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L’energia blu dal cuore
della pandemia. Lavoro di squadra

Articolo. In Italgen la situazione di emergenza sanitaria ha comportato una completa rimodulazione dei turni. Garantito il servizio di pubblica utilità. Il tasso di assenze inferiore al 4 per cento: una dimostrazione di «attaccamento alla maglia»

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La sala controllo di Villa di Serio, cuore pulsante dell’attività, monitora le quindici centrali idroelettriche di Italgen

Produzione elettrica durante il lockdown

La pandemia è stata una sfida senza precedenti per le imprese italiane e, nello specifico, bergamasche, chiamate a fronteggiare una situazione di inaudita criticità. Buona parte del tessuto industriale della provincia è stato costretto, dall’8 marzo, a sospendere le proprie attività. Non è stato il caso di Italgen che, nel periodo del lockdown, ha continuato a erogare energia da fonte rinnovabile, contribuendo ad alimentare il sistema elettrico nazionale.

L’azienda fa parte del Gruppo Italmobiliare. Presente da oltre un secolo nella Bergamasca, ha sentito con particolare coinvolgimento la rilevanza del servizio di pubblica utilità chiamata ad assicurare. Dalla sala controllo di Villa di Serio, cuore pulsante dell’attività, ha monitorato con costante attenzione le quindici centrali idroelettriche presenti in Lombardia, Piemonte e Veneto, oltre alle dighe e alle opere di presa per garantire il flusso di energia alla rete. Un servizio assicurato grazie al lavoro di squadra e all’alto livello di efficienza della control room, presidiata 24 ore su 24, 7 giorni su 7. La situazione di emergenza ha comportato una completa rimodulazione dei turni di lavoro.

L’attività è proseguita nel pieno rispetto dei protocolli sanitari. Italgen ha considerato prioritaria la tutela della salute. Il 70 per cento dei dipendenti, operativi a Villa di Serio e sugli impianti, è stato dotato di tutti i dispositivi di protezione individuale necessari allo svolgimento delle proprie mansioni in regime di massima sicurezza. Il rimanente 30 per cento ha continuato la propria attività in smart working. Ne è conseguito un tasso di assenze inferiore al 4 per cento, mentre nella Bergamasca si sono registrati valori ben più elevati. Un ottimo esempio di «attaccamento alla maglia» e al proprio territorio. Garantire un flusso costante di energia significa, innanzitutto, assicurare la buona operatività di tutto il personale. Non solo. Significa controllare la risorsa dell’acqua attraverso un sistema di monitoraggio continuo, frutto di una tecnologia innovativa, messa alla prova nella fase di lockdown con ottimi risultati.

In questo periodo l’energia prodotta dalle quindici centrali è stata di 32.475 MWh. Ottima la resa degli impianti, con un indice di disponibilità del 99,6% e un grado di utilizzo dell’88,4%. Qualche curiosità. La produzione in lockdown ha consentito di effettuare 25mila ricariche per 150mila smartphone, far funzionare tutti i frigoriferi, phon, televisori e computer degli abitanti di Bergamo e provincia. Non solo. Ha permesso di illuminare le case della città e dei dintorni, garantire 40 ricariche per 20mila auto elettriche e 700 ricariche per 100mila bici elettriche, evitando di immettere 14mila tonnellate di anidride carbonica e di consumare 45mila barili equivalenti di petrolio.

L’azienda e il personale insieme negli aiuti a ospedali e comuni

Donazioni. I contributi a tutela di un territorio provato dagli eventi

Durante il periodo di lockdown, l’impegno di Italgen è andato ben oltre la produzione di energia elettrica per garantire un servizio di pubblica utilità. L’azienda ha intrapreso numerose iniziative per contribuire a fronteggiare l’emergenza sanitaria. Tali azioni sono state intraprese nel solco del dialogo con le comunità locali, con cui Italgen interagisce in modo aperto e trasparente da oltre un secolo.

Una delle prime iniziative a cui l’azienda ha aderito è stata la raccolta fondi organizzata da Cesvi, l’organizzazione umanitaria fondata a Bergamo nel 1985, a favore dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII e finalizzata all’acquisto di dispositivi di protezione individuale, fondamentali nella lotta alla pandemia.

Ma Italgen non si è fermata qui. L’attenzione per i territori in cui opera ha portato l’azienda e i propri dipendenti a una donazione per l’acquisto di generi alimentari per le comunità locali in difficoltà di alcuni dei comuni più colpiti: Villa di Serio, Olmo al Brembo e Vilminore di Scalve. L’iniziativa, denominata “Un giorno di solidarietà”, è stata il frutto della generosità del personale di Italgen, che ha donato una giornata delle proprie ferie in controvalore, e dell’azienda, che ne ha raddoppiato l’importo raccolto per poi distribuirlo equamente fra i tre Comuni.

