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Fondi all’agricoltura e all’agroindustria: una storia vincente. Iscriviti al webinar

Articolo. Agricoltura di base, agroindustria e giovani agricoltori: a questi settori sono dedicati i bandi regionali di cui parleremo nel webinar del 14 aprile. Vediamo le storie di successo di chi li ha sfruttati.

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Il settore agricolo made in Bergamo tiene botta alle tante problematiche che lo accerchiano. Le imprese del settore, oltre a mantenere la posizione nell’ultimo decennio (il 5,8% del totale delle imprese attive del territorio, con una modesta perdita del 0,2%), hanno infatti dimostrato anche una grande resilienza durante gli oltre 12 mesi della pandemia.

Nonostante tali dati, e nonostante l’alta qualità dei prodotti e dei servizi forniti, che fanno grande il made in Italy (e Bergamo) sulle tavole di mezzo mondo, è indubbio che le imprese agricole e le diverse realtà collegate al mondo contadino sono in sofferenza (soprattutto economica) da molti anni.

Tante risorse e finanziamenti spesso a fondo perduto

Nei decenni scorsi le varie istituzioni (regionali, nazionali ed europee) hanno dedicato al settore sempre maggiori attenzioni e soprattutto risorse economiche, con finanziamenti spesso a fondo perduto e con forti agevolazioni. Il quadro finanziario pluriennale (QFP) dell’UE per il 2021-27 adottato il 17 dicembre scorso ammonta a 1,21 trilioni di euro (a prezzi correnti) a cui si aggiungono ulteriori 750 miliardi di euro del Next Generation EU.

 

La dotazione totale per la politica agricola comune (Pac) ammonta a 386,6 miliardi di euro, suddivisi tra i due fondi cosiddetti “pilastri” della Pac: il Fondo europeo agricolo di garanzia (Feaga) e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr).

 

Il Feaga finanzia principalmente il sostegno al reddito per gli agricoltori e le misure di mercato. Nel 2019 la spesa in queste aree è stata di 43,81 miliardi di euro. Nei prossimi sette anni è prevista una dotazione di 291,1 miliardi di euro: fino a 270 miliardi per sostenere al reddito, il resto dedicato al sostegno dei mercati agricoli.

 

Lo stanziamento totale destinato al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale Feasr ammonta invece a 95,5 miliardi di euro, includendo circa 8 miliardi di euro del Next Generation EU. Il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr) finanzia la politica agricola comune per migliorare la competitività dell’agricoltura, incoraggiare la gestione sostenibile delle risorse naturali e l’azione per il clima, realizzare uno sviluppo territoriale equilibrato delle economie e delle comunità rurali.

Obiettivi importanti per i Programmi di sviluppo rurale

Obiettivi importanti realizzati attraverso i Programmi di sviluppo rurale (Psr) nazionali e regionali (cofinanziati dal Feasr e dai bilanci nazionali dei paesi dell’UE). Negli ultimi sette anni il Feasr ha portato in dote ai Programmi di sviluppo rurale 100 miliardi di euro. Circa il 30% dei fondi di recupero (anni 2014-2020) sarà disponibile nel 2021, mentre il restante 70% verrà rilasciato nel 2022.

Nel settennato 2014-2020 le spese pubbliche programmate per l’Italia sono state pari a 10,44 miliardi di euro di Feasr destinati ai programmi di sviluppo rurale, e una spesa pubblica complessiva di 20,91 miliardi di euro, con un cofinanziamento nazionale per il 70% a carico dello stato e del 30% alle regioni. La grande novità rispetto alla precedente programmazione ha riguardato l’inserimento, accanto ai programmi regionali per lo sviluppo rurale e della rete rurale nazionale, di un programma nazionale articolato su tre tematiche strategiche: la gestione del rischio, la biodiversità animale e le infrastrutture per l’irrigazione.

