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L’economia circolare fa bene
all’ambiente e al fatturato

Articolo. Ogni anno alla Montello sono riciclate 200 mila tonnellate all’anno di imballaggi in plastica per produrre nuovi manufatti e 600 mila di rifiuti organici per generare biogas per energia elettrica e termica e biometano

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Valorizzare il rifiuto come nuova risorsa

La Montello sorge su un’area industriale di circa 450 mila metri quadrati. Fino al 1995 era un’azienda siderurgica. Nel 1996, dopo ripetute crisi nazionali del settore, lo stabilimento è riconvertito al recupero e al riciclo di imballaggi in plastica e dei rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata che, in quel periodo, iniziava a diffondersi in Lombardia. La Montello passava così dalla «brown economy» alla «blue economy», valorizzando il rifiuto come risorsa, pensando già a un’economia circolare. Oggi la Montello dà occupazione a 650 addetti, mentre erano meno della metà, 320, al momento della chiusura dell’attività siderurgica.

Nello stabilimento nel paese omonimo sono riciclate 200 mila tonnellate all’anno di imballaggi in plastica, da cui si ricavano nuovi manufatti, e 600 mila tonnellate all’anno di frazione organica dei rifiuti solidi urbani provenienti dalla raccolta differenziata, da cui si genera biogas utilizzato per produrre sia energia elettrica e termica sia biometano, recuperando anche l’anidride carbonica per uso tecnico industriale e producendo un fertilizzante organico di elevata qualità. Dall’ottobre 2017 l’azienda ha conseguito, tra l’altro, la Certificazione di sostenibilità del biometano prodotto per l’uso nell’autotrazione. La Montello è un esempio di eccellenza, a livello sia nazionale sia internazionale, di sistema integrato e di tecnologia avanzata applicata.

Gian Giacomo Caldara

Direttore generale di Siad

Il biogas prodotto alla Montello è composto per il 60% da biometano e per il 40% da anidride carbonica. «Il recupero di quest’ultima – ci spiega il direttore generale di Siad, Gian Giacomo Caldara– è iniziato due anni fa grazie a un impianto di “upgrading” del biogas, realizzato dalla Montello insieme a noi. Per evitare la dispersione di anidride carbonica nell’atmosfera, il nuovo impianto la liquefa e la ritira per altri impieghi, per esempio per le bibite gassate». Oggi Montello immette 30 milioni di metri cubi di biometano nella rete nazionale. La possibilità di recuperare la anidride carbonica da impianti che producono biometano è una soluzione per evitare l’importazione e poterne disporre a chilometro zero. In campo industriale, si utilizza, per esempio, nella lavorazione dei solventi, per la costruzione di macchine per la refrigerazione, nelle operazioni di sabbiatura e di criopulizia, negli alimenti, in medicina, negli impianti antincendio, per gli effetti speciali degli spettacoli. «Anche se abbiamo installato impianti per l’”upgrading” del biogas per vari clienti, quello alla Montello è il più grande».

La Siad ha ricevuto un premio per il recupero dell’anidride carbonica alla Solvay di Rosignano

Il gruppo chimico di Bergamo con duemila dipendenti, attivo nella produzione e fornitura di gas industriali, ha ricevuto, nei giorni scorsi, il premio di Federchimica per il progetto «Anidride carbonica eco-friendly» per il recupero della anidride carbonica alla Solvay di Rosignano. L’impianto è nato con l’obiettivo di catturare la anidride carbonica rilasciata durante i processi produttivi e riutilizzarla come materia prima, evitandone la dispersione nell’aria. Entrato in funzione nel 2018 a Rosignano Solvay, ha permesso di estrarre e liquefare l’anidride carbonica rilasciata nel sito, attraverso l’impiego di speciali tecniche e fluidi, il tutto a chilometro zero. La novità è stata l’introduzione di una speciale soluzione assorbente, in grado di estrarre in modo selettivo la anidride carbonica. Grazie a questa iniziativa sono recuperati fino a 5 mila chili all’ora di anidride carbonica emessa, equivalenti a oltre 40 mila tonnellate all’anno. Inoltre il riutilizzo in loco della materia prima consente di risparmiare in trasporto, pari a circa un milione e 400 mila chilometri all’anno – duemila viaggi di duemila autocisterne – con una diminuzione di circa un milione di tonnellate di anidride carbonica. L’utilizzo diretto sul sito dell’anidride carbonica in forma gassosa evita anche la liquefazione necessaria per il trasporto e la successiva evaporazione. Il risparmio energetico si tramuta in un’altra riduzione di 7 mila tonnellate all’anno di anidride carbonica equivalente.

Fabio Gritti

Presidente e Ceo di Grifal

Addio plastica, è arrivato «cArtù», il re Artù tutto bergamasco del cartone. Fabio Gritti, presidente e Ceo di Grifal, l’azienda di Cologno al Serio con cento dipendenti che compie mezzo secolo, leader nel mercato delle soluzioni d’imballo, spiega l’origine del simpatico marchio del prodotto. «Richiama il leggendario re e condottiero perché designa il cartone più grosso nel suo genere e suona come il nome dialettale».

