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Viaggio nelle imprese: l’innovazione come valore che fa crescere il territorio

Skille ha iniziato un percorso per incontrare gli imprenditori, scoprire le eccellenze delle loro imprese e farle diventare luoghi reali di confronto. Un’occasione per costruire una comunità fra loro con obiettivi comuni. Ecco il racconto del primo incontro.

Lettura 11 min.

Viaggio nelle imprese: prima tappa in Val Seriana e Val di Scalve

Siamo partiti dall’Alta Valle Seriana e dalla Val di Scalve. Siamo entrati dentro le fabbriche, abbiamo incontrato tredici imprenditori nelle loro aziende, abbiamo parlato con loro di questo momento storico, di questo tempo in costante mutamento e pieno di incertezze.
Raccontare queste realtà in trasformazione è importante. Skille ha voluto farsi mediatore e portavoce di queste realtà, seconda una narrazione chiara e semplice. Ma immediata. Raccogliere la prospettiva di una visione che gli imprenditori hanno messo a fuoco e metterla in rete – non solo online – perché possa essere condivisa con gli altri capitani d’impresa del territorio.

Gli imprenditori lo hanno fatto. Hanno raccontato di sé e si sono incontrati, si sono parlati fra di loro, si sono confrontati guardandosi negli occhi. Facendo emergere le difficoltà e le opportunità che hanno saputo creare. Alla fine hanno messo a fattor comune il loro approccio a un nuovo modo di fare impresa e al modello di lavoro che verrà.

 

«Innovare oggi è una necessità per rispondere a un bisogno di competitività. Le soluzioni che solo oggi abbiamo progettato per un cliente, il prodotto adeguato e messo a punto per un mercato, la risposta organizzativa delle nostre imprese per creare nuovo lavoro, già domani corrono il rischio di non valere più. I nostri contesti di riferimento, mercati e clienti, cambiano così velocemente che ogni giorno bisogna veramente rimettersi in gioco. La nostra sfida quotidiana non è il domani, ma la capacità di anticipare i tempi, anche di anni».

Non pronuncia la parola chiave, quella più ricorrente e adatta di questi tempi. Ma lo scenario giusto che dipinge Diego Figaroli, manager delle Officine Meccaniche di Ponte Nossa, per raccontare quello che hanno fatto e stanno facendo le imprese di quei territori per restare in piedi è: resilienza. Le due Valli hanno pagato caro il prezzo della Grande Crisi del 2008, dieci anni di trasformazione del tessuto imprenditoriale, di perdite di aziende attive, di posti di lavoro cancellati. Tanto che oggi fra le preoccupazioni rimane ancora quella di come fermare lo spopolamento di quelle terre alte della provincia.

E allora: come fare per richiamare i giovani lassù una volta terminati gli studi nel capoluogo? Come convincerli che «anche qui sono state create le stesse condizioni e prospettive di un percorso professionale di alto livello, capace di valorizzare le loro competenze. E che li proietta e li fa parlare con il mondo intero? Che tutto questo dà anche una buona opportunità e qualità di vita?».
Perché il territorio è un valore forte da queste parti. Sono tutti imprenditori nati qui, e vogliono restare qui, ripetono. Nonostante infrastrutture e logistica insufficienti restano con lo sguardo alto, oltre le loro montagne. È il territorio che detta le regole anche della sostenibilità ambientale, della responsabilità sociale e che spinge a valorizzare e condividere con i propri dipendenti valori e obiettivi aziendali. Basta navigare nei loro siti aziendali: quasi sempre hanno come prima immagine una splendida vista sulla loro valle, raramente la prima foto è dell’azienda.

Un tema che ha spiegato molto bene Luigi Giudici, titolare della PBG Trading, sede a Clusone, 44 dipendenti e un fatturato di oltre 12 milioni e una specializzazione nella produzione, importazione diretta da tre Paesi e distribuzione del parquet. «La prima scelta che abbiamo fatto è stata di riportare in azienda la lavorazione di finitura e abbiamo avviato una nostra linea di verniciatura. Siamo nati come grandi artigiani, ma ora con l’adozione di tecnologie nuove e nuovi processi di lavorazione possiamo dire di essere passati alla dimensione di industria. Con una responsabilità in più: quella ambientale. Abbiamo adottato tecnologie anche in questo senso - spiega Giudici - che consentono lavorazioni totalmente con acqua, nessun componente chimico, e abbiamo abbattuto completamente emissioni sia di polveri sia vapori».

