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E-learning, realtà virtuale, IoT, connettività: i modelli della ripartenza

Articolo. Formazione a distanza, assistenza ai clienti da remoto, tecnologie digitali per l’installazione degli impianti: ecco come le imprese hanno ridisegnato le loro attività aziendali e le produzioni per affrontare il post-Covid

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L’innovazione della resilienza nell’impresa

La ripartenza del sistema industriale ha obbligato a un confronto con i vecchi modelli organizzativi, del lavoro, della produzione. Quei modelli oggi non reggono più. L’urgenza è accelerare quei processi di trasformazione tecnologica e di innovazione dei paradigmi a cui si tendeva senza avere in mente una vero e proprio termine di scadenza. Ora, quel termine è: oggi. Chi negli anni scorsi ha già battuto questa strada, oggi avrà forse meno problemi. Per gli altri sarà più di una sfida a rischio. Chi ha investito in innovazione dei propri processi produttivi e nella digitalizzazione d’impresa, avrà più facilità a reagire e lo farà più velocemente. Sul territorio non mancano che hanno trasformato questa crisi in opportunità e occasione per rimodellare, accelerando questo passaggio, il proprio paradigma aziendale e di business. Dal prodotto, all’innovazione di processo, alle strategie di marketing fino alla gestione del personale sono i campi di azione su cui le realtà bergamasche stanno già intervenendo. L’obiettivo è diventare resilienti nel post-Covid: una nuova capacità di collaborazione con i propri fornitori, garantire una maggiore flessibilità, riconfigurare i canali di fornitura e logistici.

Gianni Togni

vicepresidente del gruppo industriale Automha

Gianni Togni, vice presidente di Automha, realtà specializzata nella progettazione e realizzazione di magazzini per la logistica altamente automatizzati, ha individuato nella realtà aumentata e nelle potenzialità dello smartworking le nuove vie dell’azienda per mantenere alta la propria produttività. «Da tempo stavamo lavorando al miglioramento dei sistemi di manutenzione predittiva, un progetto che ci ha portato a sviluppare in fase prototipale alcuni software - spiega Togni -. Ora, l’emergenza ci ha portato ad accelerare questo processo, ricorrendo proprio alla realtà virtuale».
Per Automha non significa soltanto lavorare alla progettazione di un software per la realtà aumentata, ma progettare anche alla sua installazione da remoto sull’impianto progettato, viste le limitazioni a viaggi e spostamenti fisici.

Il vicepresidente spiega così il processo che li ha portati ad accelerare l’adozione di queste tecnologie: «Per noi il momento dell’installazione è sempre stato gestito sul posto dai nostri tecnici, ma con l’impossibilità a muoverci abbiamo creato dei tools che simulano l’impianto e che ci permettono di installare il software prima che l’impianto sia terminato, testarne la funzionalità e completare l’installazione da remoto». Allo stesso tempo, attraverso progetti in 3D e realtà aumentata i clienti possono assistere alle procedure finali fornendo l’eventuale supporto sul posto.

 

Le opportunità del lavoro a distanza

Se l’impresa bergamasca aveva programmato di sviluppare l’intero sistema di manutenzione predittiva con software di realtà aumentata sui propri impianti entro la fine dell’anno, è stata proprio l’emergenza virus ad accelerare il processo, come sottolinea Togni: «Può sembra indelicato, ma spesso sono proprio le situazioni di criticità maggiore che ti fanno prendere consapevolezza delle necessità reali della tua azienda». Nel sviluppare il progetto, inoltre, Automha ha preso accordi con un partner americano per sviluppare un software di intelligenza artificiale in grado di apprendere gli elementi di manutenzione e predire, indicandoli, gli interventi da eseguire. Questo studio, accanto alla dotazione di sistemi di realtà virtuale su tutti gli impianti, permetterà ad Automha una completa gestione da remoto dei loro progetti.

Dal fronte industriale al versante organizzazione del lavoro. Un altro aspetto potenziato da Automha durante il lockdown è stato il regime di lavoro in smart working, spostando l’ottica molto più vicina al lavoro a progetto, che alle logiche del telelavoro. «Ammetto che avere una filiale in Cina ci ha resi consapevoli della portata e dell’opportunità di questo modo di lavorare. Per questo, avevamo già iniziato a parlare di smart working e di organizzazione del lavoro da casa - spiega Gianni Togni, sottolineando una valutazione positivo sull’esperienza. - Sta funzionando e lo stiamo mantenendo. Il pensiero che più mi attanagliava era di capire quanto fosse il ritardo da recuperare con la riapertura dell’attività. Invece, non solo tutto il lavoro è stato portato avanti, ma con il nuovo sistema abbiamo potuto misurare un aumento della produttività».
Con le nuove regole sanitarie in azienda sono presenti 40 persone attive, altre 120 lavorano in smart working. Togni conclude: «La possibilità di gestirsi il proprio tempo e una maggiore tranquillità anche emotiva ha consentito di attivare team di lavoro con i quali condividere momenti di formazione con video e tutorial proprio su come rendere efficace il lavoro da casa. Ha funzionato molto bene. Un aspetto, insieme al sistema di comunicazione intranet aziendale coinvolgendo tutti i nostri collaboratori nel mondo, ha mantenuto alto il tenore e il regime di produzione».

