I sindacati: «Crisi e grandi opere
Serve una regia per la Bassa»

La crisi si fa sentire, per il momento più delle grandi opere. Gli investimenti in nuovi capannoni e aree industriali nella Bassa vanno avanti con il freno tirato. Colpa della crisi, non c'è dubbio, ma anche del futuro che resta ancora incerto.

La crisi si fa sentire, per il momento più delle grandi opere. Il volano deve attendere tempi migliori. Gli investimenti in nuovi capannoni e aree industriali nella Bassa vanno avanti con il freno tirato. Colpa della crisi, non c'è dubbio, ma anche del futuro che resta ancora incerto.

Lo ha detto al nostro giornale il presidente della Bcc Gianfranco Bonacina («Ho l'impressione che Treviglio non abbia ancora la consapevolezza di quello che avverrà e di quello che diventerà»), lo ribadiscono i sindacati. «Che cosa succederà con le maxiopere in arrivo? Qui nessuno lo sa con certezza, non lo sanno le istituzioni, non lo sappiamo noi sindacati», dice Salvatore Catalano, responsabile della Cisl di Treviglio.

Da due anni la Cisl, ma anche la Cgil, ha potenziato i suoi uffici lì, in quella fetta della pianura destinata a cambiare volto con l'arrivo di Brebemi, Alta velocità, ex Ipb e delle opere connesse. «Treviglio e i paesi che si collocano ad est e ovest sull'asse della pianura bergamasca, saranno interessati da una serie di opere che certamente modificheranno lo scenario geografico del territorio, ma soprattutto saranno portatrici di modificazioni sociali, ambientali, economiche e produttive», dicono i sindacati.

Ecco perché non c'è più tempo da perdere: l'autostrada Brescia-Bergamo-Milano va avanti spedita, la Tav - nonostante l'ultima incognita fondi, seguita poi dalla schiarita - sta avviando i cantieri a Caravaggio e l'ex Ipb (ora Autostrade bergamasche) muove passi più decisi almeno sulla carta.

I sindacati stanno cercando di tirare le fila, quelli di Treviglio hanno dato il là a una serie di convegni per iniziare «ad aprire una fase di confronto», visto che «la grave crisi e l'avvio di grandi opere infrastrutturali modificheranno gli assetti geografici, economico-produttivi e sociali del nostro territorio».

Il territorio – sostengono le organizzazioni sindacali – è coinvolto dagli effetti delle crisi economica e occupazionale: lavoratori in cassa integrazione e mobilità, perdita di posti di lavoro e la fatica crescente dei giovani in cerca di prima occupazione. «Ecco perché serve un piano coordinato».

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