Siamo partiti da Rovetta. Skille ha raccolto tredici imprenditori dell’alta Val Seriana e della Val di Scalve nella sala test della Comelit, azienda che ha aperto le sue porte e ha ospitato la prima convention di Skille, iniziativa che si allargherà in un percorso a coinvolgere tutto il territorio della provincia bergamasca.

 

Da quella sala della Comelit siamo entrati nelle loro imprese con filmati, racconti, testimonianze. Gli imprenditori hanno spiegato come hanno trasformato la crisi in una opportunità, con quali strategie lo hanno fatto.
Hanno spiegato perché la Valle non ha puntato a resistere al cambiamento, sapevano che altrimenti sarebbe diventata ancora più fragile di quanto la crisi l’avesse già colpita. E le loro imprese non sarebbero sopravvissute. Hanno spiegato che la perdita di posti di lavoro e la chiusura delle fabbriche, dove ci sono state, non sono state causate dalla tecnologia. È venuto meno altro: è mancata la corsa all’innovazione.

Uno slancio che invece molti altri hanno saputo attivare. Le eccellenze delle loro fabbriche, delle loro produzioni lo testimoniano con risultati economici e di occupazione. In tutto il mondo.
E allora, gli abbiamo chiesto: chi ne è uscito, come ha fatto? Quali scelte ha messo in campo? Con quali strumenti, quali investimenti? Dove ha trovato e con quali competenze e risorse umane?

Innovazione: le 13 imprese che hanno saputo cambiare la prospettiva

Se per il mondo del lavoro oggi conta moltissimo, è determinante l’atteggiamento che ciascuno, i giovani in particolare, hanno nel prepararsi a un mondo del lavoro completamente nuovo e trasformato, la stessa sfida aspetta al varco gli imprenditori. Moltiplicata per dieci. Perché è da come calano in azienda la loro responsabilità che dipendono proprio quei posti di lavoro.

Atteggiamento, quindi, ma istruzione, formazione, connessione continua con l’innovazione, nuovi modelli che la tecnologia impone: tutto questo non è forse meno importante della necessità anche di un salto culturale netto, oggi si dice di un cambio radicale di paradigma a cui devono saper tendere.

«L’innovazione è un obbligo. Ma innovare è prima di tutto una richiesta del mercato, degli stessi clienti - spiega Gianluca Balduzzi, titolare di Sinergia, sede a Onore, oltre 70 dipendenti e un fatturato superiore ai 21 milioni nella progettazione e produzione di impianti e sistemi per il trattamento dei gas tecnici per tutti i settori industriali -. La pressione è forte: altissima qualità ma fortemente personalizzata. La nostra capacità è di progettare ogni prodotto come se fosse “cucito a mano” sulle esigenze del cliente».
E in questo percorso l’altro punto fermo è la tecnologia. Anche se, indica l’ultimo rapporto Ocse sul livello di innovazione acquisito dalle aziende, come molte aziende italiane «non siano sempre guidate da persone che comprendono la tecnologia. E questo è il problema: la continua innovazione divide i destini di chi è capace di cavalcarla e di chi no».

«Ma la tecnologia è una leva strategia importante – incalza Tina Verzeroli, a capo della Vemec di Ardesio, tre siti produttivi, 16,1 milioni di fatturato, 81 addetti e una leadership negli assemblaggi meccanici di medie e grandi dimensioni: si va dei teli tessili alle macchine utensili, alle piegatrici fino alle macchine per la lavorazione del marmo o per il taglio ad acqua -. Ma la nostra strategia vincente è stata la diversificazione. Grazie alla flessibilità tecnologica ci ha consentito di spaziare in altri settori, e di individuare mercati nuovi. Siamo arrivati così a produrre anche l’intero corpo delle macchine. Una leva strategica che ha fidelizzato il nostro cliente: le loro richieste vengono risolte direttamente con il nostro ufficio tecnico, con i nostri progettisti”.

