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La sfida IoT e Pnrr una crescita che le piccole-medie imprese non capiscono

Articolo. Le Pmi non riescono ancora a dare una svolta decisiva verso l’innovazione in un’ottica 4.0, un ritardo che rischia di compromettere il ricorso ai fondi del Piano di ripartenza e l’avvio di progetti indispensabili per restare nelle nuove filiere industriali

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La forza trainante della smart home

Sembra quasi un paradosso, o comunque un ribaltamento delle dinamiche attese, ma nell’ambito IoT, l’Internet of Things, è stato il mercato consumer a dare una spinta decisiva anche all’anima business delle applicazioni IoT in ambiente industriale.
Per capire meglio basterebbe pensare alla crescita massiccia dei dispositivi connessi solo in ambito smart-home (la massiccia avanzata dei contatori intelligenti, degli assistenti vocali, delle auto sempre più connesse nelle loro funzioni di guida e di sicurezza, del boom dei televisori intelligenti), per arrivare alla sfera, seppur caratterizzata da una dinamica molto più lenta, della smart-city. Le dimensioni di questo mercato stanno infatti crescendo. Il 2021 è stato infatti un anno importante per l’Internet of Things in Italia. L’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, nell’ultimo rapporto presentato mercoledì, registra questa forte crescita del mercato, +22% sul 2020, oggi a un valore di 7,3 miliardi di euro, al di sopra dei livelli pre-Covid quando valeva 6,2 miliardi di euro.

Cresce il mercato della domanda, ma in parallelo evolve in maniera altrettanto sostenuta anche l’offerta di soluzioni IoT con nuovi servizi di valore, grazie alla nuova e più consistente capacità di raccogliere grandi quantità di dati da oggetti e dispositivi connessi: il valore dei servizi raggiunge i 3 miliardi di euro, circa il 40% del mercato IoT complessivo, +25% sul 2020.

Ma c’è anche un’altra dimensione che in prospettiva sta spingendo forte questo mercato messo in evidenza da un’altra indagine, elaborata da Reply attraverso la piattaforma proprietaria di Trend Sonar con il supporto di Teknowlogy Group, ed è, in generale, la nuova tendenza della convergenza tecnologica: l’arrivo e lo sviluppo massiccio della rete 5G, l’adozione di sensori a basso costo, il miglioramento della comunicazione e della connettività fra sistemi automatizzati e impianti robotici, fra gli stessi veicoli e robot autonomi, ma anche di pari passo l’aumento della potenza di calcolo e la forte riduzione della latenza ha migliorato anche solo in questi tre ultimi anni la diffusione e l’efficacia dell’Industry of Things.
Ultimo lato di questo nuovo perimetro in chiave IoT è la nuova possibilità, anch’essa in forte crescita come spiegano i ricercatori di Replay, di creare vere e proprie reti private ad alta densità e che consentiranno la connessione di un altro numero di dispositivi, di macchinari, di sensori, di robot. Senza dimenticare, con l’ulteriore sviluppo della rete 5G e dell’allargamento del perimetro tecnologico fino a comprendere la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale in supporto ai lavoratori e ai processi in chiave 4.0.

 

La rivoluzione IoT sta già quindi mostrando tutto il suo efficacia, ma la dimensione di quanto potenzialmente possa essere ancora più ampia questa nuova area di applicazioni arriva dall’universo degli oggetti oggi già connessi. La fotografia scattata dagli Osservatori del Polimi, è chiarissima nell’indicare la velocità di questo trend: gli oggetti connessi attivi in Italia sono 110 milioni, quasi due per ogni abitante. Erano 37 milioni le connessioni IoT cellulari a fine 2021 (+9% sul 2020) e 74 milioni di connessioni abilitate da altre tecnologie di comunicazione (+25%). Tra queste, una spinta significativa arriva dalle reti Lpwa (Low power wide area) che sono raddoppiate in un solo anno, passando da 1 a 2 milioni di connessioni. La spinta maggiore sul mercato viene data proprio delle applicazioni che utilizzano tecnologie di comunicazione non cellulari, 3,9 miliardi di euro, +30%. Crescita più contenuta, +6% a 3,4 miliardi di euro, invece, per le applicazioni che sfruttano la connettività cellulare.

