I bambini nelle guerre, lo scempio della vita

IL COMMENTO. A ragione si dice che in guerra la verità è la prima vittima. La citazione attribuita ad Eschilo andrebbe però aggiornata per senso di umanità: nei conflitti i più indifesi sono i bambini. Secondo l’organizzazione non governativa «Save the children», oltre 10mila minori sono stati uccisi negli attacchi aerei e nelle operazioni di terra israeliane nella Striscia di Gara in 100 giorni di raid e 4mila risultano dispersi, presumibilmente sepolti sotto le macerie.

Altri mille hanno perso una o entrambe le gambe, a molti sono state amputate senza anestesia e serviranno cure mediche per tutta la vita. Nell’eccidio compiuto da Hamas il 7 ottobre scorso hanno perso la vita due neonati e 48 minori. Nella Striscia è ancora ostaggio del movimento islamista un bimbo che ha compiuto un anno giovedì scorso. Sono numeri agghiaccianti se si considera che siamo nell’anno 2024 e l’umanità non ha ancora dimostrato di saper proteggere almeno i più piccoli.

«Save the children» è la stessa organizzazione che ha denunciato a più riprese gli indiscriminati bombardamenti russi anche di scuole e di asili ucraini, al punto che il governo di Kiev ha dovuto approvare un decreto per rendere obbligatori i rifugi antiaerei negli edifici che ospitano aule. Secondo l’Onu sono almeno 524 i bambini uccisi dall’inizio dell’invasione russa su larga scala: «almeno» perché sempre le Nazioni Unite ricordano che la conta è molto parziale. Solo dalla martoriata città di Mariupol, ora occupata e annessa illegalmente dal Cremlino, 20mila persone risultano scomparse. Nelle fosse comuni di Bucha e di Izyum sono stati ritrovati corpi anche di bambini e di bambine con evidenti segni di torture e di violenze sessuali. Secondo l’Unicef la campagna di abbattimento di centrali elettriche avviata da Mosca per il secondo anno, rischia di lasciare al gelo e al buio un milione di piccoli.

Papa Francesco in una lettera all’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, ha scritto che quella in Ucraina non può diventare «una guerra dimenticata» e ha definito «ignobili» gli attacchi russi ai civili. Non vanno poi dimenticati i 19mila minori ucraini trasferiti in Russia contro la loro volontà: soltanto 520 sono stati restituiti ai genitori o ai parenti.

Secondo una ricerca curata dalla Caritas Italiana, due milioni di bambini hanno perso la vita nelle guerre dal 1990 al 2000, 120mila dal 2005 ad oggi, 468 milioni vivono invece in aree di conflitto (in Africa e in Asia soprattutto). L’anno peggiore è stato il 2022: 8.630 uccisi o mutilati, 7.622 reclutati per i combattimenti e 3.985 rapiti.

Ma i numeri non dicono tutto, seppure certifichino la brutalità delle violazioni verso chi dovrebbe godere di una protezione speciali. Non dicono nulla ad esempio dei traumi fisici e psicologici dei sopravvissuti che spesso lasciano ferite indelebili anche se curate. Una recente ricerca svolta in Ucraina ha dimostrato come il «solo» suono della sirena antiaerea se ripetuto più volte (43mila dall’inizio dell’invasione russa) può generare stati di ansia e di panico nei più piccoli. Se questo è l’effetto di un suono prolungato e lugubre, più grave è quello generato da esplosioni ravvicinate o addirittura da uccisioni, di sconosciuti e soprattutto di genitori, di fratelli o di altri parenti, in persone non ancora strutturate per reggere e per rielaborare traumi così gravi.

Ma c’è un altro fatto sottovalutato: i minori che vivono per anni in contesti di guerra spesso non possono frequentare la scuola. Sono 37 milioni i bambini esclusi dall’istruzione dal 2005 ad oggi, 22 milioni in condizioni di profughi. Generazioni perdute dal punto di vista della formazione, destinate in futuro a pagare un prezzo per questa rinuncia obbligata. Servirebbe un sussulto di umanità da parte di chi ha il potere di mettere fine a questo scempio di vita.

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