La forza pasquale vince il male e la morte

ITALIA. La forza è misura di ogni movimento, della vita stessa: la forza fisica, la forza della natura, la forza motrice, la forza economica, la forza militare, la forza della ragione, della volontà, della verità, del diritto e della legge, la forza della parola e dell’esempio...

L’elenco delle declinazioni della forza è veramente impressionante. Il venir meno della forza o delle forze, viene percepito come indebolimento della vita stessa e la debolezza è percepita come limite, inevitabilmente da nascondere e in ogni modo da superare. La forza appare come l’antidoto all’incertezza, all’insicurezza, alla paura di morire e anche a quella di vivere. Se la paura di morire è un istinto, la paura di vivere sembra un connotato di questo passaggio epocale. Ne avvertiamo i sintomi: la caduta a picco della natalità, un’incertezza logorante, un fatalismo irresponsabile, la diffusa depressione sociale...

Tentiamo di individuarne le cause: la riduzione di ogni verità alla sola certezza scientifica; la guerra e la violenza; un risentimento sociale sempre più diffuso e globale, l’indifferenza che alimenta la solitudine, la percezione dell’inutilità di impegni che superino l’orizzonte dei nostri interessi, uno sviluppo tecnologico che appare sempre più ingovernabile o governato da pochi. Ne registriamo le conseguenze: la distruttiva concentrazione su di sé, sull’interesse particolare; una paradossale solitudine, un diffuso senso di smarrimento esposto a derive disposte a svendere la libertà in nome della sicurezza; la crescita di forme di nazionalismo aggressivo. La necessità di rafforzare ciò che contrasta la paura di vivere, scivola nel considerare i rapporti personali, sociali, economici, come rapporti di forza, di cui la «guerra» diventa tragica rappresentazione.

In un orizzonte in cui la forza diventa misura della vita personale e sociale, che significato assume il Vangelo della Pasqua? Cosa rappresenta la croce di Cristo e l’annuncio della Sua risurrezione? È materia da relegare sbrigativamente nell’ambito della consolazione dei deboli, degli afflitti e degli impotenti?

Il messaggio biblico è indiscutibilmente critico nei confronti della forza dell’uomo, che si rivela necessaria e nello stesso tempo impari alle sfide della vita e si espone alle smentite caratteristiche di ogni ricorrente illusione. Alimenta piuttosto la fiducia nella forza che viene da Dio: «Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore...». Il credente attinge da Dio la sua forza: dalla relazione con Lui scaturisce la forza spirituale. Non è semplicemente la forza d’animo, ma la forza generata e alimentata dalla fede. Guai, quando la fede diventa giustificazione della prevaricazione, tanto più violenta e tanto più odiosa, quanto più compiuta in nome di Dio. La forza spirituale non coincide neppure con quella che oggi viene chiamata resilienza e che persone e gruppi adottano in situazioni incontenibili. La forza spirituale è frutto della relazione con Dio e alimento della forza morale, fondamento e criterio di giudizio di ogni altra forza.

La Pasqua è la manifestazione della forza di Dio che vince il male, il peccato e la morte nel loro potere violento, devastante e disumanizzante. La Pasqua non solo è sorgente di vita, ma alimento della fiducia nella vita: sorgente di vita per i cristiani, pane della fiducia nella vita, che i cristiani sono chiamati a testimoniare per tutti. Gli antichi padri hanno scritto: «La gloria di Dio è l’uomo vivente». Se vogliamo evitare il baratro di una crisi dagli esiti imprevedibili, dobbiamo tornare a fondare ogni programma politico, sociale, economico, industriale e ogni ridisegno della comunità nazionale e internazionale su questa certezza, frutto della Pasqua. Il Cristo che vince il potere della morte con il dono della vita per tutti, giusti e ingiusti, è la ragione di una speranza irriducibile per l’umanità intera.

© RIPRODUZIONE RISERVATA