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L’attenzione all’ambiente opportunità di sviluppo per l’impresa

Scopriamo come le strategie in campo ambientale possono diventare vantaggio competitivo anche per le Pmi.

Lettura 9 min.

Sommario

Ambiente, non solo rischi e costi
Piccole imprese, è qui la svolta
Eco-efficienza, partire da dentro
La buona pratica va comunicata
La sostenibilità ti differenzia
Sostenibili e vantaggiosi
Quali prospettive di sviluppo
Checklist

Che ruolo ha oggi l’ambiente? È questa la domanda che dobbiamo porci quando parliamo di sviluppo d’impresa, perché l’impresa è immersa in un contesto sociale e politico in cui, ormai, l’ambiente gioca un ruolo fondamentale.

Istituzioni e società civile hanno, inoltre, iniziato a considerare l’ambiente non solo come elemento da preservare, ma anche come opportunità di sviluppo.

Ci si è resi conto inconfutabilmente che la distruzione dell’ambiente, a livello economico, si traduce in costi, e che questi costi sono sempre più alti, per la società, per le imprese e per i governi.

Ambiente, non solo rischi e costi

L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile indica tra gli obiettivi principali la lotta al cambiamento climatico, un fenomeno che coinvolge ormai tutto il pianeta e in modo sempre più drammatico. Gli studi del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change) hanno messo in evidenza il ruolo preponderante che lo sviluppo economico globale ha avuto nel determinare il Climate Change : hanno così indicato nel cambiamento dei sistemi economici e produttivi il principale rimedio a questo fenomeno.
Una grande sfida globale per istituzioni, imprese e consumatori, che richiede forti cambiamenti, tempo e investimenti. Come può essere vincente, questa sfida?

Rendendo il cambiamento una fonte di sviluppo e soprattutto di nuove opportunità di business, per far sì che gli investimenti siano percepiti come tali, e non come semplici costi.

Le imprese, chiamate a modificare i propri modelli di business, ma anche a salvaguardare i profitti e la crescita, quale ruolo possono avere?

La strategia svolge in tal senso un ruolo fondamentale, poiché consente di

Piccole imprese, è qui la svolta

Come possono le piccole e medie imprese beneficiare di questa fase di transizione verso un nuovo sistema economico?

Circa il 90% delle imprese italiane è costituito da Pmi, che producono circa il 64% del fatturato nazionale e impiegano il 72% della forza lavoro totale. Non si può pensare di escludere le Pmi da una strategia di sviluppo sostenibile, ma è altrettanto necessario adattare la strategia a questo contesto.

Circa l’80% dell’impatto ambientale del segmento industriale in Italia è dovuto alle attività delle Pmi.

Quindi le scelte di queste aziende sono particolarmente rilevanti per la sostenibilità ambientale del nostro Paese.

Per queste imprese l’ambiente è già di per sé un elemento molto importante, visto lo stretto legame con il territorio, in cui operano.

E dove hanno bisogno di mantenere e attrarre risorse umane, naturali e finanziarie. Il degrado del territorio può determinare un rapido spopolamento e una grande perdita di risorse, pertanto le Pmi devono essere parte integrante del processo di cambiamento.

Se è vero che le grandi imprese sono solitamente più attente alla sostenibilità ambientale, è pure vero che il settore di appartenenza ha un ruolo rilevante, anche all’interno delle stesse Pmi. Alcuni settori industriali ad alto impatto ambientale (ad esempio chimico, agricoltura, costruzioni) vedono un’alta presenza di Pmi, che risultano aperte a una serie di rischi ma anche di opportunità. Le imprese che operano in settori critici per l’ambiente devono gestire una vasta gamma di questioni ambientali, maggiori pressioni dai loro stakeholder e maggiori controlli da parte delle istituzioni.

Tuttavia, proprio in virtù dei maggiori controlli e delle maggiori pressioni accade spesso che le imprese operanti in settori ad alto impatto ambientale tendono ad essere maggiormente attive in tema di sostenibilità . Per cui implementano numerose pratiche, cercano di ottenere buone performance ambientali e tendono anche a divulgare maggiori informazioni sul proprio impatto ambientale.