Una formazione da remoto per assistere ogni cliente

Digitalizzazione dei contenuti formativi, sessioni in videostreaming e ottimizzazione dei gruppi da formare in funzione dei differenti fusi orari nel mondo. Il lockdown non ha bloccato Diapath e l’attività formativa: l’azienda di Martinengo, specializzata nella progettazione, nello sviluppo e nella distribuzione di strumenti, reagenti e consumabili nel settore dell’anatomia patologica, ha ripensato il modello di interazione tra distributori, clienti finali e personale interno, offrendo un nuovo modello formativo basato sull’e-learning. Tra marzo e aprile 2020, appoggiandosi a una piattaforma digitale interna, sono state garantite 300 ore di lezione, quattro i docenti interni Diapath che hanno coinvolto il personale di 31 diversi Paesi. Il tutto senza mai interrompere l’ordinaria attività e i percorsi di innovazione e ricerca. Anzi, è in corso una ricerca internazionale per la realizzazione di kit di diagnosi precoce di Covid19.

Alberto Battistel

Chief operation officier di Diapath

«Diapath eroga un servizio essenziale - spiega Alberto Battistel, chief operation officier - a supporto dei laboratori di anatomia patologica impegnati nella diagnosi, garantendo la continuità assistenziale ai propri partner, clienti e pazienti. Sono state prese decisione tempestive che hanno dato, nel breve, linee guida e procedure operative molto specifiche per garantire l’operatività, tutelando della salute dei dipendenti. A questo proposito sono stati forniti a titolo gratuito kit di mascherine e disinfettante a tutti i dipendenti e ai loro familiari».

 

Il progetto di Diapath Academy, partito nel 2016 con Federica Bergamini, marketing and customer service manager, è un ente interno nato con l’intento di coltivare talenti e professionalità: una business unit aziendale che organizza corsi destinati sia al personale interno, sia ai distributori e clienti finali. Eroga un mix tra formazione scientifica, commerciale e tecnica con una componente pratica, aperta anche a sessioni didattiche di approfondimento che coinvolgono gli operatori dei laboratori di anatomia patologica, provenienti da ogni parte del mondo.

Accorciare la catena delle decisioni ha consentito di riorganizzare tutta la produzione in funzione delle nuove domande di ospedali e centri sanitari

Nel 2019, sono state erogate oltre 800 ore, con un incremento rispetto all’anno precedente del 40%. Formazione normalmente in loco a Martinengo, impossibile nel corso del lockdown. Da qui la decisione tempestiva di trasformazione la formazione tradizionale in e-learning: «Dalle situazioni difficili è possibile cogliere nuove opportunità – commenta Carmelo Lupo - head of innovation di Diapath - In uno scenario di aeroporti chiusi, persone costrette a casa, mezzi di trasporto e interazioni azzerate a causa del distanziamento sociale, in pieno lockdown siamo riusciti a digitalizzare la formazione rendendola più accessibile e trasversale».

Carmelo Lupo

Head of innovation di Diapath

Quattro docenti, 300 ore erogate in due mesi, 31 Paesi raggiunti. E ora il modello si rafforza: «Ci stiamo strutturando per dare continuità al progetto rendendo la Diapath Academy ancora più digital», evidenzia Lupo. La piattaforma online sarà corredata anche da una biblioteca virtuale arricchita di corsi di taglio accademico e scientifico che includerà presentazioni classiche, video-lezioni e video-tutorial.
Durante il lockdown l’attività produttiva di Diapath Sicurezza è proseguita grazie anche alla riorganizzazione delle linee di produzione essenziali, dell’assistenza alle strutture ospedaliere, attraverso una catena decisionale corta, a rapporti diretti con clienti e fornitori e capacità di lavorare a distanza. Sui mercati esteri, ha attivato comunicazioni dedicate a partner e distributori con approvvigionamenti schedulati. Anche l’Innovation Department di Diapath non si è fermato: è nato un progetto per un bando europeo con una rete di nove tra centri di ricerca e imprese distribuiti su cinque Paesi europei differenti. Una partnership nata per realizzare un kit di diagnosi precoce di Covid19 e che permette di riconoscere anche persone asintomatiche e casi fin dalle primissime fasi di contagio.

Sistemi IoT e un esoscheletro impongono le connessioni

L’edilizia è stato uno dei settori più colpiti dal lockdown, e non solo per la chiusura dei cantieri delle grandi opere. Ma questo fermo attività in emergenza sanitaria ha di fatto costretto le imprese del settore a fare i conti anche il cambiamento del proprio mercato edilizio, di fronte a nuovi bisogni, a esigenze e ad abitudini che hanno ridefinito la domanda di abitazioni e dei suoi spazi, ripensate su nuovi parametri di utilizzo degli spazi (pensiamo solo al nuovo ruolo dello smart working in una casa), conseguenza di richieste di una clientela profondamente cambiata nelle sue abitudini da questa emergenza. In quest’ottica Marlegno, azienda di prefabbricazione di legno 4.0, sede a Bolgare, sta sperimentando il proprio sistema AdeSA tramite il bando “SCC Innovation Hub” della Regione Lombardia per la riqualificazione energetica di edifici. Un sistema potenziato dall’introduzione di sensori e tecnologia IoT nei componenti costruttivi. Il sistema AdeSA è un esoscheletro di legno ingegnerizzato dall’azienda di Bolgare, e rientra in un progetto sviluppato con le Università di Brescia e di Bergamo.

