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Investimenti , green jobs e filiere industriali
La sostenibilità è già nelle piccole imprese

Articolo. Il Covid non ha fermato le innovazioni green, sempre più imprenditori sono consapevoli dei vantaggi competitivi della transizione ecologica anche nelle Pmi. Ma ecco gli ostacoli con cui fare i conti

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I Champions green del territorio

È aumentato ancora. Altre quindici imprese sono entrate nelle fila dell’esercito verde di aziende eco-sostenibili della provincia di Bergamo. La sfida della transizione ecologica a Bergamo oggi è forte di 6.598 imprese, quinta provincia in Lombardia con un peso del 7,3% e dell’1,5% in Italia con oltre 441mila imprese verdi. Tutte imprese che nei cinque anni 2016-2020 hanno continuato a investire in tecnologie e prodotti green. Il 21,4% delle imprese totali lo ha fatto nel 2020 e nonostante la pandemia non si è verificato alcun rallentamento (21,5% nel 2019). Con un fenomeno nuovo: la distribuzione delle imprese che sostengono investimenti green per classi dimensionali evidenzia ancora una forte correlazione tra propensione ad investire e dimensione. Una strategia e una capacità ancora molto caratteristica delle grandi industrie, ma anche le piccole e le medie stanno velocemente recuperando terreno, con strategie e capacità innovativa importante.

La nuova certificazione dell’ultimo Focus Lombardia del Rapporto GreenItaly non esita a indicare queste imprese come emergenti e come modello di riferimento di transizione ecologica reale. Sostenibili perché progettano prodotti, trasformano processi, innovano materiali secondo i criteri del nuovo paradigma di economia circolare: ogni prodotto viene pensato per essere riutilizzato, rigenerato e riciclato. E ogni processo è impostato per essere efficiente, per ridurre i consumi di energia, per eliminare ogni possibile scarto. Gli investimenti sono la leva forte di questa trasformazione. Così è chiaro come alla transizione ecologica si può contribuire anche se di piccole e medie dimensioni.

 

A guardarle da fuori sembrano come le altre, come ce ne sono tante sul territorio. A distinguerle sono tre fattori. Il primo, sono presenti e trasversali a tutti i settori produttivi, dal legno al tessile, dal meccanico all’edilizia, dal legno-arredo alla meccatronica. E la chimica o una biochimica con un sistema in forte crescita che utilizza le risorse biologiche, a partire da materiali residui e scarti, per la produzione di beni e di energia - uno dei pilastri del Green New Deal europeo, al centro anche di molti progetti del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza -. Tra i comparti della bioeconomia c’è la chimica verde, ambito rispetto le imprese del “distretto” bergamasco dispongono di competenze all’avanguardia che le posizionano tra i leader nazionali ed europei.

Angelo Luigi Marchetti

Amministratore delegato di Marlegno

«È la direzione giusta, un approccio integrato all’interno delle filiere per creare la giusta supply chain e condividere le innovazioni tecnologiche e di competenze. L’impresa manifatturiera sta cambiando moltissimo – spiega Angelo Luigi Marchetti, ceo di Marlegno, eco-azienda certificata dal report Symbola e gruppo leader dell’edilizia e del modello abitativo sostenibili -, cresce sempre più la componente di servitizzazione e questo impone di aumentare in relazioni, scambi, collegamenti fra imprese per creare nuove possibilità, nuove soluzioni di processo, nuovi prodotti. Alla fine significa nuovi mercati».

I numeri della competitività delle imprese

La terza differenza la fanno i numeri, quelli che contano, del bilancio economico: nel 2021 sono cresciute di più, il 14% delle aziende green hanno avuto fatturati più alti contro il 9% delle altre. L’emergenza sanitaria non ha fermato gli eco-investimenti che sono cresciuti nel 60% contro il 36% delle altre. Di più, i risultati dell’indagine 2021 del Centro studi Tagliacarne-Unioncamere su imprese industriali e di servizi hanno dimostrato che la crisi Covid ha influito e accelerato le scelte di investimenti dell’azienda nella sostenibilità ambientale in oltre il 20% dei casi.

L’export è aumento del 12% nelle aziende green contro il 9% delle altre. E fra le eco-investitrici la quota di aziende ha iniziato a esportare il 31% in più contro un ridotto 20% delle altre. Ha aumentato l’occupazione il 12% delle green contro il 9% delle tradizionali. E nell’ultimo triennio 2018-2020 le eco-imprese registrano una produttività superiore del 17%, un indicatore cresciuto del +5,9% contro il +3,3% delle tradizionali.

