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Il primo rating per misurare la vocazione green delle professioni

Articolo. Transizione energetica, la sfida si presenta sempre più imponente e determinante per la competitività delle imprese. La scommessa è trovare le competenze adeguate. Che cambiano sotto la spinta dell’innovazione e dell’evoluzione tecnologica. Ecco perché è decisivo disporre di repertori e di tassonomie che registrino e costruiscano mappe dell’evoluzione delle professioni innovative legate alla green economy.

Lettura 7 min.

Competenze adeguate per incontrare le imprese

È «Parigi 2024», il cantiere aperto per i Giochi Olimpici, a mettere in campo in questo momento e in tutta Europa il numero più alto di qualifiche, competenze, profili tecnici professionali e skill ad alto contenuto e intensità green. Impianti, palazzetti, residenze sono costruiti con materiali tutti a prova di impronta fossile: le moquette sono frutto di riciclo; ogni goccia d’acqua usata o piovuta viene recuperata per annaffiare piante, prati e fiori degli impianti; pannelli fotovoltaici ovunque; di plastica nemmeno l’ombra. I palazzetti sportivi sono interamente ricoperti di legno e vetro.

La sostenibilità ambientale, racconta Le Monde nel suo report settimanale sullo stato dei lavori, è la sfida francese della prossima 33esima Olimpiade. Parigi vuole far ricordare al mondo come i «suoi Giochi» saranno stati «storici per il loro impatto zero sul clima». Sembra difficile perdere la scommessa: per la progettazione, realizzazione, cura degli impianti, gestione energetica e manutenzione sembra ci sia stato bisogno di chiamare al tavolo praticamente tutte le 570 green skill essenziali (delle 1.392 censite) che l’Europa ha inserito nella mappa complessiva delle tremila professioni e associate a 13.890 competenze (classificazione Esco appena aggiornata).

La sfida, più in generale, fa effettivamente i conti con questa variegata montagna di lavori. Profili professionali sempre più richiesti dal mercato del lavoro, dalle imprese – dentro e a capo delle filiere produttive e industriali - impegnate in un percorso che assume sempre più valore strategico e leva di competitività: ingegneri elettronici, esperti in tlc, gestori di reti e sistemi telematici, tecnici del risparmio energetico, ma anche esperti in energie rinnovabili e poi analisti, progettisti di green software fino ad arrivare al responsabile delle vendite di prodotti green e all’esperto legale ambientale. Sono le competenze più richieste e decisive in questo momento per garantirsi un’assunzione, la loro domanda a fine 2022 variava fra il 65% e il 58% della domanda complessiva di nuovi profili.

 

Il lato green delle competenze

Il dato dominante è che sono tutte competenze green. La domanda crescente rispecchia a sua volta un bisogno di professionalità elevate legato alla crescita degli investimenti in tecnologie, processi e prodotti green sostenuti dalle imprese e dalle industrie nell’ultimo anno, il 24% con un +3% sul 2021. E il 52,5% ha investito in formazione di competenze green, tornando al ritmo pre-Covid.

L’impegno delle aziende nella transizione energetica è sempre più considerato un fattore strategico e di competitività, tanto che sul 2023 (dati Excelsior-Unioncamere) le imprese hanno richiesto al 76,3% delle assunzioni programmate (quasi 4 milioni di posizioni) profili con competenze green, e nel quasi 41% dei casi con un grado di importanza per la professione elevato. È a questo punto che emerge l’ostacolo. I risultati del sistema Excelsior, infatti, evidenziano che il mismatch cresce con l’aumentare dell’intensità dell’importanza con cui vengono richieste le competenze green: è difficile reperire oggi quasi il 40% dei profili e sale al 44% quando sono necessarie con elevato grado di importanza.

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Marco Manieri

Data Scientist della Direzione Studi & Ricerche di Anpal

Ma anche con uno spiraglio di dubbio: sono proprio tutti così “verdi” i green job e le competenze dell’economia dell’ambiente? Tutte sono equivalenti, hanno la stessa intensità, frequenza e vocazione green? Come fare per valutarle. E come variano nel tempo?