 

L’esoscheletro di pannelli di legno coibentati consente di intervenire sugli edifici, senza costringere le persone che vivono al suo interno di lasciare l’abitazione, riqualificandolo sismicamente e implementando le performance energetiche, di isolamento e di comfort interno. È smontabile e riciclabile a fine vita, può essere applicato dall’esterno del fabbricato con la funzione di cappotto energetico, guscio antisismico oltre a ridare appeal e modernità alla forma architettonica dell’immobile.

L’obiettivo è favorire il benessere, la sicurezza, la connessione online con piattaforme di servizi, anche pubblici

Su questo progetto in questi giorni Marlegno ha ripreso il cantiere della palestra del Villaggio Marcolini, a Brescia, realizzato con questa tecnologia, la stessa a cui punta Marlegno in materia di cognitive building: «La struttura architettonica sarà implementata con sensori in grado raccogliere dati che vengono rielaborati e letti da algoritmi di intelligenza artificiale e machine learning, per individuare e correggere i comportamenti poco virtuosi, sia dell’edificio che dei suoi abitanti, favorendo il benessere, la sicurezza, la connessione con piattaforme di servizi, anche pubblici». Con questo nuova evoluzione tecnologica, Marlegno declinerà il suo know-how secondo i nuovi trend delle costruzioni in legno “take care” e l’attenzione alla collettività. Alessandro Greppi, ingegnere del dipartimento Ricerca e sviluppo della società di Bolgare, spiega: «Lavoriamo alla ristrutturazione integrata dal punto di vista sismico, energetico e architettonico di un edificio residenziale pubblico con l’inserimento di sensori che avranno due scopi principali. Il primo è quello di monitorare la sicurezza e lo stato di salute dell’edificio per offrire report utili per la manutenzione o la rilevazione di danni causati da eventi straordinari, per esempio i fenomeni sismici. Il secondo è quello di aumentare il benessere degli abitanti, massimizzando il comportamento energetico virtuoso dell’involucro e degli impianti, per un significativo contenimento dei consumi».

Angelo Marchetti

Amministratore delegato di Marlegno

Nei piani dell’azienda di costruzioni in legno c’è quindi lo sviluppo del sistema AdeSA nelle sue funzionalità domotiche e IoT, che, applicate ad una unità abitativa, sono poi estendibili ad un progetto più ampio che vedrà la raccolta dei dati provenienti dalle abitazioni e dai suoi abitanti, come punto di partenza per implementare servizi alla persona a scala urbana.
L’ad Angelo Marchetti racconta: «Marlegno ha scelto un modello sostenibile e l’innovazione ci ha permesso di uscire dalla nostra comfort zone, avere un’organizzazione flessibile e la capacità di monitorare i nuovi trend. È stato fondamentale investire in ricerca e sviluppo, collaborando con le università e gli istituti di ricerca e le istituzioni, per strutturare una proposta differente e avanguardista per nicchie di mercato sempre più ampie».

Le nuove formule dei servizi per le imprese

  • Servizi di consulenza finanziaria e legale digitali
    Boom delle consulenze online rivolte alle imprese per aspetti glegali e soprattutto finanziari: il bisogno è aumentato durante il lockdown e c’è da chiedersi se queste proposte anticipino delle tendenze future.
  • Servizi in rete di società per le imprese
    Rivolto a piccole e medie imprese, questa partnership va a coprire dall’aggiornamento sui sostegni per le imprese a temi di carattere più generale come la gestione del lavoro in ufficio o da casa.
  • La condivisione di impianti e macchinari
    Imprese diverse hanno messo a punto sistemi per compensare l’eventuale sottoutilizzo di macchinari e tecnologie creando calendari condivisi tra aziende di settori differenti in momenti programmati.
  • La centralità delle soft skill per la ripartenza
    Le soft skill, oltre a essere fondamentali per la comunicazione in tempi difficili, sono decisive per il buon funzionamento delle task force che molti consigliano di organizzare per guidare la transizione.
  • Ripartire da una nuova organizzazione aziendale
    Offrire consigli online sulla gestione del personale (reclutamento virtuale, leadership, onboarding), ma anche supporto nella costruzione di nuove esperienze digitali, come la gestione delle video-riunioni.
  • Uno sguardo tecnologico anche al futuro
    Attivati nuovi servizi dedicata alle startup: sono nate piattaforme di home office messe online e pensate per la gestione digitale di progetti, streaming live, webinar e servizi cloud dedicate alle aziende.