Natale, speranza per tutti

MONDO. Una capanna di macerie, e non la sola. È un «presepe di guerra» quello che il fotografo Sulaiman Hejji ci consegna in questo drammatico scatto, perché ancora una volta – in Terra Santa e in una novantina di altri Paesi nel mondo in cui si combatte una qualche forma di conflitto – quello che si celebra domani sarà un Natale di guerra.

Ancora una volta, ad innescare una barbarie che nelle terre di Gesù ha già provocato quasi ventimila vittime inermi e innocenti, è stata la scelleratezza dell’essere umano, animato solo da un odio cieco che non si ferma davanti a niente e a nessuno, in cerca di un’inutile vendetta, i cui effetti sono sempre gli stessi: la perpetuazione della violenza, del dolore, della sofferenza.

Che sia Gaza (dove la foto è stata scattata una manciata di giorni fa), che sia Kiev (c’è ancora una guerra nel «cuore» dell’Europa, non dimentichiamolo…), che sia un angolo remoto di Africa oppure di Asia, quest’immagine senza tempo non fa che confermarci una terribile verità: il progredire della civiltà non ha mai spento la crudeltà insita nell’uomo, la cui ferocia - bestiale e razionale nello stesso tempo - è la stessa di chi attirò il fratello nel campo per ucciderlo, di chi mise in croce un Uomo che predicava l’amore verso il prossimo, la solidarietà tra le genti, il rispetto della dignità di tutti e di ciascuno, di chi ideò i campi di sterminio per seminare terrore e morte. La Storia si ripete, sempre diversa e sempre uguale a se stessa, fatta di egoismi e di individualità.

Ma quei fasci di luce che filtrano da sopra i calcinacci, quel fuoco accesso che arde non si sa come in mezzo al cemento, ci dicono che una speranza per cambiare c’è, esiste davvero: sta a noi coglierla nella sua interezza. Quella luce, quella speranza sono le stesse che Dio consegna all’umanità facendole dono di suo Figlio, in un gesto di infinita tenerezza. Certo, ci vuole coraggio ad accoglierlo, non è come ritirare un pacchetto in uno dei negozi che abbiamo preso d’assalto durante la sfrenata corsa ai regali che ha caratterizzato il nostro «avvento» all’insegna del consumismo. Eppure il suo messaggio è di una semplicità disarmante, e proprio per questo universale, capace cioè di poter essere compreso dal mondo intero, a cominciare da quei pastori che per primi ricevettero l’Annuncio.

Il Natale porta con sè l’inizio di una nuova vita nel cuore di ciascuno di noi, perché una nuova vita è sempre possibile, perché - come ha scritto il filosofo e sociologo tedesco Max Horkeimer, la teologia «è la speranza che nonostante tutta questa ingiustizia che caratterizza il mondo, non può avvenire che l’ingiustizia possa essere l’ultima parola». E non può essere che il Natale a darci la forza per credere che sia così, a darci la forza perché sia davvero così, con l’uomo nuovo che ri-nasce dentro di noi capace di lottare per la giustizia e contro l’ingiustizia.

È una buona «guerra» da combattere e l’unica arma di cui abbiamo bisogno è l’amore: l’amore per la vita nascente, l’amore verso il prossimo. Auguri, che sia davvero un «Buon» Natale

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