Scuola, un patto per aiutare a crescere

C’è una domanda che da molto tempo sta al centro della questione scolastica. Che cosa dobbiamo fare con quelli che non ce la fanno? Alla base, una consapevolezza: il fallimento scolastico è una struttura complessa. Identificarne gli elementi è fondamentale per accompagnare un ragazzo nel suo percorso di crescita. Alla fine, si tratta di allineare aspirazioni, possibilità, obiettivi, sapendo che la materia che la scuola maneggia è la vita stessa di una persona e cioè trasformazione continua.

Compito della scuola è dotare ciascuno individuo degli strumenti necessari per affrontare il viaggio. In una parola: orientamento. Un orientamento efficace serve a prevenire brusche fermate, interruzioni e cambi di treno.

È il tema dei nostri tempi. Riguarda la scuola in senso proprio, ma più in generale il sistema formativo e dunque l’università. E questo per ragioni facili da intuire. L’università non è solo il punto più alto di una carriera di studio. In una società complessa, ha anche un altro compito: innalzare il livello generale di cultura nella società. Dare ai nostri figli la possibilità di costruire a partire da un punto più elevato e più largo. Per questo, la scommessa è orientare all’università e insieme fare in modo che la scelta sia anche la più appropriata. I problemi della scuola sono da questo punto di vista anche i nostri.

È perciò molto importante che la riflessione avviata da «L’Eco di Bergamo» sulla dispersione scolastica non venga lasciata cadere. Per farlo in modo proficuo è necessario adottare una logica di tipo nuovo. Di scuola e di formazione si può infatti discutere in due modi diversi. Per segmenti e per sistema. È facile rappresentare il percorso di uno studente come un passaggio di gradi: una scala, tanti gradini. Ma se spostiamo lo sguardo sugli insegnanti scopriamo che quello che sembra il punto di approdo è in realtà il punto di partenza. Nella nostra università si formano i docenti di ogni grado scolastico. In poche parole, all’università stanno le premesse di tutta la scuola che viene prima.

Se si guarda alle cose della formazione in questo modo si capisce anche l’importanza che scuola e università non solo si parlino, ma lo facciano in modo stabile e permanente. Per questo l’Università di Bergamo ritiene che sia necessario costruire una cornice istituzionale che renda lo scambio un modo di essere del funzionamento del sistema formativo locale. Il nostro obiettivo è dotare Bergamo e il suo territorio di un modello integrato di formazione che faccia dell’ università la camera di consultazione permanente di quanti a vario titolo si occupano di istruzione. Non solo docenti e famiglie, ma gli attori del mondo sociale, economico e produttivo. Se è lecito paragonare la formazione ad una rete ferroviaria, si tratta di uniformare lo scartamento dei binari.

Per questo, fin dalla scorsa primavera abbiamo avviato un dialogo con la scuola bergamasca e il suo Ufficio scolastico territoriale. Più di quaranta dirigenti della scuola secondaria superiore si sono ritrovati insieme a noi e si ritroveranno nelle prossime settimane per discutere dei nodi fondamentali che riguardano il passaggio all’università e l’incontro con il mondo del lavoro. Le due cose sono strettamente connesse. Scegliere bene gli studi è il modo migliore per prepararsi ad una carriera professionale soddisfacente. Lo studente deve sapere costantemente a che punto è, su quali risorse può contare, cosa significa studiare all’Università e quali porte apre in direzione del mondo delle professioni. In gioco c’è la crescita personale e collettiva delle nostre comunità. È una di quelle imprese alle quali vale la pena dedicare le proprie energie.

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