La velocità della risposta è il requisito che gli imprenditori mettono in evidenza. Ed è la grande nuova variabile indipendente della competitività.

Dalla sala test dei prodotti elettronici della Comelit, azienda leader nella progettazione e produzione di sistemi di videocitofonia e automazione domestica, 25esima impresa fra le prime 500 fuoriclasse del made in Italy, un fatturato 2018 di 125 milioni, oltre 600 addetti, il presidente di Comelit Group, Gianni Lazzari, ribadisce l’importanza della diversificazione del prodotto sul mercato.

La competitività non solo costo

Ma il concetto di competitività Lazzari lo declina così: «Non è il costo o il prezzo che danno il vantaggio sui propri competitor. È il contenuto dell’offerta e la capacità di presentare una soluzione diversa quando si va sul mercato. Innovare per noi è una tensione costante, la tecnologia ha cambiato completamente l’approccio al prodotto. L’era digitale, l’avvento della connettività in ogni luogo e per ogni cosa –spiega Lazzari - hanno cambiato tutto: il cloud, l’internet of things, la sensoristica, la domotica. Noi siamo nati elettronici. La spinta della rete ci ha trasformati in informatici. La nostra eccellenza oggi è tutta nella capacità di interpretare il nostro prodotto per il mercato sempre diversamente. Innovare? È un modo di fare e di essere dell’azienda».

La personalizzazione delle risposte rispetto alle richieste del cliente sono sempre il punto centrale di ogni strategia aziendale. Come racconta molto bene, per un prodotto perfino particolare e dedicato al tempo libero, come il biliardino o il tavolo da ping pong, ma che la Fas Pendezza di Villa d’Ogna ha saputo trasformare in un vero oggetto “cult”. «Il nostro mercato è cambiato moltissimo in pochi anni, quasi a sparire. L’innovazione per noi - spiega Donatella Pendezza, titolare dell’azienda che oggi conta 30 addetti, un fatturato di oltre 4 milioni , l’80% nel mondo - ha significato pensare soprattutto al design del prodotto, alla personalizzazione, alla capacità di trasformarlo in un oggetto simbolo e di identità per chi lo acquistava. E così il gioco del calcetto, prima un’esclusiva di bar o luoghi pubblici di incontro, è diventato veicolo del brand di aziende. Un testimonial di promozione e la capacità di personalizzare anche questo oggetto è stata la nostra innovazione. E la sfida continua tutti i giorni».

Come per la Moreschi di Vilminore di Scalve, 35 addetti, 5 milioni di fatturato, tecnologia avanzata al laser.

«Abbiamo progettato nel nostro ufficio tecnico e costruito da soli la macchina per produrre una lama circolare di 3,2 metri di diametro – racconta orgogliosamente il titolare, Marco Moreschi -. Quel prodotto non esisteva sul mercato perché nessuno lo aveva mai prodotto. E il cliente, una multinazionale italiana, ne aveva bisogno. Nonostante la loro iniziale incredulità, noi siamo riusciti a dare la risposta che si aspettavano. E oggi siamo loro fornitori di prodotto e di servizi di manutenzione». L’incredulità era riapparsa anche quando si trattava di trasportare quelle lame a destinazione, sfidando le rocce sporgenti sulla tortuosa Via Mala scendendo da Vilminore. «Abbiamo trovato la soluzione anche a questo: quando scendiamo incliniamo di 45 gradi le lame verso il fiume. Quando saliamo e le riportiamo in azienda per la loro manutenzione, le incliniamo nel senso inverso».

«Ecco perché resto in questa Valle»

Sono le situazioni che includono già le risposte. Anche se un’altra domanda viene quasi immediata: perché fondare un’azienda qui, allora, se poi si devono affrontare tutte queste difficoltà?

