Il 2020 dell’Atalanta in testo e video/2 Lo stop per il Covid, i protocolli, le porte chiuse. E una ripresa a colpi di goleade

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C ontinua il nostro lungo viaggio nel 2020 dell’Atalanta. Mese dopo mese, settimana dopo settimana, partita dopo partita. Con il racconto di ogni sfida, ma soprattutto l’analisi delle statistiche, l’evoluzione dei numeri in media ogni novanta minuti durante tutto l’anno solare. Nella prima puntata (leggila QUI ) abbiamo racconta come è iniziato il 2020 dell’Atalanta, dal 5-0 rifilato al Parma fino al 3-4 sul campo del Valencia, all’inizio di marzo. Poi lo stop del campionato e di tutto il calcio europeo a causa dell’epidemia. Siamo ad aprile. L’Italia è chiusa in casa, ma inizia a vedere una luce alla fine del più buio dei tunnel. Calano i ricoverati negli ospedali, lentamente iniziano a svuotarsi i reparti di terapia intensiva e, anche a Bergamo, la città più colpita, la situazione sembra migliorare. Ci si può quindi permettere di tornare a parlare di calcio, di campionato che deve proseguire. Il tempo per terminarlo nei tempi previsti a inizio stagione non c’è e le strade sono due: fare dei playoff per assegnare scudetto, piazzamenti nelle coppe europee e retrocessioni, oppure continuare durante l’estate.

Il primo passo lo fa la UEFA, che decide di rinviare al 2021 gli europei. Un passo che apre la strada alla scelta forse più logica per tutelare il mondo del calcio nei confronti di chi detiene i diritti televisivi: finire il campionato in estate. L’Italia fissa a metà giugno la ripresa, non senza polemiche legate a tamponi e norme di sicurezza. Viene stilato un protocollo molto chiaro tra Governo (attraverso il Comitato Tecnico Scientifico) e la FIGC: ciclo di tamponi prima di ogni partita, i negativi possono giocare, i positivi vanno in isolamento. Si giocherà, ovviamente, a porte chiuse. Questo causa la polemica delle frange più calde delle tifoserie italiane, che vorrebbero ripartire solo quando ci sarà la possibilità per tutti di rientrare allo stadio. “Football without the fans is nothing”, il calcio senza pubblico è niente, il motto di questa protesta, preso in prestito da un club storico come il Celtic. Seguendo questa filosofia, però, il calcio sarebbe ancora fermo, oltre che spolpato totalmente dal punto di vista economico.