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Ventuno aziende bergamasche nel sistema degli Ets : scopriamo come funziona

Articolo. Alla conferenza per il clima di Glasgow le delegazioni di 197 Paesi presenti a COP26 hanno discusso come abbattere le emissioni di gas serra e fermare il surriscaldamento globale. In prima linea l’Europa, che ha portato in dote l’esperienza del sistema Ets (European Trading System, sistema Europeo di commercio) con cui le aziende più energivore - responsabili del 40% delle emissioni totali - pagano per quanto inquinano.

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Abbattere le emissioni, una sfida globale

Alla conferenza per il clima di Glasgow le delegazioni di 197 Paesi presenti a COP26 hanno discusso come abbattere le emissioni di gas serra e fermare il surriscaldamento globale. In prima linea l’Europa, che ha portato in dote l’esperienza del sistema Ets (European Trading System, sistema Europeo di commercio) con cui le aziende più energivore - responsabili del 40% delle emissioni totali - pagano per quanto inquinano.

Il mercato dei permessi di carbonio è gestito in Italia dal Gestore di Servizi Elettrici Gse e riguarda un migliaio di impianti, di cui 21 nella Bergamasca. Per tutte le altre aziende non esistono obblighi di riduzioni delle emissioni ma la drammaticità della crisi climatica e la crescente consapevolezza ambientale spingono tutte le aziende verso le “zero emissioni”.

Parola d’ordine emissione zero

Sullo sfondo di COP26, la conferenza Onu sul clima che si è tenuta a Glasgow, incombeva l’ultimo rapporto dell’ Ipcc , il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite .

Il 2019 - ma anche il 2020 non è stato migliore - è stato l’anno più caldo di sempre, l’anno in cui la concentrazione di anidride carbonica è stata la più alta degli ultimi 2 milioni di anni e si sono prodotti gas serra come non mai, da 800.000 anni a questa parte.

Il mondo è più caldo di 1,1 gradi rispetto ai livelli preindustriali e con l’aumento delle temperature medie sono aumentati i fenomeni estremi a cui la cronaca ci sta abituando: alluvioni, bombe d’acqua, ondate di calore, uragani, siccità…

 

2019: anno più caldo di sempre +1.1°

“I cambiamenti climatici colpiscono già tutte le regioni del mondo; l’influenza dell’attività umana contribuisce ai molti cambiamenti del tempo atmosferico e degli eventi climatici estremi “, si legge nel Rapporto Ipcc 2021.

«Questo rapporto segna il tempo scaduto per carbone e carburanti fossili, prima che distruggano il pianeta». Non sono parole di Greta Thunberg, la giovane ambientalista che ha accusato i grandi della Terra di fare solo bla bla bla, ma di Antonio Guterres , segretario generale dell’Onu che afferma: «Entro il 2030 la capacità energetica del solare e dell’eolico dovrebbe quadruplicarsi e gli investimenti in energia rinnovabile dovrebbero esser triplicati per mantenere una traiettoria verso l’emissioni zero entro metà del secolo». Per approfondire si può leggere qui .

Ma a Glasgow per le delegazioni di 197 Paesi non è stato facile trovare soluzioni condivise per ridurre le emissioni e raggiungere la “neutralità climatica” in tempo utile per evitare il surriscaldamento del Pianeta.

 

Cosa significa emissioni zero

Dopo giorni di discussioni si è trovato un consenso per arrivare alle “emissioni zero” entro il 2050, con importanti “distinguo” della Russia, della Cina e dell’Australia , che spostano l’obiettivo al 2060 e della popolosa India, che lo spinge al 2070.

Ci si arriverà, è l’impegno, dopo un periodo di “transizione” energetica e ecologica durante il quale adeguare il sistema di produzione e accelerare il ricorso alle energie rinnovabili, perfezionando le tecnologie innovative e disincentivando l’utilizzo di combustibili fossili.

In realtà non si arriverà ad annullare le emissioni di gas serra, un obiettivo praticamente impossibile : tutte le attività, umane e non, persino la crescita di una foresta, producono anidride carbonica.

Si tratta piuttosto di raggiungere la “neutralità climatica”, cioè di raggiungere l’equilibrio tra i gas serra immessi nell’atmosfera e la quantità di gas sottratta e stoccata per rimanere al di sotto del 1,5° gradi centigradi oltre il quale il riscaldamento globale porterebbe a scenari catastrofici.

