Torna l’idea del riarmo, verso nuovi equilibri

MONDO. L’allarme suona da tempo in tutte le cancellerie europee e d’oltreoceano, ma adesso si osserva una strana accelerazione. L’idea che si rincorre è che solo il mostrare i muscoli ci potrà regalare la pace.

Ormai lo si è capito ampiamente: nel mondo del dopo 24 febbraio 2022, in cui è stata lanciata la sfida all’Occidente, non vi è altra strada. Anche se a malincuore, è la tesi di fondo, tocca, quindi, riarmarsi come durante la Guerra Fredda. A Bruxelles sono stati convocati i ministri della Difesa dell’Alleanza atlantica; a Washington i capi del Congresso sono stati appena aggiornati su notizie top secret dall’intelligence Usa.

Cosa sta bollendo in pentola? Tre sono i livelli delle discussioni in atto. Il primo riguarda quello a breve termine, ossia gli aiuti militari all’Ucraina, che sta andando in difficoltà e presto terminerà le munizioni a sua disposizione. Al Congresso Usa sono fermi 61 miliardi di dollari vitali per Zelensky. Per sue ragioni personali, legate all’inimicizia col presidente ucraino, Trump ha dato ordine ai repubblicani di bloccarli. Biden, invece, è sicuro che una eventuale caduta di Kiev sarebbe un colpo duro per l’intero Occidente poiché spronerebbe Putin ad osare ancora, questa volta contro i membri Est della Nato. Ma non solo: davanti a tale dimostrazione di debolezza – molti dei problemi odierni, lo ricordiamo, sono diretta conseguenza della disordinata ritirata americana dall’Afghanistan nell’agosto 2021 - la Cina potrebbe «rilanciare» su Taiwan; la Corea del Nord attaccare quella del Sud o il Giappone; l’Iran mettere a soqquadro il Medio Oriente.

Il secondo livello è collegato all’innovazione tecnologica militare e alle guerre future, che, in realtà, potrebbero essere (speriamo di no) prossime. Da quanto si è appreso dai media d’oltreoceano, l’intelligence Usa ha messo al corrente i capi del Congresso sui sorprendenti progressi fatti dai russi nella militarizzazione dello spazio. In breve, in caso di conflitto Mosca potrebbe essere in grado di eliminare la rete dei satelliti Usa, da cui pesantemente dipende la vita quotidiana degli americani. Washington ha nei satelliti, nelle 11-13 portaerei e nella decina di sottomarini nucleari con a bordo testate nucleari (immersi costantemente negli oceani e non rintracciabili) le fondamenta della sua potenza militare. Mosca dispone già di vettori in grado di distruggere le portaerei, ma non si sa quanto essi siano precisi; Pechino li sta sviluppando.

Il terzo livello è quello della nuova architettura strategica nel lungo periodo. Se gli Usa hanno creato di recente l’Aukus, una specie di Nato del Pacifico, con Australia e Regno Unito, gli europei - all’indomani delle dichiarazioni di Trump sulla difesa o meno dei membri dell’Alleanza atlantica - stanno valutando il da farsi. Inoltre, dopo la Brexit l’unico membro Ue con l’arma nucleare è la Francia. Quindi? È necessario elevare la deterrenza atomica soprattutto se gli Stati Uniti dovessero ritirarsi dal Vecchio continente oppure ridurre il loro impegno. Di conseguenza per raggiungere tale obiettivo tra 5-8 anni serve muoversi adesso.

In sintesi, dietro alle quinte, si stanno assumendo decisioni che influenzeranno gli equilibri internazionali nei prossimi anni. Valutando le odierne potenzialità economiche russe, analizzando la situazione sui campi di battaglia, non riteniamo che il Cremlino sia in grado di provocare da solo (e senza la Cina) un tale sconquasso. Ma gli occidentali non si fidano.

Fermare la tragedia a Gaza, bloccare Putin sul Dniepr e armarsi fino ai denti sono finora le mosse elaborate per ridimensionare la sfida. Ma queste basteranno?

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