Le risorse maggiori della spesa pubblica complessiva sono state per Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti dall’agricoltura e foreste (10,8 miliardi) e per Potenziare la competitività agricola e la redditività delle aziende del settore (circa 8 miliardi). Nella scala delle priorità sono seguite poi il Promuovere l’organizzazione della filiera agroalimentare e la gestione dei rischi del settore agricolo (5,9 miliardi); Preservare, ripristinare e valorizzare ecosistemi, inclusione sociale, riduzione povertà e sviluppo economico delle zone rurali (3,5 miliardi); Incentivare l’ uso efficiente delle risorse, il passaggio a economia con basse emissioni di carbonio e resiliente al clima (2,2 miliardi).

La situazione in Lombardia

Analizzando la Lombardia, nell’elenco delle regioni italiane più sviluppate, sono stati destinati oltre 1.142 milioni di euro di fondi complessivi pubblici per lo sviluppo rurale. Nella nostra regione sono però cambiate le priorità nel ripartire le risorse.

La quota maggiore è andata a Potenziare la competitività agricola e la redditività delle aziende del settore (oltre 590 milioni di euro, pari al 36% delle spese complessive), seguita dai: 464 milioni (oltre il 28% della spese totali) per Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti dall’agricoltura e foreste; 222 milioni per Incentivare uso efficiente risorse, il passaggio a economia con basse emissioni di carbonio e resiliente al clima; 183 milioni per Preservare, ripristinare e valorizzare ecosistemi, inclusione sociale, riduzione povertà e sviluppo economico delle zone rurali; 152 milioni per Promuovere l’organizzazione della filiera agroalimentare e la gestione rischi settore agricolo.

Tanti contributi in arrivo: siamo pronti e preparati

I prossimi finanziamenti legati ai Piani di sviluppo rurale che le nostre imprese non devono lasciarsi sfuggire riguardano i contributi a fondo perduto per le aziende agricole (Misura 4.01) e quelle agroindustriali (Misura 4.02), e il bando dedicato ai giovani agricoltori, che prevede contributi fino a 40.000 euro a fondo perduto.

Ai tre importanti bandi sarà dedicato il prossimo webinar di Skille in programma mercoledì 14 aprile, a partire dalle ore 11.45. In collegamento Camillo Zola, esperto di Europartner, che oltre a illustrare le tre misure sarà a disposizione per rispondere alle domande dei partecipanti.

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Protagonisti in agricoltura, esperti in finanziamenti

Da anni protagonista nell’agricoltura biologica nella produzione di insalate confezionate di I Gamma, l’Organizzazione di Produttori (Op) La Maggiolina è tra le eccellenze che si meritano i finanziamenti pubblici, dai regionali a quelli europei, grazie alla capacità di valorizzare e concentrare le produzioni agricole biologiche, offrendo ai propri clienti un prodotto di costante qualità, 365 giorni l’anno.

 

Una produzione Bio che si traduce nella sperimentazione di nuove tecniche di coltura, studiate per rispettare i cicli naturali, riservando la massimo attenzione all’ambiente, minimizzando l’utilizzo di prodotti chimici.

Per questioni formali (legate al maggior numero di ettari coltivati) l’Op è stata riconosciuta dalla Regione Campania e ha sede in località Contrada Scorziello a Eboli, in provincia di Salerno, ma il cuore e l’anima hanno salde radici bergamasche. Perché se oggi la Piana del Sele è considerata a livello europeo un distretto d’eccellenza nella produzione di ortaggi per la prima e quarta gamma, gran parte del merito lo deve a Santo Bellina, bergamasco doc di Albano Sant’Alessandro.

Pioniere nella produzione di ortaggi

Considerato da tutto il settore un pioniere nella produzione di ortaggi di IV Gamma, nella valorizzazione agricola della Piana del Sele e nella promozione di un’agricoltura biologica, Bellina è stato, e continua ad essere più che mai, un punto di riferimento per i produttori ortofrutticoli italiani grazie alla sua esperienza nel settore.

