La guerra dei chip tra Usa, Cina ed Europa

MONDO. La scoperta dei chip e dei materiali semiconduttori ha contribuito a rendere possibili le tante innovazioni tecnologiche di cui oggi ci serviamo.

Un chip a base di silicio è un dispositivo elettronico nel quale gli elementi attivi (transistor, diodi, ecc.) e gli elementi passivi (resistori, condensatori, ecc.) sono contenuti in una singola piastrina di materiale semiconduttore. Trovano applicazione in dispositivi elettronici come smartphone, Pc, tablet e altre apparecchiature come quelle di cui sono dotate le auto per garantire sicurezza e confort. Negli ultimi anni, la combinazione di tensioni geopolitiche e la pandemia di Covid hanno progressivamente aumentato la pressione sulla catena di approvvigionamento globale di chip, portando ad un aumento dei loro prezzi e delle scorte che hanno messo in crisi, in particolare, molte industrie automobilistiche. Questa complessa situazione ha indotto Stati Uniti, Cina e Ue a investire in modo massiccio nella loro produzione, al fine di realizzare industrie nazionali che fossero in grado di garantire l’autosufficienza. Tra Usa e Cina, in particolare, si è aperta una vera e propria «guerra fredda tecnologica» che rappresenta una delle più importanti sfide del XXI secolo in termini sia di competizione economica che di sicurezza nazionale.

Questa guerra si è intensificata con una mossa improvvisa della Cina, che lo scorso anno ha introdotto restrizioni all’esportazione di gallio e germanio, due metalli critici per la produzione di chip, dei quali è la prima produttrice al mondo. D’altro canto, nell’applicazione di varie tecnologie di progettazione di chip, che richiedono un elevato livello di competenze, gli americani risultano decisamente in vantaggio rispetto alla Cina. Ad acuire le tensioni tra le due superpotenze ha enormemente contribuito il pericolo che la Cina, come in più occasioni affermato dal presidente Xi Jinping, decidesse d’invadere l’isola di Taiwan, che considera da sempre parte del proprio territorio e nella quale opera il colosso «Tsmc» che è il maggiore produttore al mondo di semiconduttori. Gli Usa sono fortemente dipendenti per l’importazione di semiconduttori da Taiwan e anche questa è una delle principali ragioni del loro impegno nella difesa dell’indipendenza dell’isola. Questo clima di grande tensione ha portato il presidente Biden, sulla scorta anche della tragica esperienza dell’invasione russa dell’Ucraina, a impegnarsi in prima linea per ridurre la dipendenza degli Stati Uniti da chip e semiconduttori prodotti all’estero e anche da Taiwan.

L’iniziativa più importante è stata quella di concedere a Intel, che è tra i principali produttori di semiconduttori al mondo, 20 miliardi di dollari e detrazioni fiscali fino al 25%, onde consentire al colosso statunitense d’investire 100 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. Le risorse stanziate per Intel serviranno alla produzione di chip e semiconduttori all’avanguardia, che consentiranno di mantenere gli Usa alla guida dell’innovazione.

Da parte sua, anche l’Ue si sta muovendo per accrescere il suo peso tecnologico in ambito internazionale. Con il progetto denominato Chips Act si è proposta d’investire entro il 2030 oltre 100 miliardi di euro per portare la produzione di chip elettronici e semiconduttori dall’attuale 9%, al 20% della capacità mondiale. Sono già in campo 70 progetti in 19 Paesi e i più consistenti riguardano investimenti per oltre 80 miliardi in Irlanda, Germania e Francia da parte, in particolare, di Tsmc e di Intel. In Italia l’industria dei semiconduttori contribuisce attualmente solo al 3,3% del giro d’affari nel settore. Accanto a tante piccole iniziative opera un solo grande stabilimento italo-francese (STMicroelettronics) con due centri di produzione a Carate Brianza e Catania.

Recentemente, è stato annunciato dal governo un investimento di 3,2 miliardi di euro da parte di Silicon Box, società con sede a Singapore, per la produzione di chip nel nord del Paese, che genererebbe 1.600 nuovi posti di lavoro. Un’altra iniziativa certamente di grande rilievo sul piano strategico è rappresentata dalla costituzione, avvenuta il 3 novembre scorso, della fondazione Chips.IT con sede a Pavia che ha il compito di formare i futuri progettisti italiani di circuiti integrati, cui spetterà il compito di ridare slancio alla produzione italiana.

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