Dimissioni per maternità
Nella Bergamasca 792 nel 2012

Non si arresta il fenomeno delle dimissioni di lavoratrici madri nel primo anno di vita del bimbo. Nella Bergamasca il dato è preoccupante: dalle 705 lavoratrici dimissionarie del 2011 si è passati a 792 nel 2012, con un incremento del 13.3%.

Non si arresta il fenomeno delle dimissioni di lavoratrici madri nel primo anno di vita del bimbo. Nella Bergamasca il dato è preoccupante: dalle 705 lavoratrici dimissionarie del 2011 si è passati a 792, con un incremento del 13.3%. Interessanti anche i settori di appartenenza delle dimissioni: 410 nei Servizi, 203 nel Commercio, 175 nell'Industria (e poi una in Agricoltura, 3 in Credito e assicurazioni).

Non solo: il fenomeno comincia a coinvolgere anche i padri. Nel 2012, infatti, hanno lasciato il lavoro 55 lavoratori, con un incremento del 1000% rispetto all'anno precedente (erano stati 5).

Complessivamente, invece, si registra un aumento dell'11,3% delle dimissioni, salite a 4.980 casi (4.473 nel 2011). E' quanto emerge dalle elaborazioni condotte dal Coordinamento Donne e Pari opportunità della Cisl Lombardia, sulla base dei dati forniti dal ministero del Lavoro Regione Lombardia relativi al 2012.

«Nonostante le risorse messe a disposizione dalla Regione sul tema della conciliazione lavoro-famiglia i numeri delle dimissioni tornano a crescere – commenta Rita Brembilla, responsabile Coordinamento Donne Cisl Lombardia -. Occorrono progetti più incisivi e capaci di dare risposte alle famiglie e alle lavoratrici. Il dato sui padri che abbandonano l'impiego è assolutamente inedito e dovrà essere approfondito - aggiunge - . Sicuramente è una conferma del fatto che la conciliazione tra tempi di lavoro e di cura sta assumendo un dimensione sempre più familiare».

Quanto alle ragioni dell'abbandono del posto di lavoro, il 56% si è dimesso per la carenza di servizi (853 casi), per l'assenza di una rete familiare di supporto (1011 casi), per la mancata concessione del part-time o di un orario flessibile (584 casi) e l'elevata incidenza dei costi di assistenza (323 casi). «Oltre a potenziare i servizi per la prima infanzia, occorre affrontare il tema delle rette degli asili nido, che anche nelle strutture pubbliche hanno raggiunto livelli in molti casi insostenibili – sottolinea Brembilla -. Occorre inoltre favorire la possibilità di utilizzo del part-time o degli orari flessibili, che potrebbero anche essere una risposta per alcuni casi di crisi aziendale».

Anche a livello territoriale la situazione è peggiorata. Con l'esclusione di Lecco e Varese, dove si registra un calo (rispettivamente del 17,4% e del 2,3%), in tutti i territori della Lombardia i casi dimissioni nel primo anno di vita del figlio sono in aumento. La maglia nera spetta Cremona (+31,1% sul 2011), seguita da Brescia e Mantova (+20,6% e +20,1%), Pavia (+ 14,4%), Bergamo (+13,3%), Como (+11,2%) e Lodi (+3%). Dal punto di vista dei settori produttivi, si registra un aumento nel commercio (+19,9%) e nei servizi (+21,8%), ambiti a prevalenza di occupazione femminile, una diminuzione leggera nell'industria (-1,5%) e più marcata nel credito/assicurazioni (-36,3%) e agricoltura (-56%).

In allegato le tabelle coi dati territoriali e settoriali, articolate per sesso, fascia d'età, nazionalità e dimensioni aziendali.

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