«Eppure sono rimasto anch’io nonostante i problemi logistici e di mobilità. Per arrivare a Bergamo faccio 60-70 km di strada e raggiungere i clienti ogni volta è quasi una sfida – racconta Ottavio Duci, titolare della EffeDi Meccanotek, sede a Pezzolo di Vilminore di Scalve, 55 dipendenti, ricavi per 11 milioni e una specializzazione nelle lavorazioni meccaniche di alta precisione e di particolari su disegno -. Ma inseguire i clienti, anche in questo modo, ha trasformato tutte le nostre aziende in organizzazioni molto flessibili, capaci di adeguarsi con velocità e poi tecnologiche. Innovare, quindi, significa poter continuare questo lavoro. Se non si crede nella trasformazione del modo di produrre come una necessità, inevitabilmente si perdono competitività e opportunità preziose».
La Meccanotek è un piccola-media azienda, ma il dover affrontare gli stessi problemi come altre realtà dello stesso territorio, ha dato vita a un consorzio di piccole imprese, massimo dieci dipendenti. «Siamo orgogliosi di questa iniziativa. Attraverso il Consorzio si condivide un ufficio commerciale che consente di guardare e operare sui mercati esteri per tutti: ognuno va con il proprio progetto e prodotto, ma solo grazie all’unione di tante forze. E sta funzionando benissimo».

Gino Epis è appena tornato da una settimana in Cina. Ci tornerà in autunno. Titolare di Essenza, imprese del segmento pronto-moda, quartier generale a Cerete, oltre 50 addetti e un fatturato superiore ai 23 milioni, Epis i mercati li affronta così, da solo. «Siamo una piccola azienda, ma il mondo è sempre più il nostro mercato. Monitorare direttamente la piazza commerciale cinese, un paese in fortissima evoluzione e molto interessante da seguire, non è più oggi solo una questione per tenere sotto controllo costi e prezzi. Ma anche per confrontarsi sul livello di qualità del prodotto».

Il valore della ricerca va oltre le nostre imprese

Mercati globali. Ma il tessile è anche tecnologia innovativa: debutta sempre più la sensoristica sul corpo dell’uomo e ormai le t-shirt grazie ai microchip inseriti nei tessuti sono fonte di informazioni e veicoli di dati, che vengono raccolti e studiati soprattutto in campo sanitario. È la Val Seriana dell’azienda Punto Azzurro, sede a Rovetta, quasi 12 milioni di ricavi, 35 dipendenti, testimonial di questa produzione. Specializzata nella realizzzazione di indumenti finalizzati al recupero muscolare, ha annunciato per i prossimi giorni il lancio di un tessuto altamente tecnologico. Indossato aiuta a migliorare il recupero delle fasce muscolari dopo una fatica o uno stress fisico. «È il risultato di un lavoro di ricerca con il Politecnico di Milano, ed è stato pensato per le persone anziane. Nasce come un vero presidio sanitario, quindi. Nella realtà poi, visto le potenzialità di applicazione in altri settori - spiega il titolare Roberto Loda - si è creata per ora una forte contaminazione con il settore sportivo. Il brevetto è stato adottato per gli atleti di diverse discipline, vista la capacità di generare un recupero muscolare significativo. Lo consideriamo un risultato importante - conclude Loda - che dimostra come la ricerca e si suoi risultati possano rendersi disponibili anche in applicazioni per settori diversi da quelli da cui era partita. E questo è un altra direzione in cui si svilupperanno i processi innovativi».

Imprese quindi che restano, nonostante tutto. E che contribuiscono a determinare la trasformazione e l’evoluzione degli equilibri anche sociali ed economici di un territorio. Anche questo determina il lato competitivo di un’azienda.

«Restiamo perché crediamo nella capacità di fare sistema di questa terra – dice Ezio Ferrari, di Graphicscalve di Vilminore di Scalve, 200 addetti, 42 milioni di fatturato nei servizi di arti grafiche per stampa roto offset -. Sappiamo resistere, quindi. Ma guardiamo anche al mondo. E sappiamo che per restare competitivi bisogna essere veloci sia nel dare risposte, sia nel cambiare sistemi e tecnologie di produzione se si vuole far crescere l’azienda».
L’innovazione è il tema centrale del confronto fra imprenditori. «Significa tutto, e questo tutto è diventato altamente tecnologico: richiede un aggiornamento costante e continuo. Se non ci si crede non si va da nessuna parte».

