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In marcia verso l’auto elettrica tra timori e speranze

bianca. Il governo ha definito i tempi per la sostituzione dei veicoli con motore a combustione interna, decidendo, in linea con la maggior parte dei Paesi avanzati, che l’eliminazione graduale delle auto nuove con motore a combustione interna dovrà avvenire entro il 2035, mentre per i furgoni e i veicoli da trasporto commerciale leggeri entro il 2040.

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La ricarica di un’auto elettrica, il mezzo del futuro per la mobilità privata

Il governo ha definito i tempi per la sostituzione dei veicoli con motore a combustione interna, decidendo, in linea con la maggior parte dei Paesi avanzati, che l’eliminazione graduale delle auto nuove con motore a combustione interna dovrà avvenire entro il 2035, mentre per i furgoni e i veicoli da trasporto commerciale leggeri entro il 2040.

Lo hanno deciso i ministri della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, e dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. In questo percorso, spiega il governo, occorre mettere in campo tutte le soluzioni funzionali alla decarbonizzazione dei trasporti in una logica di «neutralità tecnologica» valorizzando, pertanto, non solo i veicoli elettrici, ma anche le potenzialità dell’idrogeno, nonché riconoscendo, per la transizione, il ruolo imprescindibile dei biocarburanti, in cui l’Italia sta costruendo una filiera domestica all’avanguardia.

«La scelta di andare verso l’auto elettrica ha sicuramente una conseguenza già stimata: oltre la metà della manodopera impiegata nella filiera dell’automotive non lavorerà più in quel settore. Lavorerà magari altrove ma non lì», spiega il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti. «È un discorso giusto da porre, senza fare del terrorismo industriale. Ma la transizione ecologica non è solo rose e fiori».

Giù le emissioni: benefici per ambiente e salute

L’indicazione del governo italiano è conseguente all’adozione, il 14 luglio scorso da parte della Commissione europea, del pacchetto climatico « Fit for 55 », che contiene le proposte legislative per raggiungere, entro il 2030, gli obiettivi del Green Deal . In particolare, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto ai livelli del 1990, con l’obiettivo di arrivare alla «neutralità climatica» nel 2050.

L’obiettivo del 55% è estremamente ambizioso. Per fare una comparazione, dal 1990 al 2020 le emissioni nell’Unione europea si sono ridotte del 20%. Il Green Deal intende ridurre le emissioni dal 20 al 55% in meno di dieci anni.

La necessità di contenere la temperatura media globale entro 1,5 gradi non pone alternative: tagliare le emissioni di gas serra che provocano il riscaldamento globale e i conseguenti cambiamenti climatici ed eventi meteorologici estremi. L’impegno deve essere adottato in tutto il mondo, perché possa essere davvero efficace per mitigare la crisi climatica. A livello locale, in ogni modo, l’obiettivo dell’Unione Europea, se conseguito, raggiunge il risultato di abbattere gli inquinanti nell’aria, particolarmente elevati, com’è noto, in Pianura Padana, con gravi conseguenze per l’ambiente e per la salute di tutti (si veda qui ).

Rivoluzione nella filiera dell’auto

L’ Anfia , l’Associazione nazionale filiera industria automobilistica, cita uno studio dell’Associazione europea della componentistica ( Clepa ), secondo il quale l’Italia rischia di perdere, al 2040, circa 73.000 posti di lavoro, di cui 67.000 già nel periodo 2025-2030. «Siamo di fronte a perdite che le nuove professionalità legate all’elettrificazione dei veicoli non basteranno a compensare», osserva l’Anfia. Il governo sa già che la gigantesca rinconversione industriale necessaria per la decarbonizzazione deve essere accompagnata, perché non provochi sconquassi sociali. Gli analisti, d’altra parte, osservano come, in prospettiva, il Green Deal offra rapidi canali di ripresa e di crescita. Nessuna prospettiva di un ciclo espansivo esiste se non nel senso dell’economia verde. Solo questa conduce fuori dal collo di bottiglia che condannava alla stagnazione e rilancia l’occupazione, perché ha bisogno di molta manodopera qualificata e, quindi, ridistribuisce il reddito, aiutando a superare le tensioni presenti nei vari Paesi, espresse dal populismo politico, il riflesso dei divari di livello di benessere tra i vari Stati dell’Unione Europea.