Grifal di Cologno al Serio lancia il «cushionPaper» per sostituire la plastica negli imballaggi

Sostituire la plastica è facile e conviene», spiega Gritti. «cArtù è la reinvenzione del cartone ondulato, con una tecnologia che riduce di un terzo la quantità di carta necessaria per realizzare un foglio. Dalla tecnologia cArtù nasce la linea di prodotti “cushionPaper”, per rimpiazzare le plastiche come il film a bolle, il polistirolo, il poliuretano e i sacchetti d’aria. CushionPaper vince la sfida dell’eco-compatibilità rispetto agli altri prodotti per l’imballaggio: a parità di volume riduce le emissioni di anidride carbonica e i problemi legati allo smaltimento, adempiendo alle esigenze di protezione, bloccaggio, riempimento e avvolgimento. Con cushionPaper i prodotti possono essere spediti anche in condizioni di trasporto difficili. È realizzato tramite un sistema produttivo che crea onde alte da 10 a 20 mm e genera il 50% di ondulazione in più rispetto al tradizionale cartone ondulato. La percentuale di materiale riciclato del cushionPaper rispetto al polistirolo passa dal 10 al 100 per cento, le emissioni di anidride carbonica da 64 kg a 16 kg per m3, il costo a tonnellata per lo smaltimento da 18 a 2,8 euro. I prodotti cushionPaper sono in carta riciclata e riciclabile, perfettamente inseriti nel modello dell’economia circolare».

CArtù è destinato alle grandi aziende; cushionPaper, appena immesso sul mercato, si rivolge alle pmi e può sostituire la plastica a un prezzo vantaggioso.

TenarisDalmine, rifiuti dimezzati. E Italcementi mangia lo smog

TenarisDalmine è il marchio che identifica tutte le attività di Tenaris in Italia legate ai tubi di acciaio, il cui centro principale è lo stabilimento di Dalmine.

Con una capacità annua di 950 mila tonnellate di tubi senza saldatura e oltre 2.100 dipendenti, TenarisDalmine è produttore e fornitore leader in Europa di tubi di alta qualità per l’industria energetica, automobilistica e meccanica. L’impegno e i risultati di TenarisDalmine nel senso dell’economia circolare si misurano in tre settori: il riutilizzo della scoria «nera», il recupero dell’acido borico e quello del rottame.

Il riutilizzo della scoria «nera», il recupero dell’acido borico e quello del rottame

Dal 2012, grazie alla marcatura Ce e alla registrazione Reach, tutta la scoria nera, derivante dal processo di produzione, è commercializzata con il marchio Ecograin come materiale da costruzione, per un totale di circa 400 mila tonnellate. Questa innovazione ha consentito di dimezzare la quantità di rifiuti prodotti dallo stabilimento di Dalmine e di evitare l’estrazione di oltre 200 mila tonnellate di inerti naturali.

La realizzazione di un impianto innovativo, basato su una tecnologia sviluppata «in house», unica per la sua applicazione in ambito industriale, ha permesso, dal 2015, il recupero dell’acido borico presente all’interno del circuito delle acque industriali. Questo investimento ha consentito la vendita a tutt’oggi di oltre 180 tonnellate di acido borico puro al 99,6%, evitando la produzione di notevoli quantità di rifiuto e il risparmio delle risorse naturali necessarie alla produzione.

Infine, come tutte le acciaierie da forno elettrico, TenarisDalmine utilizza come materia prima principale rottame di recupero: i prodotti finiti in uscita dagli stabilimenti italiani hanno un contenuto minimo di materiale riciclato pari al 91,3%.

«I cambiamenti climatici, la scarsità di risorse naturali, la rapida urbanizzazione sono alcune delle sfide storiche che il pianeta si trova oggi a sostenere», ricorda Lorenzo Colombo, Head of Communications di Italcementi, l’azienda bergamasca da oltre 150 anni leader nel settore dei materiali per le costruzioni. «Di fronte a queste sfide la sostenibilità è il principale “driver” di innovazione nel settore dei materiali per le costruzioni ed è al centro dell’attività di ricerca di Italcementi per lo sviluppo di nuovi materiali cementizi e soluzioni per le loro applicazioni».

Il cemento fotocatalico, a base del principio attivo Tx Active, riduce l’inquinamento dell’aria. i.idro.Drain, cemento drenante, permette la restituzione dell’acqua al terreno

«La sua spiccata propensione all’innovazione e la profonda conoscenza dei materiali e del loro processo produttivo – continua Colombo – ha portato negli anni Italcementi a sviluppare prodotti unici, sia dal punto di vista della sostenibilità ambientale sia delle performance. Tra questi, il cemento fotocatalico disinquinante e autopulente a base del principio attivo Tx Active, in grado di ridurre l’inquinamento dell’aria, o il cemento drenante i.idro Drain, che consente di realizzare pavimentazioni che rispettano il ciclo naturale dell’acqua, permettendo la sua restituzione al terreno e riducendo il fenomeno dell’aquaplaning, con la capacità ulteriore di abbassare le temperature al suolo e attenuare l’effetto “isola di calore” tipico delle aree urbane.

