Medioriente, non sia terreno da tifoserie

MONDO. La Pace è innanzitutto una «postura». Un modo di leggere gli eventi che guarda in prospettiva, ma che ha solide basi nel qui ed ora.

Non solo da parte della politica internazionale, ma anche dell’opinione pubblica. A ricordarlo sono le reazioni di fronte alla terribile guerra tra Israele e Hamas osservate in queste settimane, con l’opinione pubblica occidentale che si è trovata di nuovo dentro ad un ring, «costretta» ad assumere l’atteggiamento tipico del tifoso, che fa – letteralmente – una scelta «di campo». Sono numerose le associazioni, le sezioni di partito, le comunità parrocchiali, i circoli culturali, i movimenti, le scuole, le singole persone che si stanno dimostrando sensibili e interessate ad approfondire quanto sta avvenendo in Medio Oriente con incontri e appuntamenti, anche in Bergamasca. Il rischio, molto alto, è però che l’obiettivo sia quello di capire, alla fine, dove sta il problema, chi ha cominciato, chi negli ultimi decenni ha alimentato la tensione, chi non ha accettato il compromesso preferendo lo scontro, chi ha cercato un accordo e ha fatto buone proposte. Insomma, di capire «chi ha ragione» tra i due contendenti.

È, questo, un interrogativo che non vale molto di fronte alle migliaia di morti e al disastro umanitario, ma che, soprattutto, è destinato a rimanere senza risposta. Anche perché le parti in causa, da decenni, non sono (solo) due: lo Stato di Israele – diviso nelle sue decine di comunità, in partiti più o meno nazionalisti e più o meno religiosi; il popolo palestinese senza un vero e proprio Stato – diviso nei mille rivoli delle sue fazioni più o meno estremiste e più o meno corrotte, oltre che tra il debole governo di Abu Mazen in Cisgiordania e la Striscia di Gaza soggiogata da Hamas; le potenze regionali Iran (eterno nemico di Israele e dell’Occidente) e Arabia Saudita (quasi amica, ma ora coinvolgerla negli accordi di Abramo appare più difficile); il Qatar (principale finanziatore di Hamas, dove però si sono svolti gli occidentalissimi mondiali di calcio nemmeno un anno fa) e i Paesi a maggioranza musulmana che avevano stretto intese importanti con lo Stato ebraico; Stati Uniti e Russia; la Cina, attore geopolitico emergente, e l’Europa potenza diplomatica decadente.

Di fronte a tutto questo i Paesi occidentali, e le forze presenti al loro interno, fin dalle prime ore di guerra si sono schierati, anche molto velocemente. Ma le scelte strategiche, diplomatiche, geopolitiche – legate ad alleanze militari consolidate, alle ricadute sull’economia, ai rapporti con gli Stati mediorientali, al portato della Storia – troppo spesso si mischiano nelle dichiarazioni con la divisione in nazioni buone e «Stati canaglia», con il ritorno dello scontro di civiltà e della lotta delle democrazie. Tutto ciò genera ulteriore confusione, che certo non aiuta a capire, appunto a distinguere, per lo meno, le mosse della diplomazia dai drammi sul campo. Un aumento della tensione alimentato certamente dai media, ormai attenti soprattutto all’aspetto «emozionale» della notizia: dai servizi sulle principali reti nazionali che non si fanno più problemi a trasmettere immagini crude a tutte le ore del giorno ai reportage continui fianco a fianco con i soldati, dai talk show della peggiore tv spazzatura fino ai social dove è sempre più facile diffondere notizie false.

L’opinione pubblica occidentale può, deve, guardare a quanto sta accadendo in Medio Oriente con una «postura» di pace. Guardando «al di sotto» del conflitto: là troverà soprattutto milioni di persone ferite dalla Storia, recente e antica. Non può essere, questo, terreno di scontro e di tifoserie. Solo un mese e mezzo fa Bergamo ha ospitato un’importante conferenza dedicata alla Pace – organizzata da Fondazione Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Istituto Paolo VI e Opera per l’Educazione Cristiana di Brescia –, ma anche le celebrazioni per l’elevazione a Cardinale del bergamasco Pierbattista Pizzaballa, in cui la Terra Santa e il Medio Oriente sono stati per molti giorni al centro dell’attenzione con riflessioni apprezzate, che è già il momento di applicare.

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Occhiello

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