund è l’occasione imperdibile per far uscire dopo un trentennio l’Italia dalle secche e ricostruirla per affrontare meglio le sfide del XXI secolo. È però indispensabile far superare agli italiani d’Italia l’endemico pessimismo in cui sono caduti dopo la fine degli anni Ottanta: serve una strategia nazionale di largo respiro e mettersi definitivamente alle spalle le passate politiche da piccolo cabotaggio.

Ma, nel frattempo, questa festa azzurra darà la possibilità alla gente di Casa nostra di credere un po’ di più nei propri mezzi per buttare il cuore oltre l’ostacolo. Per i connazionali all’estero è sinonimo di maggiore rispetto e più ampie chance di affermazioni personali e professionali. Grazie ragazzi!

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