 

Una storia che ha lasciato il segno e che merita di essere ricordata, anche se brevemente, tornando con la mente a metà degli anni ’80, quando, dopo avere ereditato la passione di papà Mario e mamma Clara, Santo Bellina rileva l’attività dei genitori e acquista (nel 1988) la prima macchina confezionatrice per imbustare le insalate. È l’inizio di un nuovo modo di fare agricoltura, un’innovazione che cambia anche le abitudini degli italiani a tavola, favorendo lo sviluppo di coltivazioni di qualità per tutto l’anno.

https://www.ecodibergamo.it/videos/video/la-op-la-maggiolina-parte-1_1050573_44/

È la splendida storia della Ortobell di Santo Bellina, che diventa ancora più importante quando, nell’estate del ’90, ci racconta lo stesso Bellina, in video collegamento dalla Piana del Sele, «sono venuto a Eboli e dintorni per verificare di persona quanto avevo intuito frequentando l’ortomercato di Milano, ovvero che in questa zona si poteva coltivare anche in pieno inverno».

«Ho subito capito che era la soluzione ottimale per integrare al meglio la nostra produzione nella Bergamasca. Ho iniziato con cinque coltivatori e da allora molti altri hanno sposato il mio progetto e seguito i miei consigli».

Nel 2001, quando Ortobell fatturava 60 milioni di euro, Bellina, affiancato come sempre dalla moglie Adriana Barcella, co-protagonista del grande successo dell’azienda, la vende ai francesi di Bonduelle, con uno dei colpi più belli dell’economia made in Bergamo. Ma Bellina non lo fa per una più che meritata pensione, anzi.

 

Quattordici realtà sparse in tutta Italia

Riparte con una nuova impresa, quella appunto dell’Op La Maggiolina, una società agricola consortile formata da 14 realtà: sei nella Bergamasca, altrettante a Eboli, una nel veneziano e un’altra nel padovano. Ben 240 ettari di serre (60 a Bergamo, 180 nel salernitano), di cui 210 certificati Bio, mentre la restante produzione è coltivata attraverso metodi di lotta integrata, per minimizzare le quantità di prodotti chimici utilizzati.

https://www.ecodibergamo.it/videos/video/la-op-la-maggiolina-parte-2_1050574_44/

Ad affiancarlo nella nuova avventura i figli, Marzia (responsabile aspetti finanziari amministrativi commerciali di tutto il gruppo OP e Aziende agricole) e Manuel (Responsabile aziende agricole del Nord Italia) e il genero Davide Rebussi (responsabile confezionamento Nord).


«Dall’inizio abbiamo deciso di puntare con decisione sulle coltivazioni Bio, motivo per cui oggi coprono la stragrande maggioranza della nostra produzione - spiega Bellina -. Ci siamo ritagliati una nicchia di mercato ben definita e molto apprezzata, tanto da registrare un costante aumento delle richieste, in particolare da parte degli stranieri»

«Lo scorso anno, pur davanti all’emergenza da Covid, abbiamo avuto un incremento del 20%. Per questo abbiamo la necessità di aumentare la produzione, così come continuiamo ad investire nella ricerca, nell’innovazione di macchinari, nella formazione del personale e dei coltivatori, nel ricorso a figure professionali specializzate (ad esempio, gli agronomi), per dare ai clienti prodotti sempre più di qualità».