 
Ermete Realacci

Presidente della Fondazione Symbola

«La sostenibilità è ormai presente nelle strategie industriali di tutti i settori produttivi, con l’economia circolare che accelera nelle aziende del made in Italy – spiega Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola -. e coinvolge già oggi un terzo delle nostre imprese. Ma l’accelerazione è verso un’economia più a misura d’uomo che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori. Siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro».

Edilizia, tessile, meccanica, automotive, agricoltura, tutto si muove in questa direzione con un monitoraggio sulla sicurezza chimica dei processi e nell’eliminazione delle sostanze più pericolose. Crescono le iniziative di ecodesign e si sperimentano nuovi modelli di business basati sull’allungamento del ciclo di vita dei prodotti e sulla valorizzazione di materiali second life. La meccanica – e il territorio è ricco di fornitori e leader di settore - e l’automotive legate anche alla filiera produttiva dell’auto elettrica con la digitalizzazione sta già supporta l’efficientamento delle catene di fornitura, la riorganizzazione aziendale e la riduzione degli impatti ambientali. Oggi L’Industria 4.0 accompagna la transizione digitale green, il 37% dei consumi elettrici delle aziende vengono coperti da fonti rinnovabili. Ma anche pensando i processi di progettazione e produzione dei prodotti e componenti meccanici.

 

Le strategie delle imprese per i nuovi settori

Uno sguardo sul settore più in crescita, l’automotive, sia a livello nazionale sia a livello di provincia di Bergamo, rivela che è nella produzione di veicoli elettrici e nella filiera produttiva che si gioca la partita della riorganizzazione di uno dei sistemi più importanti: in Italia, la produzione di auto elettriche e ibride, che nel 2019 rappresentava solo lo 0,1%, nel 2020 è salita al 17,2%, mentre nel primo trimestre 2021 è arrivata al 39,5%.
Circa un’azienda su tre si è posizionata nel mercato dei veicoli elettrificati sviluppandone la componentistica. «Un ruolo importante in questa riorganizzazione possono svolgere politiche di sostegno alla filiera come già avvenuto in altri Paesi, sui territori - spiega la relazione al Rapporto Symbola - dove le competenze manifatturiere potranno sempre più integrarsi con la ricerca e il design creando sinergie nel segno dell’innovazione e dell’efficienza, trasformandosi da centri di produzione in poli di innovazione per l’auto elettrica».

 

L’occupazione e le competenze in sostenibilità

Un percorso che sta avendo effetti benefici anche sull’occupazione, il dato fra i più significativi. Bergamo è sesta in Italia per il più alto numero di profili e competenze green inserite nelle imprese: oltre 31mila contratti green jobs avviati nel 2020, un peso del 2,7% sul totale delle assunzioni nazionali e un’incidenza del 47% sul totale dell’occupazione provinciale.

Andrea Prete

Presidente Unioncamere

«Il Covid non ha fermato gli investimenti green, perché sempre più imprenditori sono consapevoli dei vantaggi competitivi derivanti dalla transizione ecologica. Ma ancora oltre la metà delle imprese manifatturiere percepisce questo passaggio più un vincolo che una opportunità. Ma secondo il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, ci sono anche altre ostacoli sulla strada della transizione energetica ed ecologica. «Dare ulteriore impulso alla transizione green significa intervenire: sulla carenza di competenze attraverso percorsi di formazione adeguati; sulla diffusione di una cultura d’impresa più sostenibile; sull’accesso al credito bancario per facilitare il reperimento di risorse destinate investimenti ambientali; sulle norme e sulla fiscalità, semplificando le procedure amministrative oltre a incentivi e agevolazioni; sulla creazione di mercati per la sostenibilità (Green public procurement); sull’affiancamento da parte delle istituzioni alle imprese, sia nelle problematiche di carattere tecnico e tecnologico, sia di assistenza all’accesso a risorse e servizi».

 

Ma sotto il profilo dell’occupazione a segnare un trend positivo sono stati i contratti relativi ai cosiddetti green jobs. I rapporti di lavoro verdi attivati nel 2020, sono il 35,7% dei nuovi contratti. E guardando alle figure ricercate dalle aziende per le professioni di green jobs, dal Rapporto Symbola è indubbia l’alta domanda di figure professionali più qualificate ed esperte in materia di sostenibilità, una richiesta predominante in aree aziendali ad alto valore aggiunto.
A fine anno, da uno sguardo sulla dimensione nazionale, gli occupati con una professione da green job sono arrivati a 3,2 milioni. Con questo effetto asimmetrico sui diversi settori dell’economia: «Se molte imprese hanno perso quote di reddito ed occupazione nel 2020 - si legge nel rapporto Symbola - , per altri c’è stata, invece, crescita o consolidamento. Il settore green rientra tra questi, avendo sostanzialmente confermato nel 2020 le performance del precedente anno sia in termini di investimenti sia di occupazione».

