Omicidio di via Novelli, minacciato di morte in carcere: trasferito il diciannovenne

Alessandro Patelli lo aveva raccontato al gip l’11 agosto. La difesa non presenterà ricorso al Tribunale del Riesame.

È stato trasferito nella giornata di martedì 17 agosto dal carcere di via Gleno Alessandro Patelli, il diciannovenne arrestato per l’omicidio di Marwen Tayari, tunisino di 34 anni, domenica 8 agosto in via Novelli.

Il giovane giardiniere aveva raccontato al gip Maria Beatrice Parati, durante l’interrogatorio di convalida mercoledì scorso, di essere stato minacciato di morte in carcere da un tunisino . Il pm Paolo Mandurino, che coordina le indagini, giovedì aveva dato il nullaosta al trasferimento in un altro penitenziario, allegando alla direzione penitenziaria il verbale dell’interrogatorio. Le pratiche erano state subito inoltrate dall’amministrazione penitenziaria e martedì, nonostante le difficoltà per il cronico sovraffollamento delle carceri, è stato trovato un istituto lombardo disponibile ad accoglierlo.

«Preferiamo non dire dove è stato spostato – conferma il papà del ragazzo, John – . Da quando è stato arrestato non siamo più riusciti a vederlo nè a sentirlo. Avevamo l’autorizzazione per un colloquio telefonico ma poi l’hanno trasferito e quindi è saltato tutto» . Già al suo arrivo nel carcere di via Gleno la direzione aveva comunque adottato tutte le misure necessarie per fare in modo che Patelli non potesse avere contatti con detenuti tunisini . L’avvocato del diciannovenne, Enrico Pelillo, aveva chiesto i domiciliari ma il gip li ha negati, accogliendo la richiesta del pm. Il legale ha deciso di non presentare ricorso al Tribunale del Riesame. «Non vogliamo rendere noto il carcere il cui è stato trasferito – precisa il legale – proprio per non rendere inefficace il provvedimento».

Alessandro Patelli è accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Il delitto si è consumato alle 13 di domenica 8 agosto in via Novelli, a poca distanza dalla caserma dei carabinieri di Bergamo Bass a .

Inizialmente con il tunisino, che con la compagna e le due figlie era seduto sui gradini della palazzina in cui abita il giovane, c’era stato un diverbio verbale: Tayari lo aveva rimproverato perchè entrando nel portone aveva rischiato di urtare la figlia di 12 anni.

Patelli, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, si era lamentato di dover chiedere il permesso per entrare in casa, poi era sceso dopo pochi minuti indossando il casco e impugnando un coltello a farfalla . A quel punto Tayari e la sua famiglia si erano già incamminati verso il negozio di alimentari pachistano che si trova in fondo alla via e Patelli, invece di andarsene, si è avvicinato al tunisino provocandolo. Secondo la versione del giardiniere, avrebbe agito per paura e per difendersi. Dopo aver ricevuto uno sgambetto dal tunisino, i due sono caduti a terra e Patelli ha colpito Tayari con sei coltellate che non gli hanno lasciato scampo, «sproporzionate» secondo il gip, «indicative della volontarietà che ha sorretto l’azione posta in essere dall’indagato».

La salma di Tayari è ancora nella camera mortuaria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, i familiari aspettano il nullaosta per poterlo portare in Tunisia.

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