Giacomo (nome di fantasia) entra con il computer in mano e il cellulare all’orecchio. «Mi scusi dottoressa – dice – ma arrivo dall’Australia e domani devo essere a Macao. Non mi ricordo nemmeno se ho mangiato e domani mi sveglierò in hotel. Non mi chieda se ho seguito le sue indicazioni, la prego. Ma d’altra parte come si fa con una vita come la mia? Non so nemmeno dove sarò tra una settimana».
Giacomo dice queste frasi tutte d’un fiato. È il General Manager della filiale cinese di una società multinazionale. A Shanghai, dove vivo e lavoro come biologa nutrizionista, a milioni di chilometri di distanza dall’Italia, la vita scorre frenetica e senza posa, esattamente come a Bergamo o Milano.
La descrizione di Giacomo è simile a quella che si potrebbe fare di uno o una qualsiasi manager, imprenditore o imprenditrice, che passi il tempo piroettando da un parallelo all’altro, mentre ignora la stanchezza delle ore passate in aeroporto, cercando di sovrapporre il proprio bioritmo al jet lag.
Come non “perdere la bussola”
Viaggiare di frequente è un po’ come salire volontariamente su una catapulta o utilizzare il teletrasporto: all’improvviso la colazione diventa cena, a pranzo non si ha fame, la testa cade di fronte al computer, proprio quando si dovrebbe essere concentrati e nel pieno dell’attività lavorativa. Come si può fare quindi per mitigare gli effetti di questa vita stressante per il corpo e per la mente? Il primo segreto è mantenere un filo conduttore nutrizionale.
Per fare questo, una delle strategie possibili è utilizzare il « Piatto di Harvard »: un semplice modello che ci aiuti a visualizzare i nutrienti e ci supporti nel districarci tra una giungla di cibi “alieni” e pranzi a buffet.
Prescindendo dalle coordinate del nostro GPS, questo piatto, fornitoci dai ricercatori della Harvard Medical School, è una bussola nutrizionale, alleata di manager e globetrotter, utile per orientarsi nella giungla esotica di cibi sconosciuti o persino tra i piatti della tradizione mediterranea, direzionando i malcapitati verso una dieta equilibrata, nonostante la distanza da casa.
Frutta e verdura: il nostro scudo
Pensiamo a frutta e verdura come ai nostri migliori alleati: occupano la metà del nostro piatto e sono ricchi di nutrienti come vitamine e antiossidanti, che ci supporteranno nella gestione dello stress. Contengono fibre e coadiuvanti del transito intestinale (punto cruciale per i viaggiatori, diciamocelo) e contribuiscono anche a dare un senso prolungato di sazietà, soprattutto se condite con olio extravergine d’oliva e limone, ricchi di polifenoli e vitamina C.
Proteine, carboidrati integrali, acqua e grassi sani
In Cina sono moltissime le fonti proteiche alternative alle proteine animali, come il tofu, il tempeh o il seitan, oggi molto comuni anche in Italia. Ma se siamo legati a una tradizione più occidentale, un quarto del piatto sarà occupato da carne, uova o legumi, che ci aiuteranno a recuperare dopo la corsa a perdifiato, fatta in stazione o in aeroporto, per non perdere la coincidenza.
Il rimanente quarto del piatto sarà occupato dalla nostra benzina a “lento rilascio”: cereali integrali, patate o carboidrati complessi possono essere d’aiuto come riserva energetica prolungata, per non crollare di fronte al pc, durante una riunione con il capo, che (non si sa perché), dopo anni di call continua a inquadrarsi dalle sopracciglia in su.
Spesso, inoltre, ci dimentichiamo dell’importanza dei grassi insaturi, contenuti in olio extravergine d’oliva, frutta secca e avocado, per esempio, che ormai sono entrati nelle nostre abitudini alimentari. Infine, ci manca soltanto l’integratore numero uno di microelementi: l’acqua. Il nostro corpo è composto principalmente di acqua e tenersi idratati ci mantiene performanti fisicamente e non solo.
La nutrizione è solo un pezzo del puzzle: il kit del perfetto viaggiatore
D’accordo, in “valigia” abbiamo il «Piatto di Harvard» e tante buone intenzioni, ma cosa manca? Sappiamo che mangiare in modo sano non è sufficiente per prenderci cura della nostra salute. Aggiungiamo quindi qualche altro elemento.
Innanzitutto, la strategia del jet lag. Non sottovalutiamo le tempistiche e il potere di un orologio interno sincronizzato. Scegliamo pasti leggeri prima del volo e selezioniamo cibi ricchi in melatonina, che concilino il sonno come ciliegie e banane, invece del cioccolato che ci terrebbe svegli. E se proprio dobbiamo mangiare, perché a Bergamo è ora di pranzo, scegliamo un frullato, per esempio, invece del cibo di un fast food a portata di mano.
Teniamo con noi degli snack, invece di affidarci al catering delle compagnie aeree e scegliamo frutta secca o barrette senza zuccheri aggiunti, così ci sazieranno, ma senza appesantirci. Non dimentichiamo di portare con noi un integratore a base di melatonina, utile per superare i primi giorni di jet leg, ma occorre farsi consigliare sempre da un professionista della salute. Gli integratori sono utili solo laddove se ne abbia necessità, se ne conosca la posologia e non vi siano controindicazioni.
Fare sport… in sala d’attesa
«Ha fatto sport Giacomo, da quando è partito?» ricevo i primi feedback del mio paziente da Macao. «Ma per niente, dottoressa! D’altra parte come potevo fare? Sono sempre tra sale d’attesa negli uffici e in aeroporto. Non è come quando sono a Shanghai, spesso sono in hotel!».
È vero, purtroppo, ma per vita attiva non si intende soltanto esercizio fisico, fitness e sala attrezzi. Possiamo usare il jet lag a nostro favore, per esempio, utilizzando le palestre degli hotel oppure servendoci di una sala d’aspetto per muoverci, esplorare e camminare invece che sederci in attesa di essere convocati.
Movimenti ciclici e ripetitivi, come passeggiare, aiutano la mente ad abbassare il livello di stress e permettono di pensare più lucidamente, attivare tutte le nostre risorse, stimolare la creatività e ci aiutano ad affrontare situazioni complesse in modo più efficace e performante.
Ricerchiamo il benessere ovunque ci troviamo
Viaggiare per il mondo non deve coincidere con il perdere il timone della nostra salute, che resta la nostra priorità, per evitare che la nave vada alla deriva.
In conclusione, intrepidi “surfisti del business”, audaci manager in un mondo in cui il significato di “casa” si estende ben oltre le nostre quattro mura domestiche, che ci si trovi nella frenetica Shanghai o sulle alture di Foppolo, perseguite il vostro benessere, con ogni boccone, a tavola e nella vita di ogni giorno. Stabilite una routine per quando siete in viaggio: prendete nota delle vostre difficoltà e delle vostre abitudini. Create un diario che vi permetta di distinguere ciò che vi aiuta a sostenere il carico di una vita in perenne movimento da ciò che invece ne aumenta la zavorra. Dall’esperienza traete una vostra agenda di viaggio, da implementare come routine, ogni volta in cui non siete a casa, per “sentirvi” a casa.
E al ritorno raccontate il vostro viaggio. Trovate il vostro posto nell’intima condivisione di una cena e nella gioia di una tavola imbandita, dando un significato più profondo e autentico al concetto di nutrimento.
- La dieta del manager in viaggio. L’equilibrio è ai quattro angoli… del piatto
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