Dalla spesa alla benzina: il «costo» della guerra è di 891 euro a famiglia

L’analisi La stima della Cgia di Mestre per la Lombardia. Gli alimentari segnano un +14% e risale il carburante. I consumatori: prezzi fuori controllo.

È una spirale che s’avvita, o un po’ come una morsa a tenaglia. Al di là della metafora, resta la sostanza: tre mesi di guerra hanno «incendiato» l’inflazione e azzoppato la ripresa economica. Con una reazione a catena: da un lato i prezzi più alti al carrello, dall’altro la produzione industriale più bassa (e dunque meno investimenti, con stipendi potenzialmente ancora più bloccati).

E quanto «costa», in concreto, il conflitto? Secondo la Cgia di Mestre, il potere d’acquisto delle famiglie lombarde (e bergamasche) s’è ridotto di 891 euro. È il frutto di una stima che incrocia inflazione e perdita della produzione industriale: «Queste stime - precisa la Cgia - ovviamente sono parziali e suscettibili di cambiamenti. Sono il risultato del deterioramento del quadro economico mondiale dovuto al conflitto russo-ucraino che nel nostro Paese ha provocato un forte rincaro delle bollette, le difficoltà del commercio internazionale da e verso alcuni Paesi, l’impennata dell’inflazione e la difficoltà di reperire molte materie prime». La Lombardia - magra consolazione - attutisce lievemente il colpo: la media nazionale indica infatti una perdita di 929 euro di potere d’acquisto. Il dato peggiore è per il Trentino-Alto Adige, -1.685 euro a famiglia; la Sicilia perde invece «solo» 437 euro. La fotografia è plastica: a gennaio, prima dell’invasione russa, si stimava per il 2022 una crescita del 4% del Pil lombardo; ad aprile la proiezione di crescita si è limata al 2,6%. In termini «reali», questa forbice si tradurrebbe per la Lombardia in una mancata crescita equivalente a 3,9 miliardi di euro.

Inflazione, la «prova» di maggio

Da mercoledì si faranno altri conti, quelli per calcolare l’impatto su scala provinciale dell’inflazione durante il mese di maggio. Intanto, nei giorni scorsi l’Istat aveva rendicontato l’andamento di aprile. In Bergamasca l’inflazione su base mensile era stata nulla: 0%, cioè i prezzi non erano cresciuti rispetto a marzo (mentre a marzo erano aumentati dell’1,1% su febbraio). La variazione tendenziale su base annua si attestava comunque al +5,2%, seppur in lieve frenata rispetto al picco del +5,4% che s’era osservato a marzo 2022 (record da quando l’Istat fornisce i dati provinciali). Aprile aveva segnato dunque un inizio di frenata nella corsa dei prezzi, anche per via degli effetti dei primi provvedimenti governativi: gli ultimi giorni di maggio sembrano dare un’indicazione invece più incerta.

La Coldiretti ha rilanciato un allarme: sono aumentati del 14% i prezzi di produzione dell’industria alimentare sul mercato interno in Italia, per effetto dei rincari energetici e del balzo delle quotazioni delle materie prime provenienti dall’estero

Coldiretti: alimentari al +14%

La chiave è forse nelle lenti attraverso cui si legge il fenomeno. Da marzo si è cercato di contenere il prezzo delle bollette, ora galoppa lo scontrino della spesa. Proprio sul tema, la Coldiretti ha rilanciato un allarme: sono aumentati del 14% i prezzi di produzione dell’industria alimentare sul mercato interno in Italia, per effetto dei rincari energetici e del balzo delle quotazioni delle materie prime provenienti dall’estero. «Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore, anche combattendo le pratiche sleali e nel rispetto della legge», ha commentato il bresciano Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti.

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Benzina verso quota 1,9

Uno scossone lo segnano, di nuovo, anche i prezzi dei carburanti. Secondo il monitoraggio di «Quotidiano Energia» basato sui dati comunicati dai gestori all’Osservatorio del ministero dello Sviluppo economico, il prezzo medio nazionale praticato della benzina in modalità self va a 1,902 euro/litro (1,892 il valore precedente), con i diversi marchi compresi tra 1,900 e 1,915 euro/litro (no logo 1,893). Il prezzo medio praticato del diesel self si posiziona a 1,824 euro/litro (valore precedente 1,821), con le compagnie tra 1,803 e 1,838 euro/litro (no logo 1,811).

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«Una reazione a catena»

Di «prezzi ormai fuori controllo» parla Mina Busi, presidente di Adiconsum Bergamo: «Tutti gli abbuoni che il governo ha studiato, partendo dalla benzina, sembrano aver esaurito l’effetto – commenta Busi –. La gente è preoccupata, lo constatiamo quotidianamente dalle richieste nei nostri uffici. Si stanno erodendo i risparmi: i più anziani stanno aiutando i figli in difficoltà, chi ha investito paga invece il conto della situazione difficile dei mercati, chi tiene i soldi sul conto vede invece erodere il potere d’acquisto per via dell’inflazione. Senza dimenticare che gli stipendi sono fermi. Occorre ingegnarsi per risparmiare dove possibile, a partire dall’importanza di non sprecare il cibo». Per Christian Perria, presidente di Federconsumatori Bergamo, «non si vedono segnali di miglioramento»: «Il prezzo della benzina è aumentato di circa 15 centesimi in un mese – segnala Perria -. È la reazione a catena a preoccupare di più: da un lato c’è l’inflazione, dall’altro c’è una mancata crescita economica che porta a minor investimenti e quindi a una ristagnazione salariale. A parità di stipendi, si fanno i conti con prezzi maggiorati. Il governo deve mantenere l’attenzione alta, proseguire e migliorare se possibile gli aiuti già messi in atto».

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