Primo Maggio nel segno di libertà e democrazia

Quest’anno la celebrazione del Primo Maggio riprende con le manifestazioni pubbliche dopo due anni di fermo dovuti alla pandemia; la ricorrenza di quest’anno non può non ricordare la guerra tra Russia e Ucraina, con il titolo al lavoro per la pace. La guerra che nessuno si aspettava ritornasse così vicina a noi con il suo carico di morte e di distruzione.

La guerra ha cambiato improvvisamente e radicalmente la vita a milioni di persone, le ha private dei propri affetti, del lavoro, delle proprie abitazioni e dei propri familiari, ai quali ha chiesto di andare a combattere per difendere la propria terra, nel caso del popolo ucraino, o per conquistare e imporre il proprio dominio con la forza, come sta facendo Putin con i soldati russi.

La guerra che sospende ogni democrazia e che distrugge tutto ciò che si è costruito con il lavoro di intere generazioni di persone operose. Questa guerra, purtroppo, non è l’unica che si sta combattendo nel mondo e che segue molte altre che si sono combattute nella storia, pensavamo, speravamo o forse ci illudevamo non potesse ritornare. In queste occasioni capiamo l’importanza di alcune condizioni primarie come la democrazia e la libertà, condizioni per noi normali e date per acquisite, riscoprendole fragili e da difendere sempre con la partecipazione e mai con l’indifferenza. Il mondo del lavoro e le associazioni sindacali confederali, che per loro natura si sono costituite per favorire la democrazia, attraverso partecipazione e responsabilità diffuse, devono essere parti attive nella difesa della libertà e della pace, vicine al popolo ucraino che deve poter scegliere liberamente e democraticamente il proprio governo e il proprio futuro. Questa Festa del lavoro è quindi meno festa, siamo preoccupati perché ancora una volta non è prevalsa la ragione, ma è prevalsa la forza, siamo preoccupati che l’eventuale corsa agli armamenti sottragga risorse agli investimenti importati, da dedicare alla sanità, ai piani sociali, alla ricerca e allo sviluppo economico. Anche la transizione ambientale soffre della guerra geopolitica energetica che il nostro Paese ha giocato sin d’ora in difesa, pur essendo un Paese con una pesante dipendenza energetica verso le importazioni di combustibili fossili.

Questa guerra arriva dopo le pesanti ripercussioni della crisi sanitaria che aveva già messo in evidenza le criticità del sistema economico neoliberista globalizzato, come la difficoltà di approvvigionamento di merci strategiche come dispositivi sanitari e delle materie prime.

Questa guerra arriva dopo le pesanti ripercussioni della crisi sanitaria che aveva già messo in evidenza le criticità del sistema economico neoliberista globalizzato, come la difficoltà di approvvigionamento di merci strategiche come dispositivi sanitari e delle materie prime. Le catene di approvvigionamento troppo lunghe sono rischiose e troppo costose per un sistema di trasporto che richiede sempre maggiore energia, quindi urge una visione di politica industriale più sostenibile e attenta alle produzioni strategiche che richiedono una maggiore autosufficienza. L’inflazione che stiamo registrando, dovuta in parte alle tensioni politiche e in gran parte alla speculazione, come al solito rischia di far pagare il prezzo maggiore ai più poveri, l’aumento del prezzo di beni primari come pane e pasta toccano tutti, ma per alcuni sono una spesa vitale, pensiamo alle famiglie con redditi bassi nel nostro Paese e ai Paesi poveri dove molte persone non avranno le risorse per comperare il pane. Nel nostro Paese dobbiamo agire subito con un patto sociale che affronti queste emergenze prima che abbiano un impatto dirompente sul potere d’acquisto delle famiglie più fragili, servono risorse che aumentino le buste paga e le pensioni per recuperare in fretta ciò che ha eroso l’aumento dell’inflazione, recuperare l’aumento delle bollette che pesano anche sulle famiglie e non solo sulle imprese, anche con un Bonus fiscale una tantum per stipendi e pensioni.

Per recuperare le risorse dobbiamo tassare gli extra profitti, gli speculatori e gli evasori che si arricchiscono alle spalle dei più deboli. La buona politica in questa fase di emergenza, dev’essere ancor più attenta ai veri problemi delle persone che chiedono aiuto e necessitano di risposte concrete.

Per recuperare le risorse dobbiamo tassare gli extra profitti, gli speculatori e gli evasori che si arricchiscono alle spalle dei più deboli. La buona politica in questa fase di emergenza, dev’essere ancor più attenta ai veri problemi delle persone che chiedono aiuto e necessitano di risposte concrete. Occorre inoltre, come diciamo da tempo, eliminare tutti i contratti nazionali pirata che hanno abbassato il costo del lavoro creando migliaia di lavoratori poveri nel nostro Paese, non è il reddito di cittadinanza il problema, sono i lavori a chiamata a cinque euro l’ora, sono da cambiare gli stages e i praticantati gratuiti o mal pagati offerti ai nostri giovani. Come Cisl stiamo chiedendo da tempo un nuovo patto per rilanciare il Paese, che chiami alla responsabilità tutte le forze politiche e sociali per governare questa fase storica straordinaria, che ci permetta di utilizzare al meglio le risorse dell’Europa, con l’obiettivo di mitigare le diseguaglianze aiutando i più deboli, rafforzando il nostro sistema produttivo, per investire nella ricerca di base, per sviluppare nuove infrastrutture. Serve una volontà di costruire insieme per contrastare la volontà di distruzione, servono unità e responsabilità diffuse che come sindacato abbiamo cercato di costruire per difendere i più bisognosi. Democrazia e libertà sono indispensabili a tutti e dobbiamo difenderle e tutelarle ogni giorno, in particolare il 1° Maggio. Buon 1° Maggio a tutti dunque, la Festa del lavoro per la Pace, per la Libertà e per la Democrazia.

*Segretario generale Cisl Bergamo

© RIPRODUZIONE RISERVATA