«L’agenda della transizione ecologica richiede nuove competenze e nuove professionalità - spiega Marchetti – capaci di connettere le nuove sensibilità. Sulla formazione, sulle conoscenze e sulle competenze legate alla sostenibilità occorre investire molto, sia da parte della scuola sia del mondo universitario. Ma anche le imprese – è il monito di Marchetti – devono fare la loro parte, garantire una formazione continua e di qualità, tempestiva. Ogni ritardo rischia di mettere fuori l’azienda che non riesce a stare al passo con la velocità dei cambiamenti in corso».

 

Le difficoltà, freno agli investimenti green

Un ultimo passaggio, legato agli ostacoli sulla strada della transizione: un’ultima parte dell’indagine del Centro studi Tagliacarne-Unioncamere sulle imprese industriali e terziarie ha messo in evidenza i principali ostacoli che ancora oggi, di fronte ai programmi e al pacchetto di finanziamenti del Pnrr, con cui le imprese devono fare i conti nell’introdurre investimenti green. È vero che l’emergenza sanitaria e lacirsi che ne è scaturita non ha comunque fermato gli investimenti in processi e prodotti sostenibili, perché sempre più imprenditori sono consapevoli dei vantaggi competitivi derivanti dalla transizione ecologica. Ma ancora oltre la metà delle imprese manifatturiere percepisce questo passaggio più come un vincolo che una opportunità. Ecco in che termini.

 

Le nuove imprese per garantire il futuro

TESSILE: la Carvico protagonista della sostenibilità
Il settore tessile e della moda ha dimostrato negli ultimi anni un nuovo impegno nel monitoraggio della sicurezza chimica dei processi per reimpostarli secondo la nuova sfida dell’economia circolare.

MECCATRONICA: Cosberg a supporto della transizione digitale
La meccanica e l’industria 4.0 stanno supportando le filiere produttive nella transizione digitale green, ripensando i processi e componenti meccanici, e soluzioni per allungare il ciclo di vita degli impianti.

LEGNO-ARREDO: Foppapedretti modello di economia circolare
Nella filiera del legno arredo già oggi il 95% del legno viene recuperato per produrre componenti nuovi per l’arredo, con un risparmio nel consumo di CO2 pari a 2 milioni di tonnellate/anno.

 

EDILIZIA: La nuova visione sostenibile della Marlegno
I mondo dell’edilizia si è mosso nella direzione dell’efficientamento energetico. In questo, un percorso nuovo affianca innovazione e sostenibilità nella costruzione, nei materiali e comfort abitativo.

ABBIGLIAMENTO: L’ecodesign guida il modello Santini
Crescono nel settore le iniziative di ecodesign e si sperimentano nuovi modelli di business basati sulla valorizzazione di nuovi materiali sostenibilie a processi integrati per ridurre le emissioni di gas serra.

MECCANICA: L’efficienza innovativa di Roboteca
La sostenibilità nel settore chiede uno sforzo di sviluppo di innovazione per garantire efficienti processi: robotica, automazione e intelligenza artificiale sono i nuovi fattori per garantire qualità d prodotto e sicurezza.

Angelo Luigi Marchetti

Amministratore delegato di Marlegno

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Transizione ecologica, qual è la reale priorità?

Ogni azienda non può più restare isolata e procedere da sola. Il vero passaggio è quindi orientare gli investimenti verso una maggiore integrazione fra le singole imprese, lungo le diverse filiere a cui appartengono. Creare community, supply chain più ampie, arcipelaghi di aziende per condividere tecnologie, competenze e crescere in competitivtà.

Le competenze tornano sempre come emergenza...

Direi che resta la priorità: formazione in competenze tecniche, ma molto anche le trasversali. Tutte queste abilità portano nuova e più alta qualità nel lavoro, nei processi e nei prodotti finali. Anche in questo condividere e collaborare fra imprese sono decisive in una fase di transizione ecologica.

La crescita non si fa solo per dimensioni, quindi?

Non è l’unica via. Anzi. Una opportunità per il mondo della manifattura è l’approccio integrato, aumentando, collegamenti, relazioni e condividendo le proprie specificità tecnologiche e innovative. Si creano nuove occasioni di sviluppo e per acquisire nuove quote di mercato. Occorre restare veloci nelle risposte al mercato e più competitivi rispetto ai vecchi modelli organizzativi