L’onda lunga delle auto elettriche e ibride

Le auto elettriche e ibride , in Lombardia a inizio anno, erano 155.299, nello specifico 144.943 ibride e 10.356 elettriche, in tutto il 2,49% di quelle circolanti. Nonostante la percentuale appaia ancora contenuta, il numero di queste vetture in Lombardia è più che raddoppiato negli ultimi due anni, registrando una crescita del 111%.

Nella Bergamasca, le auto elettriche e ibride presenti, secondo elaborazioni sulla base dei dati dell’Aci, sono 14.904, vale a dire il 2,15% del parco circolante. Un valore sotto la media regionale. La provincia lombarda con la maggior concentrazione di veicoli ecologici è Milano, seconda in Italia, dove le auto elettriche e ibride rappresentano il 3,21%. Seguono le province di Varese (2,86%), Como (2,72%), Monza e Brianza (2,64%).

Numeri forse piccoli, ma destinati a crescere. In Italia il 38% delle auto immatricolate nei primi dieci mesi del 2021 è elettrico o ibrido.

I dati del nostro sondaggio

Un bergamasco su due è disposto a valutare l’acquisto di un’auto ibrida o elettrica nei prossimi tre anni. L’interesse supera l’80 per cento se si somma chi preferisce aspettare che la tecnologia sia più matura. I dati della prima indagine dell’Eco di Bergamo e di eco.bergamo sulle auto elettriche, pubblicata nell’aprile scorso, rivelano l’apertura dei bergamaschi alla transizione e sono in linea con le indagini nazionali della società di consulenza Areté Methodos .

Il cambiamento climatico provocato dalle emissioni di gas serra, l’inquinamento, il graduale esaurimento dei combustibili fossili impongono di sostituire le auto alimentate da diesel e benzina con quelle elettriche. I bergamaschi l’hanno capito e giudicano il minor inquinamento il primo vantaggio di un’auto elettrica, a prescindere dalla volontà di acquistarla, seguito dalla presenza di incentivi e dal risparmio sul carburante. Gli italiani interessati a passare a un’auto ibrida o elettrica sono nove su dieci. Le principali ragioni per cui i connazionali si dichiarano favorevoli all’acquisto riguardano l’ambiente (38 per cento), il risparmio sul carburante (30) e gli incentivi (12).

I bergamaschi che hanno già esperienza delle auto elettrificate ne apprezzano l’accelerazione, i consumi ridotti e il silenzio durante la guida. Gli italiani, similmente, sono stati colpiti dalla silenziosità, dalla rilassatezza della guida, dai consumi contenuti e dall’accelerazione. Le preoccupazioni dei bergamaschi che valutano l’acquisto di un’auto ibrida o elettrica riguardano la disponibilità di colonnine per la ricarica, la durata della batteria e l’autonomia chilometrica.

Oltre il 60 per cento degli intervistati da Areté individua nel costo il principale ostacolo all’acquisto. Il 36 per cento dei bergamaschi è propenso a pagare di più un’auto elettrica rispetto a un modello tradizionale, nell’ordine per il risparmio sul carburante, il minor inquinamento e le altre economie su parcheggi e bollo. Più della metà degli automobilisti italiani, secondo Areté, sono disposti a pagare, per i benefici di un’auto ibrida o elettrica, tra il 10 e il 20% in più. Cresce la consapevolezza dei costi di gestione, per il carburante e la manutenzione, inferiori a quelli di un’auto con motore termico. L’incremento delle valutazioni economiche sull’intero ciclo dell’uso può abbattere l’ostacolo del prezzo d’acquisto, per adesso ancora più alto.

L’indagine bergamasca mostra come la conoscenza delle diverse tecnologie sia ancora insufficiente, così che la diffusione di maggiori informazioni può incrementare il favore per l’auto elettrificata. Anche Areté segnala che la maggior parte degli intervistati non sa con esattezza le caratteristiche dei diversi tipi di auto ibrida o elettrica e dei sistemi di ricarica e la natura degli incentivi.

Sei bergamaschi su dieci, infine, pensano che, nel caso di acquisto, non siano sufficienti né un test di guida dal concessionario né una prova di una sola giornata ma sia necessaria una prova di un’intera settimana.

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