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Ambiente violato: nuove tecnologie ci svelano i siti contaminati

In Lombardia le aree inquinate sulle quali si sta intervenendo sono 838, altre mille sono sotto osservazione. Scopriamo con gli esperti di Proj.eco Engineering i nuovi mezzi che permettono di progettare interventi mirati.

Lettura 3 min.

Sommario

In Bergamasca sono 68 le aree coinvolte
I siti contaminati, così la situazione in Lombardia

Per progettare la bonifica si raccolgono miliardi di dati

La sicurezza cambia pelle

Come si esegue la mappatura completa di un’area dismessa

L’intervista a Marco Bonassi di Proj.eco Engineering

In Bergamasca sono 68 le aree coinvolte

Discariche abusive o incontrollate, aree industriali sia dismesse che in attività, attività minerarie, impianti di stoccaggio o distribuzione di carburanti, serbatoi di impianti di riscaldamento, rilasci accidentali o dolosi di sostanze nocive, smaltimenti non autorizzati. Sono queste le cause che hanno contaminato 68 siti in provincia di Bergamo.

Il dato emerge dal report dell’Anagrafe e gestione integrata dei siti contaminati (Agisco) di Arpa e Regione Lombardia aggiornato al 12 novembre scorso.

 

Nuove tecnologie, che utilizzano droni e laser scanner, stanno modificando l’approccio alla bonifica, rendendola più efficiente. L’inquinamento - come spiegano gli esperti della Proj.eco Engineering di Dalmine, specializzata proprio in consulenza e progettazione di interventi di bonifica - può interessare in maggiore o minore misura tutte le matrici ambientali, quindi aria, suolo, sottosuolo, acque superficiali oppure di falda, coinvolgendo o meno anche i fabbricati presenti nell’area interessata.

Per dare un’idea dell’entità attuale del fenomeno basti dire che, solo in Lombardia, sono 838 i siti contaminati, dove sono in corso le attività di bonifica per il risanamento ambientale, più di 1.000 i siti potenzialmente contaminati e 2.194 i siti bonificati. Anche se gli interventi sono stati numerosi, c’è ancora tanto da fare.

Il procedimento di bonifica avviene dopo che è stato accertato il superamento delle concentrazioni della soglia di contaminazione(Csc) e prevede che siano adottate tutte le misure di prevenzione necessarie per contenere gli effetti della contaminazione.

Successivamente è prevista la presentazione di un piano per identificare l’area interessata dal fenomeno e i volumi di terreno coinvolti dalla contaminazione, nonché l’eventuale contaminazione anche delle acque di falda. È qui che entrano in campo gli esperti di bonifiche ambientali, che, caso per caso, progettano interventi su misura.

I siti contaminati, così la situazione in Lombardia

Ecco tutti i dati sui siti contaminati in Lombardia con il dettaglio provincia per provincia, il tipo di attività lavorative che erano attive nelle aree dismesse e in quelle contaminate, il tipo di attività che ha dato origina alla contaminazione e le principali tipologie di contaminanti (in una stessa area è possibile anche la presenza di più tipi di contaminanti contemporaneamente)

 
 
 
 

Per progettare la bonifica si raccolgono miliardi di dati

La bonifica dei siti contaminati si fa ovviamente sul campo, ma prima di intervenire occorre sapere dove e come. Perché gli inquinanti - tecnicamente chiamati passività ambientali - presenti in una data area possono essere diversi e quindi richiedere un approccio differente, più preciso, più efficiente.

Le nuove tecnologie utilizzate per le rilevazioni prima e durante le bonifiche, spiega Marco Bonassi, fondatore di Proj.eco Engineering, coinvolgono sia attrezzature che vengono posizionate al suolo, come i laser scanner, sia droni volanti, dotati a loro volta non solo di rilevatori ottici ma anche di telecamere particolari, che leggono la luce infrarossa oppure termocamere che rilevano il calore presente in ogni punto.

 

Gli scanner sono ideali per mappare un’area al suolo, ma soprattutto l’interno degli edifici, dove i droni non riescono a volare: ruotando, effettuano miliardi di rilevazioni in tutte le direzioni e restituiscono gigabyte e gigabyte di dati che poi, al computer vengono rielaborati per ricostruire una mappa in 3D con altezze e distanze calcolate con precisione millimetrica.

 

I droni invece, oltre a eseguire rilevazioni aeree, attraverso sensori particolari sono in grado di rilevare anche le diverse tipologie di materiale, magari innocuo come cemento o acciaio, magari pericoloso come amianto o rifiuti speciali.

L’abbinamento di queste due tecnologie complementari permette di acquisire informazioni sempre più precise e di offrire una consulenza e una progettazione dettagliata degli interventi da eseguire sia nelle bonifiche ambientali che della sicurezza negli ambienti di lavoro, riducendo al minimo i rischi nella fase sul campo.

 
 

La sicurezza cambia pelle

Proviamo a immaginare quanto la tecnologia può e potrà fare per l’efficienza e, soprattutto, per la sicurezza negli ambienti di lavoro. L’utilizzo di sistemi di posizionamento gps abbinati all’impiego di droni o di sistemi di monitoraggio e controllo da remoto, per esempio sui mezzi d’opera impiegati nei cantieri di bonifica ambientale, consentirà di sapere in tempo reale dove la macchina è intervenuta, quanta strada ha percorso, se sta scavando oppure è ferma, quanto terreno e fino a quale profondità ha scavato, quale è il peso del materiale movimentato in una giornata.

La stessa tecnologia può essere utilizzata anche nell’ambito della sicurezza negli ambienti di lavoro dove i dispositivi di protezione individuale, i sistemi di sicurezza per i lavori in quota o in spazi confinati e ristretti potranno essere dotati di microchip.

Attraverso droni, per un monitoraggio istantaneo, oppure via satellite, con rilevamento tramite gps, sarà possibile sapere se e come gli addetti stanno utilizzando i dispositivi di sicurezza o se i dispositivi sono ancora pienamente efficienti.

Un balzo in avanti che potrà permettere in futuro di limitare al minimo il tributo che ogni anno si paga in termini di incidenti sul lavoro.

Come si esegue la mappatura completa di un’area dismessa

Marco Bonassi

socio fondatore di Proj.eco

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Come immaginate il futuro della sicurezza in campo ambientale e non solo?

Il futuro è nelle tecnologie che permettono, nella prima fase, di progettare con precisione gli interventi e, successivamente, di monitorare a distanza che la loro esecuzione sia effettuata correttamente, garantendo la sicurezza di chi opera.

Che ruolo ha un’azienda come la vostra?

Quello di supportare i clienti per l’esecuzione di attività d’indagine ambientale, l’esecuzione di monitoraggi e analisi di laboratorio, oltre che la progettazione di interventi di messa in sicurezza, bonifica o risanamento ambientale. Il nostro obiettivo è rendere la gestione sostenibile dell’ambiente parte integrante delle loro attività giornaliere.

A chi vi rivolgete?

Proj.Eco, con la sua esperienza ormai ventennale, si rivolge sia al settore pubblico sia a quello privato. La nostra consulenza è fornita con personale proprio, ma anche attraverso partnership con società di servizi, laboratori e professionisti specializzati per poter soddisfare tutte le esigenze garantendo alcliente di avere un unico interlocutore.

 

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