Il ruolo dell’Europa

Quarta realtà mondiale per emissioni, l ’Europa è arrivata a COP26 con l’ambizione di guidare la lotta ai cambiamenti climatici , riaffermando l’obiettivo di 1,5 gradi richiesto dalla comunità scientifica.

La Commissione Europea portava in dote una serie di strumenti per gli investimenti privati, con la proposta di estendere a livello mondiale il carbon pricing (dare un prezzo al carbonio) come previsto nel sistema Ets, il più grande mercato di carbonio del mondo.

Forte del piano di investimenti del Green Deal (accordo verde) e del nuovo pacchetto di misure “Fit for 55” (pronti per il 55,%, leggi qui per approfondire ) per abbassare del 55% le emissioni rispetto al 1990 entro il 2030 e arrivare a zero emissioni per il 2050, l’Europa promuove la transizione ecologica con pratiche già oliate che hanno consentito di risparmiare 1.2 miliardi di tonnellate di CO2 dal 2008 al 2016 anche se per qualche nazione europea - Paesi Bassi, Grecia, Lettonia, Germania, Cipro hanno avuto un paradossale effetto negativo.

Non tutti i meriti della riduzione delle emissioni vanno attribuiti all’ Ets: dal 1990 a oggi l’Europa ha attraversato diverse crisi che ne hanno ridimensionato la crescita, e molti progressi sono stati fatti nel campo delle tecnologie ambientali, ma dare un prezzo al carbonio è una misura che piace alla Commissione Europea e raccoglie consensi in un numero crescente di paesi extra UE.

Sistemi simili a Ets sono attivi In California, Quebec e Sud Corea, mentre in Sudafrica , in Giappone e in Messico funziona la “carbon tax” sulle emissioni.

 

I 10 maggiori strumenti anti-emissioni per la maggior parte seguono lo schema di funzionamento del mercato europeo, ma con alcune importanti differenze. Il sistema californiano e quello del Quebec, per esempio, hanno un price floor, un prezzo minimo sotto il quale gli scambi non possono scendere, attorno ai 10 dollari per tonnellata. È una proposta di cui si discute da tempo anche per l’Ets europeo .

Comunque, secondo gli analisti, l’Europa a Glasgow avrebbe potuto fare di più.

Ets, il programma europeo

Le aziende europee con potenza termica oltre i 20 MegWatt rientrano nel programma Ets e devono acquistare permessi di emissione (relativi a quanto carbonio producono: a ogni tonnellata di carbonio emessa corrisponde un “permesso europeo”EUA , European allowance). Leggi qui per approfondire

Il 43% delle quote disponibili ogni anno viene allocata a titolo gratuito, il restante 57% viene acquistata attraverso aste pubbliche che in Italia sono affidate al Gse, Gestore dei Servizi Energetici. Qui tutti i dettagli

Per il Gse le aste rappresentano un “meccanismo cardine” che:
- garantisce efficienza nella formazione di un prezzo di riferimento per la CO2 in Europa
- promuove l’internalizzazione dei costi ambientali
- contribuisce al passaggio verso mix energetici sostenibili
- favorisce gli investimenti in efficienza energetica.

L’orologio del clima ci dice quanto ci resta

La visita al sito del Gse riserva una sorpresa inquietante: l’Orologio del Clima, che segna quanto manca al fatidico +1,5 gradi .

Nato da un’idea di due artisti statunitensi, Gan Golan e Andrew Boyd, ili Cilmate Clock , Orologio del Clima è comparso sul Metronome di Union Square a Manhattan, New York, il 19 settembre 2020 per la 75 .a sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

 

Con l’Orologio del Clima, Gse avvia una campagna di informazione e sensibilizzazione, “Agire ora”, per aumentare la consapevolezza rispetto alla crisi climatica ma anche descrivere i progressi, i miglioramenti e le ultime notizie sul conto alla rovescia.

Le 21 aziende bergamasche nel sistema Ets

Gli impianti interessati al sistema ETS in Europa sono circa 11.000, oltre 1000 quelle italiani. Tra questi 21 sono in terra bergamasca. Basta effettuare una ricerca per provincia sul sito Ets del ministero dell’Ambiente

Sono 18 grandi e 3 “piccoli” emettitori di CO2: cartiere, centrali elettriche, cementifici, industrie chimiche, grandi industrie alimentari.