La tecnologia come passione in azienda

Andrea Lodetti

titolare e socio di ML Engraving di Onore

La tecnologia è spesso anche la passione su cui sono state fondate queste aziende. «Come nel nostro caso, passione per il laser, una tecnologia che se ben conosciuta è capace di soddisfare esigenze e richieste che altri finora non hanno saputo colmare – racconta Andrea Lodetti, titolare della ML Engraving di Onore, 25 addetti tutti con meno di 27 anni, 3 milioni di ricavi, e leader mondiale di texture laser 3D -. Questo approccio di arrivare là dove nessun altro ci è mai riuscito, è sempre stata alla base della nostra ispirazione imprenditoriale. La tecnologia è quindi un punto fermo. Così siamo arrivati alla versa sfida: la progettazione digitale del software per far eseguire alle macchine lavorazioni laser in esclusiva».

Indirettamente spuntano così anche i nuovi materiali, altro fronte che richiede processi di lavorazione molto differenziati. «E con tempi sempre più veloci – racconta nel dettaglio Diego Figaroli, quality manager di Officine Meccaniche di Ponte Nossa, 64 milioni di ricavi e oltre 180 dipendenti -. Per esempio, nel settore dell’automotive, dove l’innovazione tecnologica è in grande evoluzione e quindi la competitività in fortissima crescita. In questo contesto di rapidi mutamenti – spiega Figaroli -, innovare significa dover quindi cambiare rapidamente anche i processi di lavorazione per trovarsi avanti rispetto ai propri concorrenti. Oggi noi per il settore automobilistico lavoriamo su prodotti mediamente in anticipo di due anni rispetto all’uscita sul mercato”.

Per questo Stefano Scainelli, titolare della Scame di Parre, 800 dipendenti nel mondo, un fatturato consolidato di Gruppo di 130 milioni, di cui 49 milioni dalla Capogruppo (280 dipendenti nella sede in Val Seriana), si sente «traghettatore». Lui che, con la sorella Lucetta, ha preso le redini del Gruppo dal padre Giovanni e che ora si trova a portare il Gruppo da «una fase industriale a un’altra era più tecnologicamente avanzata e in forte evoluzione. Innovazione, non dimentichiamocelo, non è però solo un fatto che riguarda il prodotto. Significa saper trasformare e adeguare alla nuova tecnologia anche i processi produttivi, il modello organizzativo delle aziende, le strategia di mercato. Sono anche queste le nuove sfide delle nostre imprese». Sfide che sono state raccolte, con molta consapevolezza.

Remo Morzenti Pellegrini

Rettore dell’Università di Bergamo

talk

«Una terra viva, capace di essere reattiva»

Il rettore dell’Università di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini

Ospite d’onore alla convention di Skille, Remo Morzenti Pellegrini, rettore dell’Università di Bergamo, ha ascoltato con molta attenzione gli interventi dei tredici imprenditori della Valle Seriana e Val di Scalve.

La sua riflessione è una sintesi perfetta della serata: «È una terra vitale, capace di essere innovativa. E ha dimostrato di meritare fiducia nell’azione che sta portando avanti molto orgogliosamente. Un investimento in quello che è oggi un capitale territoriale».

Un riconoscimento che Morzenti Pellegrini declina lungo tre decisive “parole chiave”.

Le imprese hanno dimostrato di riflettere una loro forte “identità territoriale”, importante legame di appartenenza che a loro non impedisce affatto di adottare la necessaria “velocità” per adeguarsi al cambiamento della società e dei mercati.

E lo fanno presentando una “innovazione” anche spinta, sui prodotti e sui processi produttivi come hanno dimostrato le loro storie d’impresa.

«E non è un caso se l’Università - sottolinea il Rettore - sta pensando a nuovi percorsi di formazione: un binomio imprescindibile con l’impresa. Cosi come la necessità di mettersi insieme, in rete per diventare competitivi come sistema territorio».

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