La regolamentazione ha sempre avuto grande importanza nello spingere le Pmi a impegnarsi nella gestione ambientale, ma recentemente è cresciuto il ruolo delle motivazioni strategiche . Quelle che operano in settori ad alto impatto ambientale hanno la possibilità di ottenere benefici dall’adozione di standard ambientali più elevati e dallo svolgimento delle proprie operazioni in modo più ecologicamente responsabile, se queste scelte vengono poi sfruttate per ottenere un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti.

Tuttavia, recenti studi hanno messo in chiaro che alcune piccole e medie imprese possono essere più proattive rispetto alle grandi aziende, anche se le motivazioni sono diverse. Le Pmi hanno una minore percezione dei benefici genericamente associati alle imprese di grandi dimensioni, come la riduzione dei costi e una migliore reputazione, e si concentrano sui processi, sui prodotti, sull’audit e sulla rendicontazione. Quelle che operano in settori ad alto impatto ambientale hanno bisogno di avere un approccio proattivo alla sostenibilità per poter competere con le altre imprese: avendo meno risorse, però, la sfida per i manager e gli imprenditori è quella di individuare nuove risposte, creative, innovative, informali e diverse da quelle delle grandi imprese.

Ma quando conviene essere all’avanguardia in tema di sostenibilità ambientale?

Quali pratiche conviene rafforzare nelle piccole e medie imprese?

A questa domanda ha risposto Renato J. Orsato, ricercatore dell’ Insead di Parigi, che ha evidenziato quattro strategie di base che le imprese possono adottare per ottenere un vantaggio competitivo rispetto ai propri concorrenti:

Eco-efficienza, partire da dentro

Questa strategia prende in considerazione la riduzione dei costi attraverso un continuo miglioramento dei processi interni e della supply chain . Secondo questo approccio è fondamentale implementare pratiche sostenibili che consentano di ridurre l’uso delle materie prime, il consumo di energia, gli scarti realizzati, e le emissioni in atmosfera. In parallelo questa strategia considera fondamentale riorganizzare e ottimizzare i processi organizzativi e produttivi, ad esempio investendo in nuovi macchinari a risparmio energetico o più efficienti, impiegando una logistica più efficiente e apportando soluzioni di eco-design.

Questa strategia risulta appropriata per imprese che necessitano di ridurre i costi e contemporaneamente migliorare l’impatto delle proprie attività sull’ambiente , specialmente in contesti B2B dove è presente un alto utilizzo di energia e produzioni su larga scala. In linea generale, un traguardo potrebbe essere l’adozione di sistemi di certificazione EMAS o ISO:14001, ma le imprese più piccole possono anche sviluppare internamente soluzioni adatte allo scopo, senza sostenere i vincoli finanziari e burocratici collegati alle certificazioni.

Un esempio di questa strategia viene dal settore del trasporto aereo , dove le principali compagnie a livello globale stanno ammodernando le loro flotte con aerei più moderni e dai minori consumi (es. Airbus A320neo, Airbus A350, Boeing B787).

Nel contesto delle piccole e medie imprese, invece, sono molte le aziende che stanno razionalizzando le proprie operazioni di logistica (ottimizzando i carichi, miniaturizzando il packaging), o ammodernando i propri impianti (macchinari, illuminazione, climatizzazione) per ridurre l’incidenza dei costi collegati.

La buona pratica va comunicata

La seconda strategia è la differenziazione dei processi (Beyond Compliance Leadership)

Questa strategia passa dall’implementazione di pratiche sostenibili, possibilmente oggetto di certificazione. Le imprese che seguono questa strategia sono interessate non solo ad aumentare l’efficienza produttiva della loro organizzazione, ma anche ad ottenere un riconoscimento degli sforzi profusi a favore dell’ambiente da parte dei clienti e del mercato in generale. Perseguendo questa strategia può essere utile ottenere una certificazione EMAS o ISO:14001, ma anche investire in politiche di comunicazione che consentano di far conoscere i miglioramenti ambientali apportati, altrimenti non visibili. Questa strategia consente di sviluppare buone capacità organizzative, come risultato dei lunghi e complessi processi di certificazione, e anche di sviluppare e arricchire le politiche di comunicazione nei confronti del mercato, dei consumatori e anche dei dipendenti .