La donazione di gel mani sanificante agli Ospedali di Piario in Valle Seriana e di San Giovanni Bianco in Valle Brembana è stata un gesto di riconoscenza verso i medici e gli infermieri dei presidi sanitari impegnati a contrastare il Covid-19.

La riconoscenza si è tradotta anche nel recente sostegno all’iniziativa di Thomas Capponi «L’abbraccio di Bergamo», l’ultramaratona di 221 chilometri percorsi dal runner in due giorni per una raccolta fondi a favore dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII. Italgen, che supporta da tempo lo sportivo nelle sue imprese agonistiche in giro per il mondo, dalla Marathon des Sables del 2019 nel sud del Marocco alla Rovaniemi 150 in Lapponia dello scorso febbraio, ha contribuito al progetto con una donazione e con l’acquisto di pettorali «virtuali». In questo modo l’azienda ha voluto far sentire, ancora una volta, la propria vicinanza al territorio e a tutti gli operatori sanitari in prima linea nella lotta contro la pandemia. Capponi, partito il 30 maggio alle prime ore dell’alba da Citta Alta e giunto l’indomani all’ospedale simbolo della lotta al Covid-19, ha compiuto una breve sosta, per un pieno di «energia», nella centrale Italgen di Palazzolo sull’Oglio. Thomas Capponi, 37 anni, di Verdello, ha compiuto la propria corsa solitaria «L’abbraccio di Bergamo» seguendo il più possibile i confini naturali della Bergamasca.

In prima linea durante il lockdown

Verifica dei livelli dei bacini alla centrale di Dezzo di Scalve

Operatore impegnato a verificare il livello dei bacini e ad intervenire manualmente presso la centrale idroelettrica di Dezzo di Scalve. La centrale e le relative pertinenze furono realizzate all’inizio del ’900.

Lubrificazione dei cuscinetti della turbina

Operatore impegnato nella lubrificazione dei cuscinetti della turbina, sempre presso la centrale di Dezzo. L’impegno a garantire il servizio di pubblica utilità della produzione di elettricità non si è mai interrotto.

Intervento alla sottostazione di San Giovanni Bianco

Un intervento alla sottostazione della centrale di San Giovanni Bianco. La centrale fa parte del complesso di impianti «in cascata» della Val Brembana, con Ponte dell’Acqua, Ponte Piazzolo e Olmo al Brembo.

Un altro intervento in Val Brembana

Ancora un intervento in sottostazione alla centrale di San Giovanni Bianco. Realizzata all’inizio del Novecento per alimentare la vicina ferrovia della Val Brembana, negli anni ’70 è stata acquisita da Italgen.

Misurazione della temperatura all’ingresso di Vaprio d’Adda

Il responsabile d’area delle centrali extra-lombarde e dell’impianto di Vaprio d’Adda e un operatore intenti alla misurazione quotidiana della temperatura corporea, all’ingresso della grande centrale milanese.

Nella sala controllo di Vaprio nei giorni della pandemia

Un operatore in attività nella sala controllo della centrale di Vaprio d’Adda. Il funzionamento dell’impianto è, a sua volta, monitorato dalla control room di Villa di Serio, che supervisiona tutte le centrali di Italgen.

Giuseppe De Beni

Consigliere delegato e direttore generale Italgen

talk

«Resterà il ricordo indelebile del silenzio assordante vissuto nella sala controllo di Villa di Serio, rotto solo dalle sirene delle ambulanze»

«I modelli organizzativi da ripensare. Digitalizzazione, sostenibilità e tutela ambientale sono ancor più le priorità nella ricerca di una “nuova normalità”»

La data dell’8 marzo ha segnato l’inizio del lockdown. Quali sono state le prime azioni che ha intrapreso?

Fondamentalmente due. La prima recuperare tutti i dispositivi di protezione individuale, necessari ai colleghi della control room e a quelli presenti sugli impianti, perché potessero operare con la massima sicurezza per loro e per le loro famiglie. La seconda assicurare il flusso di energia da immettere nella rete nazionale, assolvendo al compito di pubblica utilità.

Quale ricordo le rimarrà di questo periodo?

L’assordante silenzio nella sala controllo di Villa di Serio, rotto solo dalle sirene delle ambulanze dirette a ospedali e cliniche della Bergamasca.

Oggi siamo nella fase 3. Come giudica la situazione?

Siamo alla ricerca di una “nuova normalità”, consapevoli che priorità di intervento e modelli organizzativi dovranno essere ridisegnati con un’enfasi ancor maggiore per la salvaguardia e il rispetto del territorio. Fra le nostre priorità: digitalizzazione, sostenibilità e tutela ambientale.

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