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Leopoldo Mondauto

Data Scientist della Direzione Studi & Ricerche di Anpal

Se lo sono chiesto e hanno trovato una risposta due ricercatori e data scientist italiani della Direzione Studi&Ricerche di Anpal, Marco Manieri e Leopoldo Mondauto. Che per primi hanno messo a punto un indice basato su un sistema di algoritmi, mappe, metadati, relazioni e un metodo avanzato di analisi statistica per differenziare su una scala di valori le professioni e occupazioni green in base alle effettive propensioni tecniche e abilità verdi a cui erano associate e coerenti con le richieste delle imprese per la transizione energetica. Il risultato è stato un sistema di green rating (l’indicatore MPI, indice sintetico complessivo) che restituisce un valore relativo e assoluto delle abilità, delle conoscenze e delle competenze green necessarie per svolgere una determinata professione.

 

La scelta strategica della formazione

Non tutti i lavori sono ugualmente green. Oggi l’ingegnere energetico spicca in cima alla classifica, seguono il consulente ecologico, l’esperto in impianti fotovoltaici è poco sotto, fino a scendere per 299 professioni e arrivare all’ingegnere esperto in smantellamenti, al responsabile dei cantieri edili, al tecnico dei percorsi di smaltimento rifiuti. Ma è una classifica di oggi, “provvisoria”, visto il continuo processo di miglioramento e aggiornamento della gerarchia delle abilità sotto la spinta di innovazione, migliore e più efficiente tecnologia e ora con già affacciata l’intelligenza artificiale a fare la sua parte.

Così, setacciati i cluster delle occupazioni con la maggior propensione verso la green economy, i due analisti hanno scoperto che solo 328 occupazioni avevano almeno il 10% di green skill essenziali. Altro filtro e così sono state messe al bando le qualifiche “eccentriche” (in tutto 29) come i pet sitter, i lavavetri, il trasportatore di animali vivi o il chiropratico per animali, che invece l’Europa considera “verdi”.

Ne sono rimaste 299 reali: 67 ad alta vocazione green, 53 a vocazione media, 78 a vocazione medio bassa e 101 a vocazione bassa. Il 31,4% sono professioni intellettuali e scientifiche, il 24% invece occupazioni tecniche intermedie. Poco più di 8 su dieci sono professioni con skill medio-alte.

 

L’importanza della vocazione “verde” dei lavori

«Oggi è sempre più necessario e decisivo disporre di repertori e tassonomie capaci di registrare e mappare non solo le professioni green esistenti - spiega Marco Manieri -, ma registrare l’evoluzione delle professioni e dei loro contenuti tecnici e innovativi per i processi industriali». Disporre di uno strumento che monitora questi cambiamenti «aiuta a costruire con maggiore puntualità il passaggio dai generici green job a specifiche competenze green – spiega il collega Mondauto -: pensiamo ai processi di upskilling o di reskilling, si potrà monitorare in tempo reale come cambiano abilità e conoscenze tecniche chiave e inserirle nella progettazione di percorsi formativi delle figure professionali in vista della domanda del mercato del lavoro e dalle imprese nell’ambito degli investimenti in ottica economia verde e transizione energetica».

 

Ma la mappa dei due ricercatori Maineri-Leopoldo va anche oltre la classificazione in base al green rating dei lavori. In un’ottica di trasversalità e complementarietà, è stato messa a punto sul sito Anpal una dashboard dove gli stessi dati sulle single professioni generano cluster in cui alle competenze essenziali di ogni gruppo di profilo sono associati a lavori con conoscenza, abilità e competenze opzionali per svolgerle, sono i green job di prossimità. Un altro indicatore che orienta strategicamente verso i requisiti più richiesti quando si entra nel mercato del lavoro.

Lo dicono sempre i dati del report Unioncamere-Anpal: le competenze green sono decisive per l’assunzione di ingegneri elettronici e in telecomunicazioni (64,5%), tecnici gestori di reti e di sistemi telematici (57,8%). E gli indirizzi di laurea a cui è associata una domanda di green skill con abilità associate superiori alla media – pari al 45,5% – sono l’indirizzo agrario, agroalimentare e zootecnico (competenze green elevate richieste al 74,7% dei laureati), ingegneria civile ed architettura (61,5%), ingegneria industriale (55,9%) e statistica (54%).
Una fotografia precisa, ma in forte evoluzione per contenuti e specializzazioni delle professioni. Ecco perché l’importanza di un indice che sappia monitorare, insieme alla domanda di profili, i contenuti in termini di abilità, competenze e conoscenza richieste di ogni professione verde “aggiornata” alle nuove e ultime tecnologie della transizione green.