Risulta adatta nei settori industriali in cui la reputazione e le certificazioni sono importanti, nei mercati internazionali sensibili alle tematiche di sostenibilità , e sempre più spesso anche per partecipare alle gare della Pubblica amministrazione attraverso il Green Public Procurement (guarda il Pdf del ministero). Il Gpp, definito anche Appalto o Acquisto Verde della Pubblica amministrazione, prevede che la Pa introduca temi ambientali come criteri di preferenza per la scelta dei propri fornitori. Va segnalato inoltre che in alcuni settori le certificazioni si sono trasformate da elementi distintivi a elementi necessari per poter operare.

Un esempio di questa strategia è dato dalle imprese che adottano la certificazione Leed (Leadership in Energy and Environmental Design) adattabile a più settori, oppure Pefc (Programma Europeo di Certificazione Forestale) specifica per la fornitura del legno.

La sostenibilità ti differenzia

Terza pratica, l’eco-branding. Questa strategia punta sull’implementazione della sostenibilità ambientale come strumento di differenziazione dei propri prodotti e servizi , che possibilmente assumono uno specifico marchio a forte richiamo ambientale.

Questa strategia dà molta importanza all’eco-design, alla comunicazione del brand, alle campagne di informazione dei consumatori.

Fa diventare la sostenibilità ambientale il principale valore aggiunto che viene offerto al cliente, sotto forma di qualità, sicurezza, salute e design.

Generalmente, questa strategia è adatta ai settori B2C, cioè alle aziende che si rivolgono direttamente al consumatore finale: se fino a poco tempo fa il target erano i mercati di nicchia, piccoli ma con grande capacità di spesa, oggi questo trend ha investito anche il consumo di massa, raggiungendo anche la grande distribuzione.

Oltre a orientare la scelta dei consumatori, questa strategia si presta alla realizzazione di un premium price, poiché un numero crescente di consumatori è disposto a spendere di più per prodotti che assicurino una qualità alta e un minore impatto ambientale.

Per ottenere un vantaggio competitivo da questa strategia è necessario tenere a mente alcune importanti considerazioni: è particolarmente efficace se ci si rivolge a consumatori disposti a pagare maggiormente per una differenziazione a carattere ecologico.

Per convincere i consumatori l’impresa deve fornire informazioni affidabili e credibili sulle prestazioni ambientali del prodotto/servizio, evitando la confusione spesso creata dalle attività di greenwashing; le imprese devono cercare di tutelare il proprio vantaggio competitivo facendo leva su marchi specifici e di forte presa per ridurre la replicabilità del proprio prodotto/servizio.

Un esempio di questa strategia è dato dal proliferare dei prodotti con marchi biologici e/o environmental-friendly, ormai presenti in quasi tutti i settori. Ad esempio, l’ecolabel Forest Stewardship Council (FSC) identifica i prodotti contenenti legno proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile. In Italia le imprese che hanno adottato questa certificazione vanno dai mobilifici alle cartiere.

La certificazione da agricoltura biologica, invece, viene rilasciata alle aziende solo se in ogni fase del percorso di produzione di un determinato prodotto, vengono rispettate una serie di regole stabilite in Italia dal Ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali. 

Sostenibili e vantaggiosi

Ultima via, la leadership di costo ambientale (Environmental Cost Leadership)

Questa quarta strategia mira a implementare pratiche di sostenibilità che consentono di ridurre i costi di produzione al fine di poter offrire sul mercato un prodotto a prezzi competitivi. Le imprese ricercano dunque in contemporanea un vantaggio di prezzo (abbassando il costo di produzione) e buone prestazioni ambientali. Questa è forse la strategia più difficile da far crescere, perché deve far leva sull’interesse per la sostenibilità ambientale, riducendo allo stesso tempo il prezzo dei prodotti/servizi: la bassa marginalità, infatti, riesce a sostenere gli investimenti necessari per l’implementazione della sostenibilità solo in presenza di grandi volumi. Per questo motivo le imprese che perseguono questa strategia portano avanti progetti di innovazione tecnologica di natura incrementale, che però possono risultare più facili da imitare.

