Gabriele, l’antibamboccione
Con Brembo nel mondo

Ha appena compiuto 30 anni, eppure Gabriele Caldara di Albino ha trascorso l’ultimo biennio tra Cina, Stati Uniti e Messico. Viene automatico definirlo un anti-bamboccione, ma a lui le etichette proprio non piacciono. «Non sono un eroe: anche io, come qualsiasi mio coetaneo, ero spaventato alla vigilia della prima partenza e un po’ di batticuore mi accompagna ogni volta che mi imbarco su un aereo, per trasferirmi così lontano da casa.

Di Nanchino temevo l’inquinamento ai limiti del sopportabile, del Michigan la convivenza con gli americani e di Monterrey, dove risiedo attualmente, la criminalità. Ma c’è una cosa che ho scoperto: ed è che i preconcetti sono barriere, e vanno tolte. Ogni Paese ha pro e contro, ma nonostante tutto vale la pena soggiornarci, perché la diversità arricchisce. Non bisogna temere il nuovo: men che meno alla mia età».

La laurea a pieni voti

Ha le idee chiare Gabriele, la cui storia è controcorrente anche sul fronte professionale: forte

della sua laurea specialistica in Ingegneria gestionale a Dalmine con il massimo dei voti, non fa in tempo a discutere la tesi che già il suo curriculum viene selezionato da alcune grandi aziende bergamasche. È il giugno del 2011 quando viene assunto in Brembo: inizia a Curno, come vice responsabile del reparto di montaggio, per poi occuparsi di ottimizzazione e, infine, di logistica, area di cui oggi è responsabile nello stabilimento di Escobedo in Messico.

Niente «siesta»: si lavora

«Vivo qui da gennaio del 2015 e, rispetto alle due esperienze estere fatte in precedenza, devo dire di aver trovato molte affinità con i messicani. Monterrey non corrisponde all’idea che noi italiani abbiamo del Messico: niente spiagge caraibiche, ma tantissimi stabilimenti e capannoni. Infatti, complice la vicinanza con gli Stati Uniti – che distano solo due ore – riveste grande importanza sul fronte industriale e commerciale, ed è tra le città più ricche del Paese. È una zona un po’ a sè: poco folklore o feste di piazza – tipiche del Sud – e i miei colleghi sono lavoratori instancabili, altro che il rito della “siesta”. Quello che però accomuna tutti, a Nord e a Sud, è il temperamento invidiabile: sono molto allegri, socievoli, con la battuta pronta e la voglia di far festa da mattina a sera. Una positività davvero contagiosa, tanto che anche in ufficio il clima è gioviale, per nulla ingessato. Su una sola cosa siamo discordi: il caffè. Al mattino capisci subito se chi hai di fronte è italiano o indigeno in base alla macchinetta a cui si abbevera nel nostro open space: noi rigorosamente espresso, loro litri di brodaglia americana».

La prova del peperoncino

E poi, certo, c’è la «prova del peperoncino». «Al ristorante accompagnano qualsiasi pietanza con un peperoncino intero: ma solo loro riescono a mangiarlo. A me è bastato provarne un pezzetto per capire che non ce l’avrei mai fatta: e dire che ho sviluppato un’ottima resistenza al piccante. Tutto sommato la cucina messicana è molto buona, tanto più se paragonata a quella americana e cinese». Anche l’inquinamento sembra inesistente, in rapporto a Nanchino. «Effettivamente c’è, ma è più tollerabile. Certo, io sono cresciuto ad Albino e non sono abituato a fare i conti con lo smog, ma non mi pesa. È un’altra cosa a mancarmi: spostarmi a piedi, impossibile perché Monterrey è sterminata (l’intera area metropolitana conta più di 4 milioni di abitanti, ndr) e ci si muove solo in auto».

Una metropoli armata

Appena atterrato, racconta, lo aveva colpito constatare la presenza di poliziotti armati a ogni angolo della strada. «Da un lato mi rincuorava vedere tanti militari, perché mi faceva sentire in una botte di ferro. Ma al contempo riflettevo sul fatto che nessuno regge fucili e pistole senza motivo. Ormai ci ho fatto l’abitudine, so che è una città tranquilla: ovviamente ci sono quartieri che è meglio evitare perché ci si espone al rischio che succeda qualcosa, ma sono accortezze che si hanno in qualsiasi luogo del mondo. Nemmeno a Bergamo girovagherei per la stazione in piena notte».

L’esperienza Brembo

In Centro America, Gabriele continua a fare la vita di qualsiasi trentenne. «Io e la mia fidanzata, Ilaria, originaria di Scanzorosciate, abbiamo la nostra compagnia di amici. Ovviamente, essendo aumentate le responsabilità professionali e la mole di lavoro, la sera esco meno rispetto a quando stavo a Bergamo. In questo stabilimento siamo davvero partiti da zero e sono fiero di quanto abbiamo creato, perché ora riusciamo a coprire tutto il processo produttivo: partiamo dalla fusione dell’alluminio e arriviamo alla pinza finita». Il solo rammarico? «Non sono ancora riuscito a imparare lo spagnolo, perché comunico in un idioma ibrido: un “itagnolo” che genera molta ilarità tra i miei colleghi. Del resto la lingua ufficiale delle riunioni è l’inglese e in casa parlo italiano. Diciamo che non mi sforzo moltissimo con lo spagnolo».

Le nozze nel 2017

Nei prossimi mesi, Gabriele non avrà grandi margini per mettersi a studiare la lingua: nel poco tempo libero sarà assorbito dai preparativi per il suo matrimonio, che si celebrerà a Scanzorosciate il prossimo maggio. «Stiamo prenotando tutto – dal ristorante ai fiori – via mail. Mica facile con 10mila chilometri di distanza!».

Un’azienda giovane

Dove sarà, geograficamente parlando, il futuro dei coniugi Caldara? «Chi lo sa. Quel che è certo, è che vorrei restare sempre in Brembo: siamo un gruppo coeso e molto giovane, considerato che l’età media si aggira sui 35/40 anni. Sono fortunato: perché io, nel mio lavoro, non so cosa sia la noia. Anzi: mi diverto. Del resto negli ultimi anni ho vissuto in tre nazioni estere, occupandomi di altrettante aree produttive. Cos’altro potrei desiderare?».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per sei mesi l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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