 

Bandi e finanziamenti: una risorsa indispensabile

In tal senso, prosegue Bellina «i finanziamenti pubblici (dai regionali a quelli europei) sono una risorsa indispensabile se si vuole continuare a crescere, fare ricerca e innovare puntando sulla massima qualità possibile. Gli investimenti in nuove tecnologie costano molto, per alcuni macchinari servono milioni di euro. Solo per fare un esempio recente: per tre selezionatrici ottiche (macchine per la rilevazione dei corpi estranei anche più piccoli) sono stati necessari 550mila euro, coperti al 50% dai contributi europei. Poter contare sul contributo pubblico, anche per assumere figure professionali estremamente competenti, consente di tagliare traguardi altrimenti quasi impossibili., almeno in certe tempistiche. Certo, i finanziamenti pubblici non sono regalati, bisogna meritarseli grazie a progetti innovativi e piani d’investimento sviluppati nei minimi particolari. Sino ad oggi, dopo controlli rigorosi da parte dei commissari Ue, non abbiamo mai avuto alcun taglio rispetto ai finanziamenti richiesti, perché sono sempre stati conformi alla misura richiesta e riguardanti processi innovativi di valore».

 

Confermando quindi di essere avanti anche in tema di bandi, La Maggiolina partecipa con successo dal 2008 ai piani operativi previsti dai finanziamenti pubblici; il che significa presentare annualmente alla UE un piano d’investimenti, tenendo conto dei rigidi requisiti richiesti. Investimenti che devono riguardare la rendicontazione del personale agronomico e tecnico (operativo per tutte le 14 aziende dell’Op), le analisi di laboratorio, macchine e linee per il confezionamento della materia prima conferita dai soci, investimenti delle singole aziende agricole (non rientranti nel Piano di sviluppo rurale) quali ad esempio le reti ombreggianti e i teli per solarizzazione e copertura.

In arrivo un contributo a fondo perduto da un milione

«Quest’anno - spiega Santo Bellina -, il nostro piano d’investimenti (inteso come Op) si attesta sui due milioni di euro. In linea con quanto accaduto sinora, dovremmo avere il via libera della commissione europea, il che porterà un finanziamento (a fondo perduto) di circa un milione di euro (il 50%) suddiviso tra un primo acconto e il saldo, alla chiusura del piano operativo, cioè quando tutti gli investimenti saranno stati fatti, pagati, rendicontati e certificati dagli ispettori dell’UE. Per quanto concerne invece i bandi previsti dai Programmi di sviluppo rurale (PSR) - prosegue Bellina - partecipiamo come aziende agricole nelle relative regioni in cui le stesse sono operative, quindi Lombardia e Campania. Nel PSR 2014-2020 abbiamo partecipato, come singole aziende, alla Misura 4.01 che prevede contributi a fondo perduto alle aziende agricole, quali ad esempio le strutture delle serre (impianto completo) e le macchine agricole, e alla Misura 4.1.1 dedicata ai giovani imprenditori agricoli con primo insediamento».

La parola all’agronomo (assunto grazie ai bandi)

https://www.ecodibergamo.it/videos/video/op-la-maggiolina-la-parola-allagonomo_1050576_44/

Ma, così come nei campi, anche in tema di bandi Santo Bellina non si ferma mai. «Stiamo presentando un progetto di filiera, che abbraccia diversi temi - spiega il “papà della quarta Gamma -. I principali elementi che caratterizzano la filiera consistono nella consapevolezza di rafforzare, migliorare e consolidare i rapporti all’interno della filiera stessa, ampliare la produzione agricola primaria e rafforzare il ruolo dell’Op La Maggiolina, la quale già funge da capofila della filiera, in quanto essa è un organismo riconosciuto della filiera ortiva da parte delle istituzioni europee, nazionali e regionali. Gli investimenti previsti - prosegue Bellina -, riguardano sia il settore della produzione primaria che quello destinato alla produzione di prima gamma evoluta e quarta gamma. In particolare per il settore primario sono previsti interventi di realizzazione di nuovi impianti serricoli completi di piste aziendali, impianto di irrigazione e sistemazione a verde, mentre per La Maggiolina è prevista la realizzazione nella Bergamasca di un nuovo magazzino per la produzione di ortaggi imbustati di prima gamma evoluta certificati Biologici».