Si tratta tuttavia di una strategia che potrebbe avere grande risalto per i mercati saturi, dove alla forte rivalità tra imprese, che spinge alla riduzione dei costi, si aggiunge l’inasprimento delle normative ambientali, che obbligano le imprese a modificare i propri processi produttivi.

Un esempio di questa strategia è dato dai crescenti modelli di business che puntano a ridurre il packaging, mediante contenitori riutilizzabili, o ad eliminarlo del tutto, prevedendo solo la vendita del prodotto. Sono sempre più diffusi i negozi che offrono prodotti al consumo (detersivi, bevande, olii, alimenti) sfusi, lasciando che il cliente riempia il proprio flacone direttamente dal distributore. Questa soluzione elimina il problema di confezioni e relativi imballaggi, e offre anche un risparmio economico, visto che i prezzi al dettaglio sono in media inferiori del 40% rispetto agli stessi prodotti confezionati.

Un altro esempio di questa strategia viene dato dall’ industria dell’imballaggio , in cui la concorrenza è basata fortemente sul prezzo; in questo settore, l’approvvigionamento di materie prime riciclate in larga quantità consente oggi di ottenere risparmi significativi e quindi di offrire prezzi ancor più competitivi.

Quali prospettive di sviluppo

L’ambiente è una risorsa per le imprese. Perché?

Un’elevata sensibilità ambientale può diventare simbolo di un’azienda, specialmente se fortemente legata al proprio territorio.

Pensare all’ ambiente come opportunità di sviluppo vuol dire anche

  • preventivare una riduzione dei costi
  • innovare a livello di prodotto e/o di processo produttivo non solo per migliorare la qualità del prodotto, ma anche per risparmiare energia e materie prime
  • ridurre scarti e rifiuti
  • diminuire l’inquinamento

La sostenibilità ambientale richiede una forte innovazione tecnologica, organizzativa, di processo e di prodotto, che deve essere spesso accompagnata anche da tecnologie avanzate. Sotto questo aspetto, investire nelle tecnologie, e soprattutto nelle tecnologie green, è un primo passo per colmare il gap con i concorrenti esteri.

Tuttavia, è molto importante che le imprese, in particolar modo le Pmi, adottino le pratiche di sostenibilità ambientale che più si adattano al proprio modello di business.

Spesso molte aziende si limitano a seguire i trend del momento, investendo in ambiti svariati, scollegati dal business aziendale, senza ottenere il ritorno sperato. Per questo i manager hanno bisogno di essere consapevoli degli impatti ambientali della propria azienda, per poter poi dare la giusta priorità agli investimenti ambientali. Così facendo ci sono diversi, possibili vantaggi

  • allineare gli investimenti green alla strategia generale della società
  • ottimizzare il ritorno economico
  • ottenere nuove fonti di vantaggio competitivo

Considerando poi che la maggior parte delle Pmi italiane opera in distretti produttivi è facile capire come gli stessi distretti possano diventare il fulcro dello sviluppo sostenibile per le Pmi italiane.

L’innovazione ambientale dei Distretti delle piccole e medie imprese potrebbe essere uno stimolo importante per l’aumento degli investimenti in miglioramenti tecnologici del settore industriale.

Fortunatamente, anche a livello fiscale, qualche incentivo è stato proposto negli ultimi anni per aziende attive nella ricerca e nello sviluppo, ma la strada è ancora lunga.

Checklist

  1. Studia le caratteristiche della tua azienda

    per impostare una strategia adatta al settore

  2. Se consumi molta energia

    inizia a studiare come ridurre i costi

  3. Per fare questo affronta un continuo miglioramento dei processi

    e tieni conto sia di quelli interni che della catena di fornitura

  4. Se lavori molto con la pubblica amministrazione

    una strategia può essere la differenziazione dei processi puntando alle certificazioni

  5. Se lavori a contatto con i l consumatore finale

    punta su marchi specifici: l’ ecobranding ti differenzia

  6. Fornisci sempre informazioni chiare

    e cerca di essere trasparente per convincere il consumatore

  7. Tutela il tuo vantaggio competitivo

    puntando su marchi per cui le altre aziende no potranno replicare la tua strategia

  8. Unisci sostenibilità e vantaggio economico

    ad esempio riducendo l’imballaggio

  9. Investi costantemente sulle tecnologie

    soprattutto su quelle green

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