«Popolare», il motore viaggia
Ubi: candidature di alto profilo

«Un risultato molto significativo e apprezzabile in un anno complicato». Il presidente della Popolare, Emilio Zanetti, ha commentato così i dati in un incontro con la stampa. «Pur avendo un utile netto in calo è un risultato importante».

Con 129,5 milioni di utile netto la Banca Popolare di Bergamo si conferma il motore del gruppo Ubi. Anche in un anno difficile che ha visto scendere l'utile contabile del 24,6%. Tolte le voci non ricorrenti, a partire dagli oneri per gli incentivi all'esodo pari a 27,2 milioni per il prepensionamento di 116 dipendenti, l'utile normalizzato si attesta a 135,2 milioni, in calo del 17,5%.

«Un risultato molto significativo e apprezzabile in un anno complicato», ha sottolineato il presidente Emilio Zanetti commentando i dati in un incontro con la stampa. «Pur avendo un utile netto in calo, dobbiamo rifarci al contesto generale: è un risultato importante».

E alla vigilia ormai del consiglio di sorveglianza che domani dovrà varare la lista per il rinnovo dei vertici di Ubi, incalzato dalle domande Zanetti, che con l'assemblea del 20 aprile lascerà la presidenza del consiglio di gestione, ha detto: «Penso che saranno presentate candidature di alto profilo che garantiscono il rispetto dei valori di modello di banca cooperativa e federale, che sono i cardini su cui si è sempre fondato il nostro gruppo». Per la successione si profila il ticket Andrea Moltrasio e Franco Polotti, alla guida il primo del consiglio di sorveglianza e il secondo del consiglio di gestione.


Sul risultato finale della Popolare Bergamo pesano le rettifiche sui crediti: 134,7 milioni di euro (più 62%). Il costo del credito è salito a 0,72% da 0,42%. Incide il calo degli impieghi: meno 4,2% a 18,8 miliardi. La raccolta diretta cala del 2,6% a 19,2 miliardi, meno 1,7% a 43,5 miliardi la totale.
<+tondo>Qui si è soffermato Zanetti che ha rimarcato il «notevole rafforzamento patrimoniale» con l'indice Tier 1 al 20,62%.

«Per la raccolta dobbiamo pensare che la crisi ha colpito duramente imprese e famiglie che non riescono più a risparmiare». Sui prestiti hanno pesato le disposizioni Eba: «Abbiamo dovuto contenere gli impieghi, specie nel large corporate. Credo di poter dire che non è mai mancato il sostegno a piccole imprese e famiglie con merito creditizio».

Il costo del credito ha avuto «una crescita sensibile e questo indica la gravità della crisi. Siamo una delle banche che esprime comunque la miglior qualità del credito. Abbiamo adottato criteri molto prudenziali e rigorosi negli accantonamenti».

Soluzioni a breve «non sono facili»: «La crisi è pesante e duratura. Parte delle rettifiche sono dovute all'immobiliare. Usciremo dalla crisi, ma ci vorrà tempo». Zanetti ha sottolineato anche come la banca si sia «giovata dell'appartenere a un grande gruppo sia per il contenimento dei costi sia per i servizi resi dalla capogruppo alle altre banche».

E sul futuro del gruppo il presidente ha ribadito che «non si mette assolutamente in dubbio che il gruppo sia banca popolare cooperativa e che a suo tempo è stato scelto il modello federale che consente alle banche un radicamento sui territori serviti maggiore di quanto sarebbe possibile con la banca unica». E se è vero che il modello federale richiede qualche onere in più, sono però «difficilmente valutabili i ricavi in meno che si avrebbero con un modello diverso».

Modello federale vuol dire anche più costi di governance. Oggi la Bergamo ha un consiglio d'amministrazione a 14. Sono allo studio riduzioni? «Per le altre banche ci saranno modifiche statutarie che fisseranno numeri più contenuti in base alle dimensioni degli istituti. Per la Popolare Bergamo e il Banco di Brescia dovremmo restare a 14-15 perché il contributo che possono dare le varie componenti è importante. Ci sarà un'azione di forte contenimento sui costi di governance: almeno del 20% e in alcuni casi anche di più». Per i consigli si andrà alle scadenze naturali, quasi tutte nel 2014.

E la forma cooperativa per il futuro è al sicuro? «Mi auguro - risponde Zanetti - che tutti quelli che verranno dopo saranno fedeli a questi valori di democrazia e sono convinto che lo faranno. La banca è nata 144 anni fa ed è sempre rimasta popolare, anche in momenti difficili. Nessuno ha mai pensato di modificarla. Alla luce dei cambiamenti in altre realtà, come l'Agricola Mantovana e Antonveneta, abbiamo visto le conseguenze, gravi per la banca e per le comunità».

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