Nuovo patto di stabilità, dove l’Italia può tagliare

ITALIA. Con il nuovo Patto di stabilità chi ha un deficit superiore al 3% e un debito oltre il 60% deve porsi in una traiettoria di riduzione.

La quota nazionale di cofinanziamento dei programmi europei non rientra nel calcolo della spesa pubblica ed è il risultato della trattativa serrata condotta a Bruxelles dal governo italiano. Un compromesso che però non cambia la linea di fondo imposta da Germania e Paesi nordici: i governi del Sud Europa devono restare sotto tutela. Il bilancio a zero deficit rimane la stella polare della politica fiscale europea. Suona paradossale in tempi che richiedono interventi pubblici a sostegno della transizione energetica. Ma a Berlino l’esecutivo si è visto cancellare dalla Corte costituzionale 50 miliardi di euro perché considerati fuori bilancio. E questo con un Cancelliere che prima della sua elezione a capo del governo nel 2022 faceva di mestiere il ministro delle Finanze. A conferma che su questo tema non ci sono spazi di mediazione in Germania e di converso in Europa.

Questo genere di approccio porta vantaggio a chi ha bilanci in ordine e può disporre di maggiori margini di spesa. Nel caso tedesco solo a Intel sono stati garantiti 10 miliardi di sovvenzioni su un investimento complessivo di 30 miliardi di euro. Accanto alla fabbrica americana di semiconduttori sorgerà poi un parco altamente tecnologico per un indotto di diecimila posti di lavoro molto qualificati. L’ obiettivo è diventare un polo strategico nella ricerca e nella creazione di impianti di tecnologia elettronica. Altri 5 miliardi sono stati stanziati per Tsmc, leader mondiale nei semiconduttori. A Dresda la multinazionale taiwanese crea nuovi impianti in collaborazione con Bosch, Infineon, Nxp. La logica delle imprese private tedesche è: impara il mestiere e mettilo da parte.

In Italia ci si batte convulsamente tra una crisi industriale e l’altra nell’intento di mantenere attività tradizionali che verrebbero altrimenti chiuse come l’ex Ilva di Taranto o portate all’estero come le auto di Stellantis. Battaglie doverose ma che sanno di retroguardia. All’orizzonte mancano investimenti sul futuro, come per esempio la fabbrica di componenti per batterie elettriche promessa a Termoli ma ancora in alto mare. Lottare per una transizione ordinata dal motore endotermico all’elettrico aiuta molte industrie dell’indotto ma se poi non si investe sul nuovo che avanza inesorabile si finisce per perdere il treno dell’innovazione. Ecco perché una maggiore disponibilità di bilancio aiuterebbe nel dare un segnale a chi in Italia vuole investire nel nuovo modello di sviluppo. Con i debiti accumulati però l’Italia con il nuovo Patto di stabilità non può disporre di nuove risorse. O meglio potrebbe a saldi invariati, ovvero tagliando le spese infruttifere fino a intaccare le spese sociali.

C’è una variabile però che anche un governo di destra-centro non può più ignorare, ovvero l’evasione fiscale. È stato autorizzato dall’Unione europea l’uso dell’Intelligenza artificiale per scovare gli evasori fiscali e combattere il riciclaggio. È un punto dirimente. Secondo i dati Cgia di Mestre per il 2020, in Calabria su 100 euro di gettito fiscale ne vengono evasi il 21,3% , in Campania il 20%, in Sicilia il 19% e poi a seguire tutto il Sud mentre al Nord, Bolzano con il 9% e la Lombardia con il 9,5% sono a meno della metà. Anche nel Settentrione sappiamo che al riguardo c’è molto da fare e tuttavia rimane una divaricazione tra una parte del Paese a vocazione europea e un’anima rimasta bizantina per dirla con Giacomo Devoto. È dall’unità d’Italia che si dibatte il problema. E con questa storia e questi numeri è dura senza impegni vincolanti convincere i partner europei a diventare ultimo garante del debito pubblico italiano.

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