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Carta, il recupero creativo di scarti agroindustriali salvaguarda le foreste

Articolo. La filiera della carta e del cartone rappresenta uno dei settori principali dell’economia circolare e della transizione ecologica dell’Italia. Il riciclo è affiancato dall’upcycling, il recupero migliorativo, il processo di conversione e riuso applicato a prodotti dismessi o materie prime di scarto, cui offre nuova vita.

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Le colorazioni delle carte di pregio contenenti il recupero creativo di scarti agroindustriali ricordano le colorazioni dei materiali di partenza

La filiera della carta e del cartone rappresenta uno dei settori principali dell’economia circolare e della transizione ecologica dell’Italia. Il riciclo è affiancato dall’upcycling, il recupero migliorativo, il processo di conversione e riuso applicato a prodotti dismessi o materie prime di scarto, cui offre nuova vita.

La Favini, una cartiera che, nata nel lontano 1736, conta la bellezza di 285 anni di storia, è all’avanguardia nell’economia circolare e nel riutilizzo creativo di sottoprodotti di altre filiere industriali, attività affiancate a quella principale con la cellulosa da foreste certificate. L’azienda possiede due stabilimenti, uno in Piemonte, a Crusinallo di Omegna, l’altro a Rossano Veneto, e occupa quasi seicento addetti, per una produzione annua di 70 mila tonnellate di carta. La Favini è la fornitrice di Grifal, l’azienda di Cologno al Serio leader nel mercato degli imballaggi ecologici.

La Favini, una cartiera nata nel lontano 1736, recupera anche le alghe della Laguna di Venezia. È la fornitrice di Grifal di Cologno al Serio, leader nel mercato degli imballaggi ecologici
Michele Posocco

brand

manager

& marketing

di Favini

«Il riciclo è virtuoso perché consente di salvaguardare la risorsa vergine, la cellulosa degli alberi», spiega Michele Posocco, brand manager & marketing di Favini. «Comporta, d’altra parte, una perdita di caratteristiche tecniche della fibra, così che la carta riciclata non è di qualità superiore. L’upcycling, invece, sostituisce una parte di cellulosa vergine con materiali di valore pari quasi a zero, sottoprodotti di altre filiere arrivati a fine vita e destinati a termovalorizzatori o discariche. Questi elementi ridiventano nobili, trasformandosi in materie prime per la produzione della carta con una semplice operazione meccanica di micronizzazione, ovvero di riduzione del volume, senza uso di prodotti chimici».

Gli elementi ridiventano nobili con una semplice operazione meccanica di micronizzazione, ovvero di riduzione del volume, senza uso di prodotti chimici

«I materiali passano in un mulino come quello delle farine alimentari, per essere poi inseriti nell’impasto cartaceo dei processi produttivi. Possono sostituire dal 15 al 30 per cento di fibra di cellulosa, mantenendo inalterate le proprie caratteristiche intrinseche, come le colorazioni dei materiali di partenza. Le carte con i resti della nocciola, per esempio, saranno molto ruvide, così come anche quelle con la sansa di olive si percepiranno al tatto. Le carte prodotte con questi materiali – conclude Posocco – si possono usare, come qualsiasi altra, per ogni prodotto: riviste, libri, cartellini per l’abbigliamento, opuscoli, cataloghi, imballaggi, assecondando le esigenze e la fantasia del cliente».

«Dagli anni Novanta – riprende Posocco – la Favini è in grado di recuperare esuberi della natura, come le alghe della Laguna di Venezia e di altre aree marine, e sottoprodotti di altre filiere industriali. L’azienda ha intrapreso operazioni di simbiosi che permettono, per esempio a sottoprodotti agroindustriali a fine vita come le bucce delle arance e il tutolo del mais, di diventare materie prime per carte di pregio, sempre più richieste nel packaging per adeguare la comunicazione offerta con l’imballaggio alle esigenze ecologiche del mercato e delle norme europee».

Sottoprodotti come bucce di arance e tutolo del mais diventano materie prime per carte di pregio sempre più richieste per gli imballaggi ecologici

«Per il riciclo – continua Posocco – Favini acquista la materia prima seconda da un’azienda francese, la Greenfield, che recupera il macero urbano da tutta Europa e lo lavora, togliendo le parti inquinanti, la plastica, il metallo, gli inchiostri e offrendo fibra purificata. Le balle di cellulosa prodotte dal processo di riciclo sostituiscono quelle degli alberi».

Il riutilizzo di materiali da altre filiere affianca il riciclo con la cellulosa dal macero della raccolta differenziata

«L’energia per la produzione delle carte da riuso creativo – evidenzia Posocco – è da fonte rinnovabile, perché proviene dalle turbine idroelettriche di nostra proprietà nelle cartiere, vicine a corsi d’acqua; le emissioni non evitabili sono compensate comprando crediti e finanziando progetti di bilanciamento. Negli ultimi dieci anni Favini ha ridotto del 41 per cento i consumi idrici, del 19 quelli energetici, del 15 le emissioni. L’azienda ha dichiarato, con un accordo volontario con il ministero dell’Ambiente, il proprio impegno per rispettare l’Accordo di Parigi tagliando le emissioni di gas serra che alterano il clima e danneggiano gli ecosistemi. La riduzione di CO2, con una carta prodotta con energia rinnovabile e con il 15 per cento di sottoprodotti agroindustriali, è pari al 20 per cento, con la carta riciclata è ancora superiore».

Carta e cartone, la filiera leader del riciclo

La filiera della carta e del cartone, con un tasso di utilizzo della carta da riciclare che sfiora il 60% e un indice di riciclo degli imballaggi dell’80%, è uno degli attori principali della transizione ecologica del Paese. Nel 2018, secondo Fondazione Symbola e Comieco, il riciclo della carta in Italia ha consentito di evitare consumi energetici pari a 1,5 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti e 4,4 milioni tonnellate di emissioni climalteranti di CO2.

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