La bassa maturità digitale delle Pmi

Fin qui il mercato. C’è poi una nuova prospettiva tutta legata alle risorse previste dal Piano di ripresa e resilienza, il Pnrr. E qui cresce la consapevolezza delle imprese sia ispetto alla sfida tecnologica, sia rispetto alle potenzialità di queste misure: il 70% degli imprenditori di fronte alle risorse del Pnrr ritiene che porterà grandi opportunità per investire in tecnologie (anche) IoT, anche se questo approccio è più delle grandi imprese. L’ancora bassa e insufficiente maturità digitale raggiunta, lascia quasi indifferenti, dall’altro, le piccole e medie imprese, le Pmi: non sanno fornire un parere in relazione a questo tema (28% delle aziende, dimostrando ancora una certa distanza rispetto al tema.

 

Le risorse finanziarie però sono già tutte sul tavolo. L’analisi di queste risorse, dentro il Pnrr, e che potranno interessare le tecnologie legate all’Internet of Things arrivano a 29,78 miliardi di euro. Di questi, 14 miliardi sono stanziati per ambiti che riguardano l’Industry 4.0 e la Smart Factory, 4 miliardi per l’Assisted living, in particolare per quanto riguarda la telemedicina.

Giulio Salvadori

Direttore dell’Osservatorio IoT

«Il mercato dell’Internet of Things si trova in una fase di grande sviluppo – afferma Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio IoT -. Sia dal punto di vista della crescita economica che della consapevolezza dei vari attori. Aziende, Pubbliche Amministrazioni e consumatori sono sempre più interessati a gestire da remoto asset e dispositivi smart, attivandone servizi e funzionalità avanzate. Si assiste poi al lancio di nuove strategie e modelli di business basati sulla servitizzazione e a un generale incremento delle aspettative per il futuro».

C’è poi il grande tema delle smart city in un’ottica di maggior e connettività e la messa a punto di un’offerta di nuovi servizi per i cittadini: le risorse disponibili sono state allocate all’interno di diverse Missioni, con 2,5 miliardi di euro in Rigenerazione Urbana (Missione 5), altri 2,5 miliardi per la Gestione del rischio di alluvione e del rischio idrogeologico (Missione 2). Altri 900 milioni per una Rete idrica più digitale, con l’obiettivo di ridurre le perdite e ottimizzare i consumi. Anche l’ambito Smart Building è presente in maniera trasversale, in particolare in un’ottica di transizione energetica ed ecologica, dove la sostenibilità, l’efficientamento energetico delle case, degli edifici sono i pilastri portanti.

 

La sfida dei prossimi anni: più connessioni

Ed è proprio all’interno di questo ambito legato agli immobili e alle città intelligenti rientra parte degli investimenti destinati alle smart grid, le reti intelligenti: 3,6 miliardi per migliorare l’efficienza della rete e aumentarne la capacità, così da favorire, ad esempio, il passaggio a riscaldamento e raffrescamento con pompe di calore e, in generale, una migliore gestione della produzione distribuita di energia elettrica.

Angela Tumino

Direttore dell’Osservatorio Internet of Things

«Nei prossimi anni siamo chiamati ad una sfida che determinerà il futuro delle prossime generazioni – afferma Angela Tumino, direttore dell’Osservatorio Internet of Things –. La transizione ecologica potrà essere supportata da processi più efficienti, strumenti smart che permettano di ridurre i consumi di energia e di prevedere quando un macchinario ha bisogno di manutenzione, prima che questo si guasti. Su tutti questi fronti l’Internet of Things può svolgere un ruolo importante e la riprova di questo sta nei quasi 30 miliardi di euro contenuti nel Pnrr che riguarderanno progetti basati su tecnologie IoT».