Italcementi Spa - Cementeria di Calusco d’Adda
Carvico Spa - Carvico
Radicifil Spa - Casnigo
Dalmine Spa - Dalmine
Lucchini Industries Srl - Lovere
Spa Parà - Pontirolo Nuovo
Polynt Spa - Scanzorosciate
Europizzi Srl - Urgnano
Radici Yarn Spa - Villa d’Orgna
Cartiera Cama Srl - Lallio
Heineken Italia Spa - Comun Nuovo
A.C.P. Spa - Cividate al Piano
Saint-Gobain Italia Spa - Caravaggio
Italsacci Spa - Tavernola Bergamasca
Unicalce Spa - Sedrina
Unicalce Spa - Brembilla
Elcograf Spa - Treviglio
Same Deutz-Fahr - Treviglio
A2A Ambiente Spa - Bergamo (teleriscaldamento)
A2A Calore e Servizi - Bergamo (nuovo ospedale Papa Giovanni)
Pontenossa Spa - Ponte Nossa

E gli altri settori?

Il sistema Ets riguarda il 40% delle emissioni totali e non a caso “Fit for 55” propone di estenderlo anche ai trasporti e all’edilizia.

 

I settori non soggetti a Ets emettono CO2 (dati in milioni di tonnellate) per un totale di 2519 MT (milioni di tonnellate) (nel 2015):
- trasporti (esclusi trasporti aerei e marittimi): 888
- industria, fornitura energetica, produzione: 421
- rifiuti: 139
- agricoltura: 437
- edilizia: 634

Una condizione destinata a cambiare

Tutti gli emettitori che non rientrano in ETS non hanno ad oggi nessun obbligo di compensazione. Una condizione che non sembra destinata a durare.

«Con il Green Deal e Fit for 55, l’Europa ha lanciato obiettivi molto sfidanti - afferma Luisa Tranquilli, responsabile area sostenibilità 2A GROUP, azienda bergamasca che si occupa di certificazioni ambientali - le aziende saranno obbligate ad agire perchè tutto il sistema bancario assicurativo legherà sempre di più la possibilità di erogare finanziamenti alle misure intraprese per abbassare le emissioni di carbonio. Inoltre tutti i destinatari dei fondi Ue di Next Generation dovranno dimostrare di fare investimenti in questo senso. Compensare le emissioni sarà obbligatorio se non per legge per convenienza».

Secondo la manager certificare le proprie emissioni è una pratica sempre più diffusa:«è un passaggio che va visto nell’ottica di rafforzamento del brand, del marchio: sancita l’emergenza climatica come obiettivo primario per l’Unione Europea, tutte le realtà produttive si dovranno adeguare per rafforzare la propria posizione sul mercato. Ci sono vantaggi in campo di marketing e di immagine ma anche di efficentamento degli impianti e di riduzione dei costi».

Non tutte le imprese che si certificano poi, scelgono anche strumenti per compensare le proprie emissioni quali i “crediti di Carbonio”: «Costano dai 10 ai 50€ per tonnellata di CO2, a seconda se hanno valenza ambientale o anche sociale».

I crediti servono a finanziare progetti di riqualificazione, di sostegno ai Paesi in Via di Sviluppo, la forestazione in Amazzonia, i pozzi per l’acqua in Africa e possono essere inseriti nei bilanci di sostenibilità. Ma ancora, commenta Luisa Tranquilli, nella nostra provincia non sono molto utilizzati.

Eppure potrebbe convenire, al Pianeta ma anche al portafoglio.

Checklist

Le parole che contano

  1. Ets: European Trading System

    Il mercato del carbonio che fissa un prezzo per le emissioni, disincentivando la produzione di CO2
  2. Neutralità climatica

    Rapporto uguale a zero tra la quantità di gas serra emessi e la sottrazione di gas climalteranti, per favorire il contenimento del riscaldamento globale
  3. Carbon tax

    Tassa imposta sulle emissioni di carbonio, in vigore in Giappone e in Messico
  4. Crediti di carbonio

    Quote volontarie acquistate per compensare emissioni prodotte finanziando progetti di stoccaggio, forestazione, mitigazione, in particolare nei Paesi in via di sviluppo