Di fronte alle sfide dell’ambiente, la sostenibilità è la guida principale dell’Innovazione nel settore dei materiali per le costruzioni

«L’attenzione costante alla ricerca – conclude Lorenzo Colombo – ha fatto nascere inoltre miscele cementizie per la stampa 3D, materiali “cool” per il risparmio energetico degli edifici, calcestruzzi al grafene conduttivi: prodotti sempre più intelligenti, dalle funzionalità implementate, in grado di dialogare costantemente con l’ambiente circostante, in maniera efficiente e sostenibile».

«La Settimana per l’Energia ha anticipato i tempi»

Giacinto Giambellini

Presidente di Confartigianato Imprese Bergamo

Dalla prima edizione nel 2009, la Settimana per l’Energia ha visto complessivamente l’organizzazione di 254 eventi, con mille relatori, cui hanno assistito 46.700 partecipanti, tra i quali circa 18 mila studenti. Giacinto Giambellini, ideatore della Settimana per l’Energia e presidente di Confartigianato Imprese Bergamo che la organizza, rileva con orgoglio: «Noi stiamo parlando di economia circolare da dieci anni. Ora si può passare dal dire al fare con le piccole azioni quotidiane legate all’operatività delle imprese. Nei cantieri edili, per esempio, si possono ottenere maggiori risultati dal recupero e dal riciclo dei materiali. Nel settore operano già imprenditori che, d’accordo con il cliente, riutilizzano i materiali recuperati, dimostrando come si possano conseguire, in questo modo, nuovi margini. Anche per la plastica è una questione di sensibilizzazione del mercato più che di allerta sui suoi effetti nell’ambiente, già noti. L’impegno di Confartigianato Imprese Bergamo è diffondere una cultura positiva in materia di economia circolare, di cui si è occupata per prima. Con la Settimana per l’Energia abbiamo già ottenuto, a Bruxelles, una “menzione” sul Libro Bianco del Comitato Economico e Sociale Europeo, come iniziativa virtuosa di uno Stato dell’Unione Europea».

Tra pochi anni l’indicazione del consumo di acqua per la produzione di un oggetto diventerà una regola, come l’etichetta energetica per gli elettrodomestici

«Bisogna farsi guidare dalla visione del futuro e non solo dal mercato», conclude Giambellini. «Non siamo abituati, per esempio, a valutare il consumo di acqua richiesto per la produzione di ogni oggetto con cui veniamo in contatto. Possiamo trovarci davanti a un maglione per il quale sono serviti 300 litri d’acqua e a un altro per cui ne sono serviti tre. Anche se ora non ne parla ancora nessuno, tra pochi anni l’indicazione del consumo di acqua per la produzione di un oggetto diventerà una regola. Come lo è già l’etichetta energetica per gli elettrodomestici».

La blue economy ad Astino

Un riconoscimento alle migliori pratiche di sostenibilità che le aziende bergamasche hanno messo in cantiere in questi anni.
È lo scopo dell’evento che il nostro giornale ha organizzato per il 29 novembre, nell’ex-monastero di Astino a Bergamo, in collaborazione con l’Ansa, la principale agenzia di informazione italiana, e con Deloitte, la maggiore società di revisione e consulenza al mondo.
Titolo dell’incontro sarà «La Bergamo della blue economy. Per un Rinascimento sostenibile». Sarà un momento di condivisione tra imprenditori che avranno l’opportunità di conoscere più nel dettaglio alcune delle migliori di best practice attuate dalle aziende del nostro territorio.
La collaborazione con l’agenzia Ansa consentirà un rilancio a livello nazionale del modello bergamasco di Rinascimento sostenibile.
Per partecipare all’incontro è necessario registrarsi qui.

Claudio Giardini

Docente di Tecnologie e Sistemi di Lavorazione all’Università di Bergamo

talk

Quali buone pratiche consiglia alle aziende bergamasche?

Bisogna compiere una valutazione energetica, così come già avviene per gli altri costi. Quanta energia serve per ricevere una materia prima e quanta per il recupero del materiale? Prendiamo l’esempio dell’alluminio. Se è recuperato dalla differenziata, dev’essere preso, trattato, lavato. Non tutti gli allumini, poi, sono uguali, così come non tutti gli acciai. I materiali devono essere gestiti in modo separato sulla base dell’origine. Si deve stilare un conto dell’energia che serve.

Ma se l’azienda conclude che il materiale recuperato non conviene?

In un’azienda un prodotto si può realizzare in diversi modi. Se si confrontano le soluzioni, preoccupandosi solo di costi, tempi, produttività, si giunge a certe conclusioni. Se si ragiona su quanta energia serve, si può arrivare a scelte diverse. I prodotti di legno e di plastica si devono progettare pensando già al riuso.

Si può fare di più?

L’Lca, “Life-Cycle Assessment”, si concentra sul ciclo di vita del prodotto. Oggi bisogna ampliare l’attenzione a macchine che consumino meno energia. Le materie di un prodotto si devono poter separare senza usarne troppa.