Problemi alla tiroide. Équipe a tutto tondo
per soluzioni mirate

CLINICA SAN FRANCESCO. Un piccolo organo la tiroide, una ghiandola di appena 5 centimetri, ma che può causare seri problemi se non funziona correttamente o se diventa sede di un tumore.

E nelle valli bergamasche lo si sa bene: il gozzo colpisce una persona su 5. Per gozzo si intende un aumento del volume della tiroide: nella maggior parte dei casi esso non causa alcun sintomo ma, se il volume della tiroide aumenta, possono verificarsi disturbi della respirazione e della deglutizione. Da non sottovalutare sono anche i noduli della tiroide che, nella bergamasca, colpiscono 120 persone su 1000 (maschi) e 230 su 1000 (femmine). «Sono spesso formazioni benigne - spiega il chirurgo Simone Beretta, specializzzato in chirurgia della tiroide, in servizio alla Clinica San Francesco di Bergamo - ma nello 0,3% dei casi hanno caratteristiche di malignità, ovvero tumori della tiroide. Può capitare, inoltre, che la tiroide produca troppi ormoni tiroidei. In questi caso si manifesta una condizione chiamata ipertiroidismo che causa nervosismo, ansia, iperattività, perdita di peso, battito cardiaco rapido o irregolare. Molte sono le possibili cause, la più comune è il morbo di Basedow-Graves, una malattia autoimmune che può colpire a qualsiasi età. Se invece la tiroide non produce abbastanza ormoni, si verifica una condizione chiamata ipotiroidismo che, se non curata, causa obesità, dolori articolari, infertilità e malattie cardiache. Per questo tipo di problematiche l’incidenza nella Bergamasca è allineata a quella del resto d’Italia con 50 casi su 1000 per l’ipotiroidismo e circa 8 su 1000 per l’ipertiroidismo».

E il chirurgo quando interviene?

«Un gozzo che crea disturbi compressivi, un Morbo di Basedow, un nodulo autonomo che non risponde alla terapia medica o un tumore tiroideo: queste - spiega Beretta - sono le situazioni che prevedono un intervento chirurgico di asportazione della tiroide. In Clinica San Francesco a Bergamo è attivo un team multidisciplinare che coinvolge l’endocrinologo, il radiologo e il chirurgo per decidere l’approccio terapeutico migliore per ogni paziente, la cosiddetta tailored surgery. Si è abbandonata ormai l’abitudine di operare il paziente per poi affidarlo al medico curante, in favore di un programma circolare dove ogni specialista prende parte al percorso di cura garantendo continuità assistenziale. È fondamentale preservare le paratiroidi e il nervo laringeo ricorrente che è responsabile della motilità delle corde vocali. Per fare questo, alla Clinica San Francesco, utilizziamo il monitoraggio nervoso intraoperatorio (Ionm), dispositivo che consente di testare durante l’intervento la funzionalità dei nervi laringeo superiore, ricorrente e vago».

È importane, infine, garantire anche un ottimo risultato estetico «utilizzando - spiega ancora Beretta - la mini cervicotomia o tecnica mini invasiva videoassistita (Mivat): tramite una piccola incisione si riesce ad asportare tutta la tiroide o solo metà e si può eseguire anche l’asportazione dei linfonodi metastatici. Dopo l’intervento il paziente può già mangiare e bere e la degenza dura una o due notti. Il recupero è soggettivo ma nella maggior parte dei casi nel giro di 10 giorni si torna alle proprie normali attività. Da marzo 2023, quando si è attivato il team della San Francesco, sono stati operati circa 70 casi di patologia endocrina con ottimi risultati e piena soddisfazione da parte dei pazienti».

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