Accanto a questi ambiti principali, ulteriori interventi sono legati indirettamente alle tecnologie Internet of Things, per consolidarne l’infrastruttura abilitante, come i quasi 7 miliardi di euro previsti per le reti ultraveloci (banda ultra-larga e 5G), agli 8,4 miliardi destinati al rinnovo di mezzi di trasporto quali treni, autobus e navi, o ancora ai 4,8 miliardi per la digitalizzazione della logistica.

 

Il peso e il valore dei progetti 4.0 nell’ndustria

L’analisi dell’Osservatorio IoT del Polimi si è poi concentrata con un focus dedicato all’Industry: l’indagine ha coinvolto 95 grandi imprese e 302 piccole e medie italiane in ambito Industrial IoT. Il risultato anche in questo caso è «incoraggiante».

Giovanni Miragliotta

Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things

Nella dimensione delle grandi imprese, otto su dieci, ha attivato servizi a valore aggiunto basati sull’Internet of Things (+4% sul 2020). «In due aziende su tre – spiega Giovanni Miragliotta, responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things - il contesto legato al Covid ha avuto ripercussioni sulle decisioni di investimento in nuovi progetti di Industrial IoT. Il 36% delle grandi imprese e il 40% delle Pmi ha deciso di aumentare gli investimenti. Una percentuale più bassa, rispettivamente il 31% e il 23%, ha invece ridotto il budget destinato a questi progetti. Il fatto che sia maggiore il numero delle imprese che ha deciso di investire costituisce un segnale incoraggiante, che può essere in parte attribuito anche agli ingenti investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in area Industria 4.0».

 

Se da un alto la dimensione aziendale è un po’ il criterio che distingue la sensibilità, alto o più fredda, verso le opportunità del Pnrr, la stessa dimensione aziendale determina anche il livello di conoscenza delle applicazioni di Industrial IoT. Se infatti la ricerca degli Osservatori indica che il 96% delle grandi aziende dichiara di conoscere le soluzioni IoT per l’Industria 4.0, solo il 46% delle Pmi ne ha sentito parlare. E qui ritorna il tema di quanto ancora ci sia da sensibilizzare e raccontare sul fronte della consapevolezza digitale sotto una soglia dimensionale d’impresa. Il 69% delle grandi aziende ha avviato comunque almeno un progetto, contro solo il 27% delle piccole che ha fatto altrettanto. Un dato che può essere letto in prospettiva positiva: rispetto al 2020 si è registrato una lieve riduzione del ritardo esistente tra grandi imprese e Pmi in termini di conoscenza (-3%) e a un lieve aumento per quanto riguarda la diffusione dei progetti (+3%), segnali – concludono gli analisti degli Osservatori del Polimi, che evidenziano come le Pmi non riescano ancora a dare una svolta decisiva verso l’innovazione in una prospettiva urgente di Industry 4.0 o di smart factory.

Antonio Capone

Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things

Focus

Le tecnologie che guidano la transizione digitale

Le tecnologie Low Power Wide Area (LPWA) in banda non-licenziata sono sempre più adottate per lo sviluppo di soluzioni IoT in virtù di una maturità tecnologica che si sta consolidando e di una diffusione sempre più ampia. «Il 2021 è stato un anno rilevante per le tecnologie LoRaWAN e SigFox - spiega Antonio Capone, responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things -. LoRaWAN è stato formalmente riconosciuto come standard dall’International Telecommunication Union (ITU-T), il principale ente di standardizzazione delle tecnologie di comunicazione, mentre SigFox ha lavorato per consolidare la sua presenza sul mercato e sul dispiegamento di nuove reti». Sul fronte dell’interoperabilità, prosegue l’evoluzione delle tecnologie abilitanti e il rafforzamento degli ecosistemi. In particolare, nel corso del 2021 si è consolidato lo sforzo delle aziende membri della Connectivity Standard Alliance (CSA) verso la stesura delle specifiche di Matter, il nuovo protocollo per l’interoperabilità della Smart Home, seppur in ritardo sulla timeline definita nel 2020. Le prime dimostrazioni, presentate al CES di Las Vegas a inizio 2022 testimoniano il buon livello di avanzamento delle specifiche definite ad oggi e la crescente maturità della tecnologia a supporto degli standard presenti sul mercato.
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