Profughi ucraini, rientri lontani

Con il prolungarsi del conflitto, in Ucraina si allarga la crisi umanitaria. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha lanciato un allarme: nei territori occupati dall’esercito russo, in particolare a Mariupol, c’è «il rischio che si diffondano molte malattie, soprattutto il colera». Si aggiunge a una situazione umanitaria gravissima, tra crisi alimentare ed economica: famiglie prive d’acqua e oltre un milione di persone senza gas ed elettricità.

Ancora secondo l’Oms nel Paese si registra quasi la metà di tutti gli attacchi contro strutture mediche commessi quest’anno in tutto il mondo: sono stati distrutti almeno 228 ospedali, oltre a 8.978 palazzi abitati da civili. Ben 16 milioni di persone hanno urgente bisogno di aiuto, tre milioni sono bambini. Mancano infatti cibo, acqua, beni essenziali e 2 milioni di madri e piccoli sotto i 5 anni necessitano di assistenza nutrizionale salva vita. I rifugiati espatriati, all’altro ieri, erano 6 milioni, secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), 8 milioni gli sfollati interni: un abitante su tre non vive più nella propria abitazione, un numero altissimo che rende l’idea dell’intensità del conflitto e della paura generata tra i civili.

Il 10 maggio scorso per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa, in Ucraina si era registrato un numero di rientri maggiore delle uscite. Secondo l’Onu sarebbero 1,8 milioni le persone che hanno fatto ritorno in patria, soprattutto nella zona di Kiev. Ma è un dato che va analizzato. Una parte riguarda infatti chi ha deciso di tornare nella propria casa, quando non distrutta, per restarvi. Ma la componente maggiore (l’80%) va solo a incontrare i parenti e a valutare lo stato dei propri beni, per poi oltrepassare di nuovo i confini. I sindaci del resto hanno lanciato un appello: anche nelle zone dove non si combatte più, la situazione è ancora instabile e non si può escludere un ritorno dei militari russi, dopo che il Cremlino ha deciso di aumentare gli effettivi sul campo evitando la mobilitazione generale, impossibile se non viene dichiarato lo stato di guerra (per Mosca quella in Ucraina è infatti un’«operazione militare speciale»): una legge ha così alzato da 40 a 50 anni l’età per poter essere richiamati nell’esercito.

Il numero di chi scappa dal conflitto quindi non cala. Per l’Unhcr la «colossale crisi» in territorio ucraino ha spinto per la prima volta il numero di sfollati in tutto il mondo sopra la soglia dei 100 milioni. Ora si fugge anche da Odessa, bombardata dagli invasori, e da Mariupol, conquistata dagli occupanti: nei territori dove dominano è stata avviata una campagna di russificazione con l’introduzione del rublo come moneta, l’adozione di nuovi libri scolastici, la procedura facilitata per ottenere passaporti russi e la deportazione di decine di migliaia di ucraini in città molto lontane della Russia. Sostituisce il piano per indire referendum che cambino lo status dei territori occupati. Le consultazioni erano previste per metà maggio ma per ora sono state sospese: il rischio è che siano controproducenti, perché molti ucraini non andrebbero a votare, protesterebbero e darebbero la misura di quanto i russi non siano voluti nelle città conquistate. Queste misure amministrative invece non rivelano nulla e hanno il potenziale di muovere una fascia di ucraini rassegnati verso l’accettazione dell’occupazione di Mosca.

L’annessione dunque avviene di fatto. Il governo di Kiev ha denunciato la violazione dell’integrità territoriale e ha detto che si tratta di «un piano illegale». Nel centro di Lublino, a un centinaio di chilometri dal confine ucraino, nella Polonia che ospita 3,5 milioni di mamme, bambini e anziani fuggiti dal conflitto, una teca conserva appese su fili le chiavi delle case perse di chi è scappato. È un’opera dell’artista Daria Morgen, accompagnata da questo pensiero: «Cos’è “casa”? La casa è il luogo che assorbe tutti i tuoi sentimenti, le tue emozioni e diventa parte di te. Il posto che desideri sempre e in cui vorresti tornare. Il luogo dove i tuoi cari ti stanno aspettando. Un luogo dove sei certo di chi sei. La casa è un luogo in cui ti senti al sicuro. Quindi, non sono state solo le nostre case ad essere attaccate il 24 febbraio, ma il mondo personale di ogni ucraino è stato mandato in frantumi. Quella mattina, ci siamo svegliati in una nuova realtà».

© RIPRODUZIONE RISERVATA