 

Le professioni green oggi più ricercate

Nel mondo del lavoro, di oggi e sempre più del futuro, c’è solo una tendenza che prevale e resterà dominante sulle altre dinamiche professionali: la capacità di essere leva e strumento di sostenibilità. Ecco perché tra le professioni del futuro, i profili più ricercati che spiccano, per oltre sei volte su dieci, sono i green jobs, i lavori verdi.
Le loro caratteristiche sono legate alle conoscenze tecniche: sono necessarie per migliorare l’efficienza energetica; ottimizzare l’uso delle materie prime; limitare le emissioni di gas serra; ridurre al minimo sprechi e inquinamento; proteggere e ripristinare gli ecosistemi; sostenere l’adattamento agli effetti del cambiamento climatico. Sono i pilastri della green economy. E nei prossimi anni ci sarà sempre più bisogno di questi profili. Ecco, secondo l’ultimo greport di Adecco, i sei professionisti, oggi più ricercati in assoluto.

- Esperto di energia sostenibile

Laureato in Ingegneria, progetta e coordina in azienda i sistemi che impiegano ogni tipo di energia rinnovabile attraverso analisi del territorio e con le tecnologie green coerenti ai fabbisogni aziendali.

- Ingegnere energetico

Branca dell’ingegneria industriale, studia i principi di fisica e chimica per applicarli alla progettazione di sistemi e soluzioni di impiego razionale dell’energia, così da ridurre consumo e impatto ambientale.

- Manager della sostenibilità

Ha il ruolo di governance dei processi: il manager della Sostenibilità punta a migliorare comportamenti e processi aziendali così da preservare l’ambiente e assicurarsi che ogni progetto sia sostenibile.

 

- Project finance green

È la figura gestionale legata ai prodotti finanziari green. È un esperto di finanza sostenibile: azioni, bond e investimenti relativi alle energie rinnovabili, la tutela della biodiversità, la gestione dei rifiuti.

- Giurista ambientale

Figura fra i dieci migliori green jobs del futuro: è un professionista laureato in Giurisprudenza che – attraverso master, seminari e corsi d’aggiornamento – si è specializzato nel campo del diritto ambientale.

- Marketer ambientale

Anche Green Marketer, è un esperto di marketing e di socio-economia, il cui obiettivo è trasmettere al consumatore i punti di forza di un’azienda, con oggetto i valori della sostenibilità ambientale.

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Il lavoro di messa a punto dell’indice di rating green ha utilizzato come base di partenza la classificazione Esco della Commissione Europea, punto di riferimento imprescindibile. Si tratta di una classificazione ricca di circa tremila professioni associate a più di tredicimila competenze, abilità e conoscenze.
L’ultima versione, ad oggi disponibile e diffusa nel 2022, è arricchita da un elenco di 570 green skills.
Da qui è partito il lavoro di Marco Manieri e del collega Leopoldo Mondauto per formulare una proposta metodologica per la definizione di un indice di rating in grado di quantificare la vocazione verde di ciascuna professione, studiando e valorizzando le ricorrenze delle conoscenze, abilità e competenze associate.

Ma perché un indice sulle competenze green?

Primo obiettivo di questa indagine di skill intelligence è selezionare fra le 3.000 professioni individuate a livello internazionale, quali fossero i lavori associati a competenze e abilità green reali. Ma subito dopo si sono riclassificate in base alla effettiva frequenza e intensità con cui le stesse abilità, conoscenze e competenze green erano associate e con quale reale vocazione green.

Il risultato è quindi una nuova classificazione...

È una classificazione più coerente con la definizione di professione green in base all’intensità delle competenze green e al loro livello di evoluzione nel tempo in funzione delle innovazioni e nuove tecnologie che vengono introdotte sul mercato e nelle imprese.

È Osservatorio statistico sull’evoluzione in tempo reale delle competenze green?

È una mappa in tempo reale, dato che attraverso software di analisi statistica, costruzione di algoritmi e raccolta automatica dei dati, che riesce a catalogare e a studiare in modo costante l’evoluzione delle professioni in base alla qualità e intensità delle competenze richieste.
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