Percezione ed emozioni, così Trump incassa voti

MONDO. Nelle elezioni del 2020 il 92% dell’elettorato afroamericano degli Stati Uniti ha votato il candidato democratico Biden.

Il super martedì ha modificato questa tendenza. Adesso anche gli afroamericani non sono più insensibili ai richiami di Donald Trump. Certo ha giocato pure la manipolazione, complice l’Intelligenza artificiale, di immagini false che ritraggono il tycoon in compagnia di persone di colore. La «Bbc» di Londra le ha denunciate e Trump replica nel modo più innocente possibile: non ho mai detto che siano veritiere. Il che è vero perché sono i suoi fans che le pubblicano. Anche la stampa italiana ne parla. Ma Trump ci mette poi del suo e fa passare le cause che lo vedono imputato davanti ai tribunali di tutta l’Unione come la controprova delle persecuzioni di cui è vittima. Sì, esattamente come i neri d’America vittime sacrificali dell’odio razziale così lui lo è dell’odio democratico.

Il suo discorso si sposa direttamente con quanto Steve Bannon, suo sostenitore noto anche in Italia, esplicita in un’intervista al «Corriere della Sera». Il motivo per il quale si chiede agli europei di aumentare i bilanci per il riarmo, Bannon lo articola così: in America non abbiamo sanità pubblica, nemmeno pensioni e men che meno vacanze pagate di sei settimane all’anno. Come spiegare allora all’elettorato americano che la difesa ha un costo di tre trilioni di dollari e che il conto lo pagano gli americani con sempre minore assistenza sociale? Come i neri d’America appunto. Lo sanno tutti che la prima amministrazione Trump ha fatto di tutto per smobilitare quell’embrione di sanità pubblica chiamato «Obamacare», dal nome del primo presidente Usa di origini afroamericane.

Ma non conta perché nell’attuale comunicazione politica americana non valgono i precedenti o i contenuti ma solo il messaggio. Più scioccante è e più arriva e rimane. L’immaginario collettivo non è fatto di ragionamenti, è fatto di emozioni. Sono i colori che colpiscono e questi si generano con le sensazioni. L’importante è fare notizia così si resta sulla cresta dell’onda. Poi bisogna girare il messaggio in modo tale che gli altri ci si possano identificare. Cos’ha dunque da promettere il politico americano al proprio elettorato? Per l’America la risposta è una sola, libertà. Il che vuol dire una cosa: poter partire dalle stesse opportunità senza impedimenti o obblighi di Stato. Il Far West dove ognuno ha un’arma per difendersi. La filosofia di fondo dell’essere americano è turbata da due fattori: il primo è l’effetto della globalizzazione sugli addetti delle fabbriche della cosiddetta «rust belt», il cuore dell’industria pesante degli States. Da qui sono venuti gli elettori per il Trump 1 nel 2016. Adesso invece è la classe media che si è impoverita. Un processo che viene da lontano ma che ora si manifesta in una perdita di potere d’acquisto di una parte dell’elettorato progressista che prima votava democratico. I dati dell’economia sono splendidi: l’inflazione è in calo, l’indice di disoccupazione è al 3,9%, l’amministrazione Biden con l’Inflation reduction act ha attratto investimenti da tutto il mondo e l’energia non ha subito aumenti di nessun genere perché l’America è autosufficiente.

È aumentato solo il costo del «cheeseburger» soprattutto per chi ha dovuto subire la retrocessione sociale. E quindi la percezione per molti è che si stava bene quando si stava peggio. Il costo della vita è cresciuto, ma è uno sviluppo fisiologico quando la domanda è forte, i salari aumentano perché manca manodopera qualificata. E infatti i ristoranti fanno il pieno ma nella transizione verso un nuovo modo di produrre, molti sono rimasti indietro .E non hanno recuperato. Ed è di questi la sensazione del declino sociale. Cercano ora un vendicatore e pare l’abbiano trovato.

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