Le banche sempre più lontane dai territori

ECONOMIA. Le banche italiane e le filiali di banche estere chiudono sempre più sportelli. Un rapporto del comitato scientifico della Fondazione Fiba, elaborato su dati Banca d’Italia, ci dice che negli ultimi dieci anni sono stati chiusi 11mila sportelli bancari, ovvero più di mille all’anno.

Sul territorio nazionale operano 439 banche con un totale di 20.986 sportelli. Il peso delle chiusure si è fatto sentire soprattutto in 950 comuni che hanno perso un importante punto di riferimento per le loro primarie esigenze finanziarie. In complesso, oltre 4 milioni di persone e 230mila imprese risiedono in comuni privi di sportelli bancari. Le cause di questo fenomeno sono da attribuire in parte alle operazioni di fusione e di incorporazione negli ultimi vent’anni, sollecitate anche dalla Bce, per realizzare organismi di grandi dimensioni dotati di un patrimonio in grado di far fronte a eventuali crisi di rilevanza sistemica. Questa tendenza è stata enormemente accelerata anche dalla diffusione dei sistemi di «banking online» che hanno consentito di superare il modello di business legato ad abitudini e servizi tradizionali, che hanno messo sotto pressione i ricavi.

Tali processi stanno inesorabilmente segnando la fine della banca quale luogo fisico d’incontro con la clientela, con conseguenti grandi disagi per la stessa e per il personale interessato da continui e consistenti tagli. Attualmente, il nostro tessuto produttivo appare sempre meno supportato dalle banche, sia in termini quantitativi che qualitativi. In particolare, nei comuni in cui non esistono più sportelli si sta evidenziando un grave problema di carattere sociale che interessa soprattutto i cittadini più anziani non in grado di utilizzare i servizi internet, i quali tuttavia ancora continuano a rappresentare per le banche la clientela più affidabile e con maggiori disponibilità.

In controtendenza rispetto alla scelta dei grandi gruppi bancari, che tendono a privilegiare il canale industriale a forte impronta digitale, le Banche di credito cooperativo (ex Casse rurali) continuano a preservare lo sportello fisico, il dialogo con il cliente e la capacità di ascolto. Lo testimonia il fatto che vengono mantenuti tutti gli sportelli che assicurano un equilibrio tra costi e ricavi e ne vengono addirittura aperti di nuovi, soprattutto nei comuni che ne sono rimasti privi. Il ruolo svolto da queste banche cooperative è stato elogiato dal presidente Mattarella intervenuto all’assemblea di Federcasse. Dei problemi sociali determinati dall’assenza di servizi finanziari in piccoli comuni si sta facendo carico anche Poste Italiane che in passato aveva previsto la chiusura di 1.200 uffici in piccoli comuni ma che, tenuto conto delle scelte delle grandi banche, da qualche anno ha cambiato radicalmente la propria strategia dando vita al progetto «Polis Poste Italiane».

Finanziato con risorse del piano complementare al Pnrr, che prevede investimenti per 1,2 miliardi di euro, di cui 300 milioni a carico di Poste italiane, si propone di accrescere la presenza di servizi postali in tanti piccoli comuni tramite l’apertura di uffici digitali di avanguardia. Saranno interessati quasi 7.000 uffici postali nei centri con meno di 15 mila abitanti, di cui 4.800 con meno di 5mila. All’interno degli uffici verrà creato uno sportello unico attraverso il quale i cittadini potranno richiedere in modalità digitale una serie di documenti tra i quali: carta d’identità elettronica; certificati di stato civile e anagrafici; visure planimetrie catastali; denunce di detenzione e trasporto di armi; certificati catastali; denunce e richieste duplicati patente ed altri. Circa 11 milioni di individui saranno interessati da questa iniziativa. Tra questi, molti over 65 che verranno opportunamente guidati nell’utilizzo dei vari servizi.

Quanto sta avvenendo dimostra che in un sistema di mercato opportunamente articolato le logiche esclusive di profitto che guidano alcuni operatori - in questo caso le grandi banche - possono essere compensate da strategie operative di altri intermediari che non trascurano la necessità di tutelare interessi primari della società.

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