«La musica è la mia vita». L’augurio di Roby Facchinetti: il 2024 senza violenza

L’INTERVISTA. Dice che il suo è il lavoro «più straordinario che esista»:quello di fare musica. Roby Facchinetti si racconta nel primo L’Eco di Bergamo Incontra del 2024. Registrato a fine del 2023, augura una nuova fase storica, senza guerre e violenze.

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Il frontman dei Pooh parla di quanto ami Bergamo («Ancora oggi mi commuovo davanti allo skyline della mia città») e di quando ami cantare e suonare. Da sempre: «Ho iniziato da bambino, mia madre ascoltava musica operistica e sinfonica. A 5 anni ho scoperto la magia che trasmette la musica: ho subito capito che ascoltare dei brani mi faceva stare bene». Un giorno che non dimentica? «Ero piccolo, mia madre mi accompagnò in bicicletta alla prima lezione di solfeggio dal maestro Ravasio».

Un percorso lungo e ricco di stimoli e soddisfazioni: «I Pooh nascono nel 1964, da un duo siamo diventati una band. Il nome? Dall’orsacchiotto americano Winnie the Pooh: per gli italiani il nostro nome fu per i primi tempi impronunciabile».

Vita e carriera sono per Facchinetti all’insegna di un unico denominatore comune: «La musica, che continua a rappresentare la mia vita, è un tutt’uno con me: non è immaginabile per me vivere senza musica. Con i Pooh non è però solo musica: è relazione, amicizia, un rapporto che arriva prima ancora della musica stessa».
Insieme hanno inciso 400 brani: «Forse Tanta voglia di lei rappresenta il primo successo che ci ha permesso di arrivare al grande pubblico, ma come compositore amo in modo particolare Parsifal, pubblicato nel 1973: con questo album per i Pooh si è aperto un nuovo percorso, abbiamo acquisito una nuova identità».

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