Il gruppo Mazzucconi: domanda
di concordato ma senza esuberi

Maberfin, la holding del gruppo Mazzucconi, e le sue quattro controllate Fonderie Mario Mazzucconi di Ponte San Pietro, Rono di Almenno San Bartolomeo, Tekal di Chieti e la modenese Fonderie San Possidonio, hanno presentato lunedì domanda di ammissione al concordato preventivo finalizzato ad assicurare la continuità aziendale.

La decisione è stata presa a seguito delle tensioni finanziarie provocate da un deciso calo di mercato - il fatturato del gruppo è sceso dai 170 milioni del 2007 ai 120 del 2008 con la prospettiva di scendere ulteriormente a 75 quest'anno - combinato ad un impegno per un piano di investimenti di 20 milioni per impianti e macchinari, legato anche a nuove importanti commesse per Bmw che porterà ricavi aggiuntivi per 30 milioni di euro annui.

Trattative per la ristrutturazione della struttura finanziaria del gruppo erano in corso con le banche da marzo, ma l'ulteriore calo dei volumi produttivi nel terzo trimestre e un peggioramento dei flussi finanziari ha portato alla decisione di richiesta del concordato.

La produzione tipica del gruppo, testate per motori Diesel, ha del resto subito interamente il calo del settore automotive e in particolare dei veicoli commerciali leggeri, accentuato dalla mancanza di incentivi per questo tipo di motore e dallo storno di ordini dal gruppo Fiat per destinarli alla ricomprata Teksid.

La proposta contenuta nella domanda di concordato prevede il pagamento integrale dei debiti privilegiati (18 milioni di euro) e per una quota del 60-70% - percentuale ampiamente superiore a quelle ricorrenti nei concordati liquidatori - dei debiti chirografari, ovvero quelli non assistiti da garanzia (88 milioni): questi ultimi fanno capo per la maggior parte a istituti di credito, in particolare Credito Bergamasco, Popolare di Bergamo, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Bnl.

A fronte di debiti per 106 milioni, il gruppo presenta un attivo di 126 milioni, tra immobilizzazioni materiali (80 milioni), valore del magazzino (20 milioni) e crediti (26 milioni). Risorse per il pagamento dei creditori saranno recuperate secondo il piano del gruppo anche dalla cessione di immobili non strategici e non funzionali all'attività produttiva.

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