Miele, crollo della produzione. Gli apicoltori: servono ristori

AGRICOLTURA. Il freddo primaverile ha compromesso la raccolta: meno 70%. Penalizzate acacia e millefiori. In Lombardia persi 3 milioni di prodotto.

Gli apicoltori bergamaschi sono in ginocchio per il crollo della produzione di miele, che quest’anno fa registrare un meno 70%. Il grido d’allarme degli operatori è arrivato anche in Regione Lombardia, dove la commissione Agricoltura ha preso atto della crisi profonda che sta attraversando il comparto. Ora gli imprenditori chiedono ristori per poter proseguire l’attività, messa a dura prova dalle condizioni climatiche che hanno caratterizzato gli ultimi mesi. In provincia si contano un centinaio di imprese registrate in Camera di Commercio, alle quali si sommano gli hobbisti e coloro che producono miele per autoconsumo. In totale si parla di circa 700 apicoltori che si prendono cura di circa 20 mila alveari per una produzione che varia ogni anno proprio in base alle condizioni meteo.

«Gravi difficoltà»

«Tra le varietà che risultano particolarmente penalizzate ci sono acacia e millefiori, mentre si spera di ottenere risultati più incoraggianti con il castagno – commenta Alberto Parolini, presidente dell’associazione che raggruppa gli apicoltori bergamaschi -. Il calo della produzione è notevole, anche superiore al 70%, un fenomeno che sta mettendo in seria difficoltà tutti gli apicoltori. Purtroppo sinora non ci sono state condizioni climatiche perché la pianta producesse nettare: prima abbiamo fatto i conti con la siccità, poi con il freddo e infine con l’eccessiva pioggia. Questa settimana siamo stati ricevuti in regione in modo da fare il punto della situazione in commissione Agricoltura, dove abbiamo chiesto un aiuto in termini di sostentamento per il danno da mancata produzione: in qualità di associazione di categoria apistica abbiamo presentato la richiesta formale e rimaniamo ora in attesa di una risposta».

La situazione è grave in tutta la Lombardia, dove i produttori hanno perso ben 3 milioni di chilogrammi di miele d’acacia. In regione sono stati ascoltati la presidente di Apilombarda, Larissa Meani, insieme al presidente dell’associazione Apicoltori lombardi, Claudio Vertuan, che insieme rappresentano l’80% degli apicoltori lombardi. Il settore sta attraversando una delle crisi più profonde e gravi degli ultimi decenni, complici soprattutto le condizioni metereologiche di questa primavera e l’insufficienza dei fondi e delle dotazioni finanziarie a disposizione del settore.

«Api ridotte alla fame»

«A causa del cambiamento climatico, per la terza volta negli ultimi quattro anni, i nostri apicoltori non solo non hanno potuto produrre miele millefiori primaverile e miele di robinia (acacia), ma hanno dovuto supportare le api ridotte alla fame e impossibilitate a bottinare con abbondanti nutrizioni di soccorso per assicurare la loro sopravvivenza – commentano Larissa Meani e Claudio Vertuan -. Sono sempre più indispensabili e urgenti nuovi interventi a sostegno dei maggior costi e dei minori guadagni. Ricordiamo peraltro come l’84% delle specie vegetali e il 76% della produzione alimentare in Italia dipende dall’impollinazione ad opera delle api domestiche e selvatiche».

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