La benzina torna a salire dopo la tregua

Caro carburante Nonostante il taglio delle accise in vigore fino all’8 luglio la verde (in modalità self) di nuovo sopra 1,9 euro al litro e il diesel a 1,831. I gestori: «Aumenti quasi giornalieri che si ripercuotono su tutta la filiera»

Dopo una breve tregua, tornano inesorabilmente a salire i prezzi dei carburanti alla pompa. A far preoccupare nell’immediato è la nuova fiammata dei prezzi della benzina, che nonostante il taglio delle accise in vigore fino all’8 luglio, al display del distributore continua a salire. La verde in modalità self arrivata a toccare 1,914 euro/litro (per il servito è oltre 2 euro) e il diesel a 1,831.Da quando è iniziata la guerra, calcola l’Unione consumatori, un litro di benzina costa oltre 3 cent in più, il gasolio 9 cent. Rispetto ad un anno fa, stima il Codacons, per un litro di verde si spende il 20% in più, il 26% per il diesel. I rincari, secondo Federconsumatori, si traducono così in un aggravio di 264 euro per una famiglia che fa due pieni da 50 litri al mese.

In Bergamasca i consumi di carburante sono tornati ai livelli del 2019, ma gli aumenti pesano in particolare sulle famiglie e sui gestori degli impianti. «Purtroppo ci risiamo – sospira Renato Mora, presidente del gruppo benzinai e distributori carburanti di Ascom Confcommercio Bergamo –. Ci sono aumenti quasi giornalieri e ieri mattina abbiamo registrato il secondo rincaro consecutivo per un totale di 5 centesimi, un bel salasso. Non passa settimana che i prezzi non subiscano variazioni al rialzo e l’embargo al petrolio che stanno discutendo non farà altro che peggiorare una situazione già complicata. L’aumento dei carburanti si ripercuote inevitabilmente su tutte le filiere, a partire da quella alimentare».

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Se sul fronte prezzi le nuvole grigie all’orizzonte fanno fatica a dissolversi, sui consumi c’è un tiepido ottimismo. «Siamo tornati ai livelli del 2019, prima della pandemia – fa notare Renato Mora –. Semmai le difficoltà maggiori rimangono in capo alle famiglie, che devono tirare la cinghia e ridurre al minimo spese e spostamenti, in modo da arrivare a fine mese. Una nota positiva arriva dal metano, i cui prezzi sono in leggera discesa, mentre il gpl risulta in tenuta».

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I prezzi in città

Basta fare un giro per i distributori in città per notare come, giorno dopo giorno, i prezzi di benzina e gasolio stiano progressivamente crescendo. Per un litro di verde al self service si supera abbondantemente in quasi tutti gli impianti la cifra di 1,9 euro, mentre per il gasolio, che per diversi giorni aveva superato il prezzo della benzina, ci sono dagli 8 ai 10 centesimi di differenza. Come detto, la situazione è però in evoluzione ed è quasi obbligato un nuovo intervento da parte dello Stato. Con la benzina sopra 1,9 euro al litro, l’approssimarsi della data di scadenza del taglio delle accise e lo spettro del futuro bando del greggio russo, il tema del caro-carburanti torna quindi al centro del dibattito, con la possibilità di un nuovo intervento del governo. «Rispetto all’inizio dell’anno, la benzina è salita del 9,6%, pari a 8 euro e 29 centesimi per un pieno di 50 litri, che corrispondono a 199 euro su base annua – analizza Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, sulla base dello studio condotto sui dati resi noti dal ministero della Transizione ecologica –. Il gasolio è invece aumentato del 14,3%, che si traduce in un rincaro di 11 euro e 37 centesimi a rifornimento, equivalenti a 273 euro annui. Dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina la verde ha subito un aumento dell’1,9%, mentre il gasolio del 5,3% – prosegue Dona –. Insomma, nonostante l’intervento del governo, che ha ridotto la tassazione di 30,5 cent, da quando è iniziata la guerra il 24 febbraio, un litro di benzina, costa oltre 3 cent in più, mentre il gasolio risulta rincarato di 9 centesimi».

La soluzione? «Il governo non solo dovrà prolungare il taglio delle accise anche oltre l’8 luglio, ma deve bloccare le speculazioni – conclude il presidente dell’Unione nazionale consumatori -. L’Antitrust ha già annunciato che, se non sarà dimostrata un’intesa restrittiva della concorrenza, non aprirà il procedimento dopo la nostra segnalazione. Abbiamo presentato un secondo esposto all’Antitrust per aggirare l’ostacolo, ma serve un intervento del governo per dare una definizione di prezzo anomalo, così da poter dare nuovi strumenti di intervento agli organi preposti».

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