 

Il mix della produzione dell’Op La Maggiolina nasce direttamente sul campo, a partire da una combinazione di sementi selezionate per uniformità di sviluppo morfologico fogliare e per colorazione al fine di ottenere un variopinto miscuglio di tenere insalate sfalciate.

L’Ufficio Qualità Agronomica progetta e monitora i processi produttivi, presiedendo la scelta dei mezzi tecnici e il contatto con fornitori ed Enti Certificatori. Ricercando nel contempo nuove tecniche colturali, collaborando con produttori di sementi, fertilizzanti e fito-regolatori per lo sviluppo di nuovi prodotti. Massimo rispetto per il terreno e i suoi cicli.

La cura per la conservazione della biodiversità e della struttura del suolo si concretizza sui campi dell’Op attraverso il ricorso a diverse biotecniche, ma anche attraverso l’utilizzo dei più avanzati strumenti tecnologici del settore agroalimentare, tra cui un sistema ombreggiante digitale dotato di sensori con luxometro (dispositivo che misura la quantità di luce solare e che controlla l’apertura e la chiusura automatica dei teli ombreggianti), e una macchina Spray evolution (sistema di spruzzatura completamente automatizzato, dotato di telecamere e di comando a distanza). Le aziende agricole dell’Op sono ogni giorno in campo per garantire la massima freschezza dei prodotti, l’accurata conservazione del cibo e la riduzione dello spreco alimentare.

L’eccellenza e la tecnologia non solo nei campi

 

Ma dopo l’eccellenza sul campo, arriva quella degli stabilimenti. Partendo dal fatto che per entrarci serve l’impronta digitale: solo il personale autorizzato ha infatti accesso alle aree di lavorazione del prodotto dopo la raccolta.

 

 

Nello stabilimento di Martinengo sono operative quattro linee per il confezionamento di vassoi, due linee per il confezionamento delle buste e una linea per la desabbiatura della valeriana. Ad Eboli, invece, due linee per il confezionamento di vassoi, due linee per il confezionamento delle buste e una linea per la desabbiatura della valeriana. Entrambi gli stabilimenti seguono gli standard più rigidi per la sicurezza alimentare e la qualità dei processi e dei prodotti.

La qualità è assicurata anche dai piani di formazione periodica rivolti agli addetti su igiene personale, sul luogo di lavoro e sulla sicurezza alimentare. Anche se non sarebbero richiesti dalle normative per la commercializzazione dei prodotti dell’Op La Maggiolina (che rientrano esclusivamente tra quelli di I Gamma), sono stati introdotti dalla stessa nuovi strumenti di certificazione e di controllo della qualità molto avanzati, gli stessi utilizzati dalle aziende che vendono prodotti di IV gamma, cioè strumenti che garantiscono la sicurezza dei vegetali già pronti per il consumo.

 

Parliamo di metal detector, uno strumento che sfrutta la tecnologia multispettro alla ricerca di eventuali corpi estranei metallici all’interno del prodotto confezionato e che consente di individuare anche tutto ciò che è nascosto al di sotto delle foglie; selezionatrice ai raggi X, macchina estremamente precisa ed efficace, capace di rilevare tutti i tipi di corpi estranei eventualmente presenti nelle confezioni; selezionatrice ottica, con telecamere ad alta risoluzione e laser, offre varie tecnologie d’ispezione in zone differenti.

L’imballaggio invece avviene in base alle richieste dei singoli clienti. In tema di sicurezza e garanzia di qualità, i siti di confezionamento dell’Op sono certificati per gli standard IFS e BRC e seguono le linee guida per il Regime Biologico 834. La aziende agricole producono tutte secondo lo standard Global Gap; la maggior parte delle aziende inoltre opera secondo il Regime Biologico 834; a queste certificazioni si aggiungono inoltre lo standard Biologico, Field to Fork e Tesco Nurture.

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