Traumi da sport in aumento nei ragazzi. «Effetto di lunghe pause senza attività»

Nei 10 primi mesi del 2021 oltre 700 accessi al pronto soccorso del «Papa Giovanni».

Infortuni da stress e sovraccarico fisico, piccoli e grandi traumi dovuti alla prolungata assenza dai campi da gioco e da una ripresa dell’attività sportiva (soprattutto quella non agonistica) non adeguata alle condizioni di fisici che, seppure molto giovani, hanno cambiato aspetto – e pure sostanza – nei tanti mesi di stop trascorsi davanti al pc. C’è anche questo fenomeno, registrato da ortopedici, pediatri e medici dello sport, tra le conseguenze della pandemia nei più giovani; un fenomeno per certi versi atteso, ma che si sta rivelando più massiccio di quello che ci si aspettava. «Ci saremmo attesi un aumento dei traumi alla riapertura delle attività ludiche e d’intrattenimento, ma non pensavamo di registrare così tanti casi. È come se ci fosse stata una sorta di frenesia da uscita, una voglia esagerata di fare qualsiasi cosa, che alla fine ha portato i ragazzi a farsi male in tutti i modi».

Così i medici dell’Unità di Ortopedia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo commentano la ripresa degli accessi in pronto soccorso dopo le limitazioni imposte dall’emergenza Covid. Il picco si è raggiunto tra maggio e giugno, quando ormai ci si era lasciati alle spalle le chiusure totali del lockdown, con 384 e 405 accessi in pronto soccorso per traumi di ragazzi fino ai 17 anni compiuti. Di questi, solo l’1% è arrivato in codice rosso, mentre la maggior parte – tra il 45 e il 47% – sono stati codici verdi o addirittura bianchi. Ma il trend in crescita (rispetto sempre agli accessi per traumi dei ragazzi) si è confermato anche nei mesi successivi: nei primi 10 mesi del 2021, gli ultimi a disposizione, sono stati 704, quasi quanti ne furono in tutto il 2019 (725) e molti di più dei 636 del 2020.

«La percezione – spiega Federico Chiodini, primario dell’Unità di Ortopedia del Papa Giovanni XXIII – è che questi infortuni siano stati molto più numerosi: i ragazzi, alla ripresa dell’attività fisica, sono stati sottoposti ad allenamenti intensivi e concentrati nel tempo; e questo fatto ha favorito l’insorgere di problemi fisici soprattutto agli arti inferiori e superiori, a seconda degli sport praticati». Una statistica non esiste, poiché la maggior parte di questi infortuni vengono curati direttamente in famiglia, tra le mura domestiche e senza passare sotto la lente (e, dunque, negli annali) dei pronto soccorso. I numeri degli accessi in ospedale hanno seguito di fatto l’andamento delle ondate pandemiche, sotto traccia è emerso tuttavia un fenomeno che desta qualche preoccupazione: «Seppure in mancanza di numeri certi – dice Chiodini – chiunque di noi si è reso conto di questa situazione fin dall’inizio dell’autunno».

Tendiniti, talloniti, dolori al ginocchio per i calciatori, ai polsi e alle braccia, che hanno costretto tanti ragazzi a un’altra fermata ai box di giorni o di settimane, con conseguenze a volte anche importanti, non tanto a livello fisico, quanto motivazionale e psicologico: «Diciamo innanzitutto che muscoli e tendini hanno bisogno di riprendere gradualmente, soprattutto quando ci si trova in presenza di una pausa prolungata, di una massa muscolare più debole e di una massa grassa maggiore – dice il primario del “Papa Giovanni” –. Parliamo di un fenomeno che spesso capita a settembre, ma che quest’anno si è visto in maniera molto più accentuata rispetto al passato, e ha interessato soprattutto i ragazzi che praticano sport a livelli non agonistici; sono loro che durante l’emergenza hanno dovuto interrompere l’attività per tanti mesi e alla ripresa, i loro allenatori avrebbero dovuto tenere conto in maniera più attenta delle loro condizioni fisiche».

E così a farsi male sono stati soprattutto i ragazzi che hanno meno confidenza con l’attività sportiva: «Questo perché – aggiunge Chiodini –, più si fa sport e meno si è esposti al rischio di fratture, poiché si ha una capacità di coordinare i movimenti del proprio corpo e di risposta alle sollecitazioni, nettamente superiore, rispetto a chi è meno allenato o non lo è per niente».

Tornare al divano dopo aver riassaporato il ritorno al movimento fisico, per tanti ragazzi può essere stato anche un motivo in più per abbandonare definitivamente la pratica sportiva, con conseguenze non soltanto fisiche, che potrebbero avere effetti col passare dei mesi e degli anni.

«Tanti giovani sono aumentati di peso per via della vita più sedentaria cui sono stati costretti, e hanno maturato una certa svogliatezza nel tornare a fare sport – dice Nicola Guindani, ortopedico pediatrico dell’ospedale Papa Giovanni –. Per loro questi infortuni possono aver rappresentato uno stimolo a non riprendere più».

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