Sulla crisi dei migranti
Mattarella e Draghi
vanno controcorrente

Sul suolo europeo si stanno consumando disumanità e gravi violazioni dei diritti nei confronti dei migranti. Lungo la rotta balcanica sono oggetto di una vergognosa caccia all’uomo, in particolare da parte della polizia e di gruppi paramilitari croati che li braccano nei boschi e, dopo averli picchiati, spogliati dei pochi beni che posseggono e delle scarpe, li rispediscono nel gelo verso la Bosnia. La Croazia è membro Ue, ma non risulta che Bruxelles abbiamo mai chiesto conto a Zagabria di questa ignobile caccia all’uomo. Al confine tra Bielorussia e Polonia almeno duemila persone, provenienti in prevalenza da Iraq, Siria e Afghanistan, Stati non propriamente in pace, sono bloccati in una terra di nessuno.

Genitori, bambini e anziani privi di ogni assistenza - se non quella di volontari e contadini polacchi della zona - e ingannati da un sistema messo in piedi dalla dittatura di Aleksandr Lukashenko: un pacchetto che può costare fino a 12 mila euro a persona comprendendo volo di sola andata dal Medio Oriente a Minsk, un pernottamento in albergo, visto bielorusso e accompagnamento sul territorio dell’Ue. I duemila ammassati nei boschi sono vittime di questo inganno, una ritorsione di Lukashenko contro Bruxelles che ha messo il suo regime sotto sanzioni, e ora non possono né procedere né tornare indietro, privi di una prospettiva umana. Ieri il governo di Varsavia ha dichiarato che la crisi al confine potrebbe durare mesi e la tensione è salita: un gruppo di migranti ha cercato di varcare la frontiera, la polizia e l’esercito polacchi li hanno respinti con lacrimogeni e idranti. L’equazione «immigrati uguale criminali» diffusa nel senso comune, falsa e pericolosa, è qui smentita in tutta la sua evidenza: a commettere reati sono quegli Stati che non permettono di presentare richiesta di asilo, violando l’obbligo sottoscritto con la Convenzione del 1951 sui rifugiati.

Di fronte a tanto dolore, lunedì scorso, intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Siena, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato con semplicità e franchezza: «È sconcertante quanto avviene ai confini dell’Unione, è sorprendente il divario tra i grandi principi proclamati dai padri fondatori dell’Ue e il non tenere conto della fame e del freddo a cui sono esposti essere umani». Il Capo dello Stato ha poi ribadito: «C’è un fenomeno di strano disallineamento, di contradditorietà tra le solenni affermazioni di solidarietà verso gli afghani che perdono la libertà e il rifiuto di accoglierli». La crisi dell’Europa è prima di tutto nello strappo con i suoi valori fondanti, definiti da una generazione di politici che aveva vissuto la Seconda guerra mondiale e conosceva la condizione di profugo: il grande conflitto generò infatti 30 milioni di europei fuggiaschi.

Sulla crisi al confine Bielorussia-Polonia è intervenuto ieri anche il presidente del Consiglio Mario Draghi: «L’uso dei migranti è diventato uno strumento, diciamo gentilmente, di politica estera». Un’affermazione che prende forza se pronunciata da uno dei capi di governo più influenti del Vecchio continente, che ha poi aggiunto con sconforto: «Non ho avuto notizie di un vertice straordinario dell’Ue sul tema».

A proposito dei migranti, ha detto ancora Mattarella a Siena, «contro i sentimenti di insicurezza e fragilità c’è solo un antidoto, ovvero i principi irrinunciabili dell’etica della convivenza». Ci sono stranieri che commettono reato ma anche chi ne è vittima. Come Adelina Sejdini, 47 anni, rapita a 15 in Albania, portata in Italia e costretta a prostituirsi. Si ribellò ai suoi sfruttatori e permise di far arrestare 40 persone appartenenti alla mafia albanese. Era malata di tumore e più volte aveva chiesto invano la cittadinanza italiana, per non dover rientrare in Albania correndo rischi di ritorsioni. Si è tolta la vita l’11 novembre scorso a Roma.

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